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Catania-Palermo finisce in tragedia: muore poliziotto. Sospesi tutti i campionati


Nel fermo immagine tratto da Sky Tg24 un momento degli scontri tra tifosi e forze dell'ordine dopo Catania - Palermo (AP Photo/SkyTG24)Tragedia allo stadio Massimino di Catania. Un derby già carico di tensione alla vigilia, anticipato a venerdì per evitare la concomitanza con la festa della patrona della città, Sant'Agata, è finito nel sangue. Un ispettore di polizia di 38 anni, Filippo Raciti, sposato e padre di due figli, ha perso la vita. Una bomba carta lanciata da una mano assassina nella sua auto lo ha colpito al volto. Vano il tentativo estremo operato all'ospedale di rianimarlo. E' deceduto dopo oltre un'ora, mentre fuori dallo stadio del capoluogo etneo proseguivano gli scontri tra centiaia di ultrà e le forze dell'ordine. Alla fine si conteranno un centinaio di feriti, una città umiliata e messa a ferro e fuoco. Il commissario straordinario della Figc, Luca Pancalli, ha disposto il blocco a tempo indeterminato di tutti i campionati di calcio. Lunedì un vertice a Palazzo Chigi per decidere le misure da adottare.

La cronaca della tragedia
Doveva essere una giornata di festa nel rione di Catania trasformato invece in un campo di battaglia con scene di guerriglia urbana da parte dei tifosi etnei. Una tragedia che ha avuto la sua vittima, Filippo Raciti, 38 anni, ispettore capo di polizia che era un esperto di ordine pubblico, visto che aveva un brevetto da istruttore.
Per capire meglio gli eventi occorre fare ripartire dall'inizio della partita. I controlli allo stadio sono meticolosi, già nella gara d'andata a Palermo c'erano state tensioni, nulla tuttavia di paragonabile a quanto sta per accadere.
Proprio per evitare qualunque contatto tra le tifoserie, la Questura decide di far arrivare allo stadio gli ultrà ospiti a partita appena iniziata. Ma il grande traffico attorno all'impianto e l'errore di percorso dei conducenti dei pullman, fa sì che allo stadio gli ospiti arrivino tradi, nello spazio a loro destinato (la gabbia, come si dice nel gergo, un appellativo che sostanzia il degrado di questo gioco) addirittura all'inizio del secondo tempo. Il clima di tensione è palpabile, ma la prima metà della partita si conclude senza fatti gravi. Tutto accade all'inizio della ripresa, in concomitanza con il gol che porta in vantaggio il Palermo, anche se pare inutile e forse fuorviante stabilire un nesso tra episodi sul campo di gioco e fatti criminali. Chi portà con sè spranghe e bombe carta non ha bisogno di pretesti. É lì per fare del male, a prescindere.
All'inizio del secondo tempo inizia il lancio di razzi e si infittiscono i tentativi delle tifoserie di arrivare a contatto. Il campo è invaso dal fumo, la partita sospesa per oltre mezz'ora. Conciliabolo tra dirigenti, poi la decisione dell'arbitro Farina di riprendere il gioco. Ancora una volta si ritiene che non sospendere il gioco possa contribuire a tener bassa la tensione. Il calcolo, come si potrà vedere, risulterà fatalmente sbagliato. L'incontro si conclude con la vittoria del Palermo per 2-1ed è a questo punto che si scatena la tragedia. I tifosi del Catania spingono verso le uscite e riescono a invadere le vie adiacenti fronteggiati dalle forze dell'ordine.

Guerriglia urbana
Si scatena violenta, inarrestabile, la guerriglia urbana, che durerà ore: i teppisti invano cercano i "nemici" del Palermo e si trovano di fronte i poliziotti. E' in questa fase che perde la vita Filippo Raciti. Eppure da investigatore esperto qual era, aveva agito anche ieri sera. Dopo ripetuti scontri blocca un tifoso del Catania con il sostegno di un collega che mette le manette all'ultrà e lo porta via. L'ispettore rimane sul posto, sale sull'auto per fare un'giro attorno alla Curva Nord quando all' improvviso un' esplosione squarcia la vettura. Due le ipotesi al vaglio degli investigatori: un pezzo di marmo lanciato dai tifosi l' ha centrato al torace e dopo una bomba carta è esplosa dentro la vettura. La miscela tra trauma polmonare e l' inalazione dei fumi del piccolo ordigno più quelli di altri petardi scoppiati vicino si sarebbe rivelata letale. L' altra ipotesi è che il trauma sarebbe stato causato direttamente dalla bomba carta. Dettagli che chiarirà l' autopsia disposta dalla magistratura che ha aperto un' inchiesta, ma che non consoleranno gli anziani genitori, la moglie e i due figli (uno di 15 e l'altro di 9 anni) dell' agente morto. Soccorso da alcuni colleghi, Raciti li avrebbe tranquillizzati: «non è niente di grave non vi preoccupate», avrebbe detto loro prima di perdere i sensi.
La corsa verso l'ospedale è stata veloce quanto inutile. I medici hanno tentato di rianimarlo e sembrava avesse recuperato la forza per superare le difficoltà. Ma è stata solo un' illusione. Alle 22.10, nonostante gli sforzi dei medici, è morto. La notizia
viene tenuta segreta per dare il tempo di avvertire la moglie e i parenti più stretti. Ma poi il caso esplode. È la madre di Raciti a correre per prima in ospedale, scortata da agenti in lacrime, «voglio vederlo, voglio vederlo...» dice, preoccupandosi anche di suo marito: «Ha bisogno di assistenza, sta male, pensate a lui», aggiunge.
Poi dai volti dei colleghi del poliziotto davanti all'ospedale emerge la certezza del dramma. Pochi vogliono parlare. Qualcuno, protetto dall' anonimato, esclama: «Adesso basta, questo non è calcio, potevo morire io, e chi avrebbe pensato alla mia
famiglia?». La rabbia e il dolore sono palpabili tra poliziotti e carabinieri che auspicano «la fine di queste guerriglie con interventi durissimi da parte delle autorità competenti».
Tutti invocano «tolleranza zero». Tra i colleghi si parla anche dell' accaduto. Gli agenti
parlano di «ultras del Catania in azione contro il Palermo» ma «il cui vero obiettivo è sempre e solo la polizia». Le lacrime non sono solo di rabbia ma anche di dolore
perchè, spiegano, «Filippo Raciti era una persona dolce, serena, un professionista ineccepibile, che lascia una famiglia splendida». Passa anche il suo capo, il responsabile del Reparto Mobile della polizia, Pietro Gambuzza, ha il volto solcato dalle lacrime e le labbra serrate. Non parla e invita i giornalisti a lasciarlo solo nel suo dolore. «Era un bravo ragazzo...» dice prima di andare via.

Nove arresti
E' stata una notte di indagini, febbrili. I filmati degli incidenti sono stati visti e rivisti dagli inquirenti per individuare i responsabili. Nove tifosi del Catania, cinque
adulti e quattro minorenni, sono stati arrestati dalla Digos. Nessuno di loro è indagato per l' omicidio dell' ispettore capo Filippo Raciti. I fermi sono stati disposti dal sostituto procuratore Antonella Barrera, che ha nominato anche il medico legale per l' autopsia. Gli investigatori hanno sentito diverse persone e perlustrato la zona alla ricerca di prove. Sono state visionate anche le riprese filmate degli scontri fatte dalla scientifica e presto potrebbero essere acquisite le registrazioni di televisoni private, ma soltanto a scopo precauzionale. La guerriglia sarebbe stata scatenata da ultras del Catania che volevano aggredire i tifosi del Palermo, arrivati a secondo tempo iniziato al Massimino. Dopo un primo contatto, i tifosi etnei sarebbero nuovamente tornati alla carica, stavolta però direttamente contro la polizia, che ha risposto all' aggressione e esploso dei fumogeni.

La cronaca della partita tra Catania e Palermo



3 febbraio 2007

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