4 dicembre 2006

Tennis, all'Argentina non basta Nalbandian. È la Russia di Safin a conquistare la Davis

di Marco Barbonaglia

Alla fine sono i russi, favoriti alla vigilia, a portarsi a casa la Coppa Davis. Ma quanta fatica hanno dovuto fare i padroni di casa, per strappare l’insalatiera dalle mani degli argentini! Anzi, più che altro, di David Nalbandian. È stato lui, infatti, il vero eroe di questi tre giorni.
Il numero uno della squadra di Alberto Mancini era arrivato a Mosca al termine di una brutta stagione, dopo aver vinto poco e giocato male, soprattutto negli ultimi sei mesi. Ma David è un tennista di talento e di grande carattere e, al momento opportuno, può sempre diventare pericoloso. Unico tra gli argentini che riesce ad adattarsi bene ai campi veloci, Nalbandian è partito subito con il piede giusto. Il suo compagno Juan Ignacio Chela aveva appena perso in quattro set ( 6-1, 6-2, 5-7, 6-4) contro Nicolay Davidenko. L’argentino aveva fatto il possibile, ma contro il numero tre del mondo, su quei campi veloci che non gli permettevano di esprimere il suo gioco al meglio, non aveva certo grandi chance di vincere.
E allora toccava a lui, Nalbandian, cercare di tenere accesa la speranza dell’Argentina di vincere la prima coppa Davis della storia. Ma David non sembrava sentire la pressione di un match così importante, giocava un incontro perfetto e sconfiggeva in tre set (6-4, 6-4, 6-4) Marat Safin, idolo di casa dotato di un grande talento pari, purtroppo per lui, solo alla sua discontinuità. E, anche in questa occasione, contro un avversario che certamente ha giocato da campione, Safin ha sbagliato troppo e non è mai apparso in grado di entrare davvero in partita.

Sabato nel doppio non c’è stata storia. Safin e Tursunov hanno inflitto una pesante sconfitta all’onnipresente Nalbandian, in coppia con Callieri. Gli argentini hanno perso 6-2, 6-3, 6-4, giocando un brutto incontro.
E dunque, nell’ultimo giorno, le speranze dell’Argentina erano di nuovo nelle mani del loro numero uno. L’impresa non era facile. Davydenko gioca benissimo sul sintetico, occupa la terza posizione nella graduatoria mondiale ed è in un periodo di ottima forma. Quando i due sono entrati in campo, però, si è capito subito che il sudamericano poteva farcela. Il suo avversario era troppo nervoso, mentre Nalbandian era carico come una molla. Dopo aver salvato due palle break nel terzo gioco del primo set, l’argentino ha strappato il servizio al Davydenko ed è passato a condurre per 4-1. Da quel momento in poi, a parte una breve parentesi nel terzo set, Nalbandian ha dominato l’incontro con grande autorità, vincendo in 2 ore e 39 minuti, con il punteggio di 6-2, 6-2,4-6, 6-4.

La Russia stava con il fiato sospeso. Doveva affidarsi a Marat Safin. Che cosa avrebbe fatto l’ex-numero uno del mondo? Avrebbe stravinto, galvanizzato dall’importanza dell’evento, oppure sarebbe entrato in campo teso e deconcentrato, buttando via il match? Da lui ci si poteva aspettare di tutto… E invece, questa volta, il beniamino del pubblico di Mosca è entrato in campo determinato contro Josè Acasusu, preferito, all’ultimo momento, a Chela da Mancini. Nonostante una serie preoccupante di passaggi a vuoto, Safin, è riuscito a mantenere il controllo della partita e ad evitare un pericoloso quinto set, chiudendo la partita 6-3, 3-6, 6-3, 7-6.
La Russia, che aveva già vinto la Coppa Davis nel 2002 contro la Francia, si porta, così, a casa per la seconda volta la prestigiosa insalatiera, mentre gli argentini restano a quota zero. Di questa finale rimarrà , comunque, la grande prestazione personale di David Nalbandian, che ha condotto la sua nazionale ad un passo da un successo storico.