Quest'anno Giorgio Rocca ci crede davvero: a ottenere buoni risultati nelle discipline più veloci, a lottare per la Coppa del Mondo generale di sci. Cancellato il gigante di Soelden, il circo bianco si apre sabato e domenica (11-12 novembre) con lo slalom di Levi, in Finlandia. Rocca riparte così dalla specialità che l'ha visto tante volte sul gradino più alto del podio, in cerca di conferme e nuove ambizioni. Rischiava di rimanere bloccato nel ruolo di slalomista puro, che finora gli ha impedito di diventare un campione a 360 gradi. L'obiettivo, quindi, è andare forte non solo tra i pali stretti, ma anche in gigante, che è la parola d'ordine indispensabile per puntare ancora più in alto, verso la polivalenza.
Certo, la stagione 2005-2006 è stata la migliore per il carabiniere di Livigno, anche se in chiaroscuro: il successo nella Coppa di slalom, con cinque vittorie consecutive, poi la sfortunata caduta nella gara olimpica di Sestriere. In classifica generale si è piazzato al tredicesimo posto, forte di ben 547 punti in slalom e solo 50 in gigante. C'è stato il Rocca dominatore e quello deluso. Così Giorgio ha deciso di affrontare un nuovo traguardo, più impegnativo e appassionante. È entrato in un super-team, guidato da Claudio Ravetto, con Massimiliano Blardone, Peter Fill e Davide Simoncelli, per affinare la tecnica nelle discipline dove non è mai figurato tra i protagonisti assoluti. Non sarà facile battere campioni polivalenti come Raich, Svindal e Miller, ma la voglia di provarci è al massimo.
Nell'attesa della prima gara stagionale in terra lappone (domenica è il turno degli uomini, mentre sabato scendono in pista le donne), le squadre stanno ultimando la preparazione. Tra una giornata d'allenamenti e l'altra, Rocca ha risposto alle domande del Sole24Ore.com.
Giorgio Rocca, iniziamo dalla sua preparazione estiva: dove si è allenato e quali sono state le prime sensazioni sugli sci?
«Da maggio a ottobre è stato un periodo intenso di lavoro: il primo raduno al Passo del Tonale sul ghiacciaio Presena, poi in Francia a Les 2 Alpes, al Passo dello Stelvio e a Cervinia-Zermatt. Questa fase è stata dedicata soprattutto a ritrovare il giusto feeling con la neve dopo un periodo di stop. Quindi non solo pali, ma anche campo libero. Poi in Argentina ho concentrato il lavoro sulla qualità tecnica, con due settimane a Las Lenas per il training in discesa e dopo a Ushuaia per slalom e gigante. Le sensazioni? Buone. Aspetto l’inizio della stagione per le prime conferme».
Ora fa parte del super-team con Blardone, Fill e Simoncelli. Chi è il Rocca di quest'anno: uno slalomista o un polivalente?
«Lo slalom rimane la disciplina principale. Tuttavia questa stagione ho voluto trovare nuovi stimoli, anche grazie al calendario che comprende cinque super combinate. Per la lotta alla Coppa del Mondo generale gli specialisti dello slalom hanno qualche possibilità in più. Ci provo. Almeno fino a Natale correrò tutte le discipline».
Com'è il feeling all'interno della squadra?
«Positivo. Siamo in quattro, e tutti atleti competitivi, che possono fare podio, medaglia, vincere. Grande stimolo, concorrenza interna. Ho notato proprio negli allenamenti che c’è una qualità mag-giore, che deriva dal tasso tecnico elevato in campo. E poi ci confrontiamo: io sono il riferimento in slalom, Max e Davide per il gigante e Peter per la discesa libera».
Parliamo del gigante: come si è preparato?
«Ho lavorato sodo. Tengo particolarmente a questa disciplina. Voglio andare subito forte per entrare nel primo gruppo di merito. Ho fatto parecchio training fra le porte larghe del gigante. D’altronde è la specialità chiave che apre le porte alla polivalenza, la mia nuova sfida».
Nella stagione 2005-2006 ha avuto un grandissimo successo in slalom: cinque vittorie consecutive e il primo posto nella Coppa di specialità. Punterà a qualcosa di ancora più ambizioso, magari a quella Coppa del mondo generale che manca a uno sciatore italiano dal trionfo di Tomba nel 1995?
«Come ho già detto, ci provo. È importante avere nuovi stimoli, per uno come me, che ha già vinto tanto e vuole sciare sempre divertendosi. Sono curioso di questa nuova sfida».
Nella stagione 2005-2006 ha avuto anche una grandissima delusione: la caduta nello slalom olimpico di Sestriere, che ha infranto il sogno del suo primo oro a cinque cerchi. Come ha superato quel momento? Che stimoli le ha dato per il futuro?
«Ho capito una cosa importante. Nello sport, e in particolare nello sci, non c’è mai nulla di certo. Dopo la cinquina in slalom ero l’atleta da battere, il grande favorito. Stavo andando forte, poi quel maledetto grumo di neve in pista che mi ha fatto deragliare. L’esperienza è stata comunque positiva. Non si finisce mai di imparare».
Ormai è diventato l'atleta di punta dello sci alpino italiano. È un ruolo che le pesa?
«No, assolutamente. Però, come ho già sostenuto, sono Rocca, non l’Italia».
Quali saranno i suoi principali avversari?
«L’austriaco Benjamin Raich, il norvegese Aksel Lund Svindal, e l’americano Bode Miller. Se fa meno il matto, Bode è in grado di vincere sempre e ovunque».