«Ho fatto dichiarazioni sbagliate ma non volevo danneggiare Basso». È durato un' ora e 20 minuti l'interrogatorio di Gilberto Simoni davanti al procuratore federale del ciclismo, Armando Forgione. Lo scalatore trentino ha di fatto ritrattato tutto quanto detto al raduno di partenza dell'ultima tappa del Giro d' Italia, quando accusò Ivan Basso di avergli chiesto denaro per lasciargli vincere la tappa del giorno prima all' Aprica.
Per Simoni, che in un primo tempo non voleva commentare, ha parlato l'avvocato difensore, Giuseppe Napoleone: «Simoni ha smentito, non si è parlato di accordi, né tanto meno di cifre. In discussione era la legge non scritta del ciclismo, per cui in certe situazioni ci sono certi comportamenti. Stava tutto nell' interpretazione: fare la discesa insieme e giocarsela in volata, per Simoni era un atto dovuto. Ma Gilberto ha confermato l'inesistenza di accordi in termini economici». L’uscita di Simoni aveva fatto scandalo, non solo perché gettava fango su un Giro assolutamente dominato dal campione varesino, ma anche perché le accuse si erano ripetute sia dopo l’ultimo tappone di montagna, che l’indomani e in alcune trasmissioni televisive.
Visibilmente provato, Gilberto Simoni ha finalmente preso la parola per dire: «Non ho mai cercato di offendere Basso. Non volevo danneggiarlo. Ho fatto dichiarazioni sbagliate ma non volevo fargli danno. Certe cose fanno parte della dinamica delle corse». Adesso “Gibo”, che puntava a rifarsi al Tour, rischia una multa o addirittura una squalifica.