di Andrea Carli

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Tra serie A e B solo 7 stadi in regola sulla sicurezza
di Andrea Carli


Le regole a tutela della sicurezza negli stadi ci sono. Ma la legge 210/2005, nota come «Pacchetto Pisanu» dal nome dell'ex ministro dell'Interno, non è stata del tutto applicata. Con un bilancio fatto di luci e ombre. Aspetti positivi: i biglietti nominativi per gli spettatori e le telecamere puntate sugli spalti hanno permesso alle forze dell'ordine di dare un volto ai tifosi più «agitati». Secondo l'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, presso il ministero dell'Interno, su 1.163 gare dell'ultimo girone d'andata (190 di serie A, 208 del campionato cadetto e 765 di serie C) gli incontri con feriti sono diminuiti, in media, del 7%. Il numero dei tifosi arrestati è aumentato del 12% rispetto al girone di andata del campionato precedente, del 90% le denunce. Ma ci sono anche gli aspetti negativi. Sono cresciute del 42% le aggressioni alle forze dell'ordine, che hanno messo in campo oltre 110mila uomini tra poliziotti, carabinieri e Fiamme gialle.
«Il mio decreto - ha sottolineato Pisanu - prevedeva e prevede una serie di misure che, se applicate interamente con la necessaria determinazione, possono limitare la violenza negli stadi». Tra quelle che non sono state applicate, l'ex ministro ha ricordato la creazione di apposite strutture di sicurezza, di zone di prefiltraggio degli sportivi e di tornelli per controllare i biglietti nominali. Secondo l'Osservatorio del ministero dell'Interno, tra le venti squadre che giocano nella massima serie solo 17 hanno impianti sportivi con oltre diecimila posti numerati. Sono appena cinque gli stadi a norma, ovvero hanno adempiuto agli obblighi previsti dalla legge Pisanu: lo stadio Olimpico di Roma e quello di Torino; l'Artemio Franchi di Siena; l'Ennio Tardini di Parma; la Favorita di Palermo. Se a questi si aggiungono i due promossi della serie B (il Renato Dall'Ara di Bologna e il San Nicola di Bari), su undici stadi con più di diecimila posti, il totale è di sette impianti a norma di sicurezza. Mancano le risorse finanziarie: i Comuni, che in genere hanno la proprietà degli stadi, non dispongono dei fondi per far fronte ai lavori. E i club non collaborano.
Con la conseguenza che le proroghe all'agibilità degli impianti da parte dei prefetti sono frequenti. «L'anno scorso abbiamo speso quattro milioni di euro per adeguare lo stadio Olimpico - afferma Ernesto Albanese, 42 anni, direttore generale della Coni Servizi, società che con Roma e Lazio ha sostenuto il costo dei lavori - 112 tornelli, due per ognuno dei punti di accesso; 35 telecamere interne; barriere alte due metri per separare le opposte tifoserie; cancellate gialle fuori dal perimetro dello stadio, per garantire un prefiltraggio dei tifosi».
Diversa la situazione per il Giuseppe Meazza di Milano, altro tempio del calcio, la cui gestione è affidata a un consorzio Milan-Inter: «Siamo al 70% degli interventi preventivati. Confidiamo di chiudere entro l'inizio del prossimo campionato. Per adesso abbiamo speso 20 milioni di euro», afferma Giovanni Terzi, 42 anni, assessore allo Sport del Comune di Milano, ente che è il concessionario.

GLI STADI PROMOSSI

Serie A
Olimpico, Roma
Olimpico, Torino
Artemio Franchi, Siena
Ennio Tardini, Parma
La Favorita, Palermo

Serie B
Renato Dall'Ara, Bologna
San Nicola, Bari
Fonte: Ministero dell'Interno

4 febbraio 2007

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