Calcio, i tifosi del Liverpool lanciano il take-over sul club

di Nicola Filippone

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31 gennaio 2008

Può una cordata di tifosi competere con due miliardari per la proprietà di un prestigioso club britannico? I sostenitori che hanno dato vita allo Share Liverpool FC Group evidentemente pensano di sì: l'obiettivo – secondo quanto riferiscono oggi i media britannici - è dare vita a un modello di azionariato plasmato sull'esempio del Barcellona e di altri club spagnoli, sostituendo i patron Tom Hicks e George Gillett.

Tifoseria delusa. I due imprenditori statunitensi, già attivi nello sport americano (il primo controlla il club di baseball dei Texas Rangers, il secondo la società canadese di hockey dei Montreal Canadiens), hanno rilevato il Liverpool circa un anno fa. Malgrado non abbiano badato a spese (investendo 36 milioni di euro solo per l'acquisto del centravanti spagnolo Fernando Torres), non sono riusciti a conquistare l'affetto della tifoseria, che imputa anche alla loro mancanza di competenza e di coinvolgimento emotivo i risultati fin qui poco lusinghieri della squadra in campo. La recente decisione di ricapitalizzare per 350 milioni di sterline (circa 470 milioni di euro), facendo affluire nuove risorse anche al progetto per la costruzione di un nuovo stadio, non ha stemperato l'aria di sfiducia e scetticismo e che si respira ad Anfield Road.

Il progetto. I tifosi che fanno parte dello Share Liverpool Fc Group contano di raccogliere l'adesione di circa 100mila appassionati, cavalcando la globalizzazione del tifo: i Reds, come altri grandi club europei, vanta infatti un robusto seguito anche in Asia. L'impegno di partenza che viene richiesto a ogni supporter è di 7.200 euro. L'iniziativa è stata accolta con entusiasmo non solo dal tifo storico, ma anche dalle istituzioni. Andy Burnham, ministro dello sport britannico e tifoso dei rivali acerrimi dell'Everton, lo ha definito «un'idea affascinante».

Il precedente. Prima del Liverpool, già il Manchester United, altro club britannico di prestigio, aveva assistito a una levata di scudi dei propri tifosi, perplessi dall'avvento del magnate statunitense Malcolm Glazer. Alcuni di loro, nel 2005, quando la svolta proprietaria divenne ufficiale, si attivarono in un gesto di rottura forse meno ambizioso, ma che fece comunque scalpore: la fondazione di una nuova società semiprofessionistica, l'F. C. United of Manchester, in cui ricominciare a identificarsi.

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