19 settembre 2006

Federcalcio, lascia Guido Rossi con i vicecommissari

di Dario Ricci

L'aveva fatto capire che se ne sarebbe andato sbattendo la porta. Ebbene, Guido Rossi è stato di parola. Troppe e troppo forti le voci (soprattutto del mondo del calcio e dello sport) che hanno gridato subito all'incompatibilità del doppio incarico di presidente Telecom e capo del calcio italiano. Ma è stata l'impossibilità di individuare una via d'uscita condivisa a far saltare il banco negli ultimi incontri istituzionali di ieri. E allora insieme a Rossi si dimettono anche il suo successore designato, Vito Gamberale, e gli altri vicecommissarri Paolo Nicoletti e Demetrio Albertini, l'uomo che più di tutti aveva voluto Donadoni come nuovo cittì della Nazionale azzurra.
La rottura dopo l'ultimo incontro con il presidente del Coni Gianni Petrucci ieri sera. Lo staff del commissario ha messo sul tavolo una soluzione -ponte: rimanere in carica fino a fine ottobre - scadenza naturale del mandato - per mettere a punto le nuove regole e completare così la riforma del calcio. Ma i vertici Coni hanno detto no, e allora Rossi e suoi vice vanno via in blocco dopo aver constatato fanno sapere «che non esistono le condizioni per continuare l'opera di risanamento iniziata», e che ora dovrà essere completata da qualcun altro.
E dire che la giornata di ieri aveva fattro pensare all'individuazione, pur fra molte resistenze, di una strategia comune, tanto che sia il presidente del Coni Petrucci che il ministro dello Sport Giovanna Melandri (intervenuti all'incontro con la delegazione Uefa chiamata a valutare la candidatura italiana per gli Europei del 2012), in vista della giunta del Comitato Olimpico prevista per oggi, avevano sottolineato che il lavoro del Professore non sarebbe stato lasciato a metà, pur di fronte al suo possibile abbandono. «Ha avuto ragione da vendere - aveva sottolineato Giovanna Melandri - e il governo continua e continuerà ad essere impegnato a riscrivere le regole del calcio italiano». «Il lavoro non si ferma, va avanti e deve essere completato», le aveva fatto eco Petrucci. A quel punto a quadrare il cerchio sembrava essere stato il nome di Vito Gamberale, ex presidente di Autostrade, vice di Rossi e suo collaboratore fidatissimo. Ma lo stesso Gamberale si muoveva con circospezione e senza sbilanciarsi troppo: «So per esperienza - affermava - che nelle istituzioni si entra e si esce: si entra con senso di rispetto e se ne esce con il dovere di lasciarle meglio di come le si è trovate». Equilibrismi dialettici che facevano intendere che al terremoto sarebbero seguite altre scosse, e certo non di solo assestamento.
Segno, forse, che la soluzione condivisa, in fondo, così condivisa non era. E in serata allora ecco il nuovo incontro con Petrucci. Alla riunione erano presenti oltre a Rossi e Vito Gamberale, il segretario generale del Coni, Raffaele Pagnozzi e i due vicepresidenti Luca Pancalli e Riccardo Agabio.
Lo staff di Rossi ha poi sottolineato di aver avanzato la proposta di far restare Rossi alla guida della Figc, con Gamberale capoazienda e Nicoletti nella sua veste istituzionale, solo per il tempo necessario a mettere a punto la riforma e consegnarla a fine ottobre, senza quindi chiedere il rinnovo del mandato. Visto però che la proposta non è stata accolta, ecco la decisione di andare via tutti in blocco. A rimanere in carica - dissociandosi di fatto dalle scelte degli altri - solo il vicecommissario Massimo Coccia, avvocato e membro del Tas, chiamato di recente in Figc proprio con l'incarico di riscrivere le regole. Un paradosso amaro, in quella che potrebbe essere stata la notte delle Grande Restaurazione nel calcio italiano, dopo la ( a questo punto presunta) rivoluzione di Calciopoli.