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Le misure decise dagli inglesi dopo la strage dell'Heysel


Correva il 1985 quando l'Inghilterra finì sotto choc per le tragiche conseguenze in patria e all'estero dei comportamenti dei propri tifosi, costati centinaia di vittime. La "lady di ferro", allora premier del paese, Margaret Thatcher, ritirò tutte le squadre del proprio paese dalle competizioni internazionali. Tuttavia gli inglesi non fermarono il calcio in casa propria: la lotta contro i violenti hooligans, che più volte misero letteralmente a ferro e fuoco le città ospitanti sia in patria sia all'estero, venne combattuta all'insegna di due precetti guida: prevenzione e repressione. Da allora il pubblico - anche quello di ceto medio-alto che per paura dei ripetuti episodi di guerriglia urbana vi aveva rinunciato - è tornato sugli spalti.
Ma andiamo per gradi nel descrivere come e dove si sia concentrata nel tempo l'azione delle autorità inglesi per arginare il "fenomeno hooligans". Fenomeno, che lo ricordiamo innanzitutto, si radica proprio in Gran Bretagna, nazione dove tradizione vuole che fin da adolescenti, in occasione delle sfide calcistiche, sia d'uso bere e fare a botte con i supporter avversari.
Il Taylor Report è stata l'indagine-ricerca alla base della lotta alla violenza in Inghilterra come spiega Paolo Piani (sul sito www.settoretecnico.figc.it ). Indagine che contiene tutta una serie di suggerimenti e raccomandazioni necessarie per contrastare la violenza dei tifosi.

Gli interventi decisi per arginare la violenza
La ricetta inglese per riportare la gente negli stadi è passata attraverso :

1) la completa ristrutturazione degli impianti con la eliminazione delle barriere tra il campo di gioco e la tribuna, seggiolini in tutti i settori, capienza di almeno 20mila posti e possibilmente dotati di box privati, uso di telecamere a circuito chiuso;

2) presa di coscienza dei tifosi dopo il bando europeo;
3) responsabilizzazione delle società a cui è stata affidata la sorveglianza all'interno degli impianti attraverso la presenza di stewards privati (pagati dai club) in collegamento via radio con la polizia presente solo all'esterno degli impianti;
4) divieto per le società di intrattenere rapporti con i propri tifosi, fatta eccezione per la collaborazione finalizzata a prevenire possibili incidenti;

5) creazione di una squadra speciale di sorveglianza nazionale anti-hooligans: la National Football Intelligence Unit costituita da Scotland Yard nel 1989. Un agente è affidato a ognuna delle 92 società professionistiche e si occupa – viaggiando sempre al seguito della tifoseria - della schedatura dei tifosi violenti e di azioni di infiltrazione. Con questo sistema è stato possibile schedare, in un'apposita banca dati, circa settemila tifosi;

6) sistema "Crimistoppers" (in dieci anni ha permesso la cattura di oltre 15mila ultras) ideato da un gruppo di privati: esiste un numero verde a cui si può telefonare (media di circa 200 al giorno) per segnalare episodi, persone sospette e/o situazioni pericolose. Le denunce sono rigorosamente anonime così come la ricompensa ai cittadini che permettono la cattura degli eventuali teppisti.
Dal lato normativo:
a) lo Sporting Event Act (1985) vieta l'introduzione degli alcoolici negli stadi;
b) il Pubblic Order Act (1986) indica come reato il comportarsi alle partite in modo "allarmante", anche se non violento, concedendo ai magistrati il potere di impedire l'accesso negli stadi a singoli tifosi "violenti" che devono presentarsi ai rispettivi comandi di polizia in occasione delle partite;
c) ll Football Offences Act (1991) permette alla polizia di arrestare e far processare per direttissima i tifosi anche solo per violenza verbale (linguaggio osceno e cori razzisti).

Misure queste tutte in vigore in Gran Bretagna e che il governo Blair, nell'impossibilità di un'applicazione in occasione delle trasferte all'estero dei tifosi, ha ben supportato con l'approvazione del Football Disorder Act. Questa legge conferisce poteri enormi a Scotland Yard che può sequestrare il passaporto di un sospetto appena cinque giorni prima di una gara che si disputi all'estero.
A tutto ciò aggiungasi la gogna mediatica che sistematicamente svergogna gli hooligans. La stampa britannica, con il supporto degli stessi club e dei privati che spesso forniscono foto, filmati e indicazioni, è usa additare sui tabloid i facinorosi e violenti che trasformano in gazzarra le manifestazioni sportive, e che imbrattano e devastano le città. A testimonianza del fatto che si è voluto incidere culturalmente su quelli che con troppa superficialità vengono spesso indicati come fenomeni di massa, con ciò comprendendo una ineluttabilità che l'esempio inglese dimostra non avere alcun senso.

www.settoretecnico.figc.it

3 febbraio 2007

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