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In coda per l'ultimo saluto allo Yankee Stadium, cattedrale dello sport d'America

di Dario Ricci

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NEW YORK - «Tutto esaurito, mi dispiace». La commessa dietro al bancone dello Yankee's Store in Time Square quasi non alza gli occhi per rispondere alla domanda di rito, tanto frequente tra gli increduli turisti poco avezzi allo sport di mazze e guantoni. «Scusi – chiede il visitatore italiano, certo di essere stato tradito dallo slang newyorchese – ma io non stavo chiedendo un biglietto per la partita degli Yankees; ne volevo uno solo per visitare lo Yankee Stadium…». «E quale sarebbe la differenza? Glielo spiego io: nessuna! Sold out anche e soprattutto per le visite alla Cattedrale: provi ad andare davanti allo stadio alle 7 del mattino e si metta in fila: magari metteranno in vendita qualche tagliando ancora disponibile: ma la avverto, sarà dura…», chiarisce seccamente la commessa prima di rimettersi a piegar magliette e spolverare cimeli. Perché il baseball per gli americani è il "national pass-time", e per i newyorchesi è una religione da celebrare ogni sera in "The House that Ruth built", cioè "La casa costruita da Babe Ruth": quello Yankee Stadium che proprio stanotte, dopo 85 anni, ha chiuso i battenti.

Da Stadium…. a Stadium – Una storia tanto gloriosa avrebbe meritato ben altro epilogo dell'anonima sfida che gli Yankees hanno messo in scena contro i Baltimora Orioles, a sancire la fine di una stagione che li vedrà esclusi dai playoff, proprio loro che nello stadio da leggenda hanno conquistato 26 titoli, mandando in visibilio i tifosi del Bronx (dove sorgono sia il "vecchio" che il "nuovo" Yankee Stadium, a poche decine di metri l'uno dall'altro) e di tutta la Grande Mela (a parte ovviamente i fan dei Mets, grande rivale cittadina….). Iniziata nel 1923 con la parata di una banda, un secco 4 a 1 agli odiati rivali dei Boston Red Sox e il primo fuoricampo nella storia dello stadio firmato proprio da Babe Ruth (che a fine carriera ne totalizzerà 714, cifra che ne fa ancor oggi il terzo realizzatore all-time), la parabola dello Yankee Stadium si è definitivamente chiusa stanotte in quella che franchigia, tifosi e media a stelle e strisce hanno enfaticamente definito "The Final Season". In 85 anni, oltre alle prodezze di campioni del baseball come Rut, Lou Gehrig (celebre capitano e numero 4 degli Yankees, da cui prese nome anche la terribile malattia che lo portò alla morte ), Joe Di Maggio (il fenomenale italo-americano protagonista anche della cronaca rosa per il suo matrimonio con Marylin Monroe), lo Yankee Stadium ha ospitato papi, uomini politici, stelle del rock. Insomma, intorno a quel "diamante" si sono incrociate tante strade e storie d'America.

Non solo batti e corri – A Ruth, Gehrig, Di Maggio e agli altri campioni che hanno scritto la leggenda degli Yankees lo Stadium dedica alcune lapidi in bronzo ospitate proprio di fronte alla zona di battuta. Spazio che sicuramente non mancherà nel nuovo impianto. Ma nella sua lunga storia la casa degli Yankees ha ospitato anche le grandi sfide del football americano tra i college di Notre Dame e Army; le visite di Paolo VI, Giovanni Paolo II e quella, più recente di benedetto XVI («Sua Santità, è un grande onore ospitarla, ma occhio: tenga le ruote della sua papamobile lontano dall'erba del campo da gioco!», venne detto dai vertici del club a Papa Ratzinger in occasione della Messa celebrata nello stadio il 20 aprile scorso!); grandi match entrati nel mito della boxe mondiale (da Scheling contro Joe Louis a Mohammad Ali contro Ken Norton); momenti indimenticabili nella storia dell'America e del mondo (dalla visita di Nelson Mandela nel 1990, subito dopo la scarcerazione e la fine del regime di apartheid in Sudafrica, al funerale di massa per le vittime degli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001).

La nuova casa – Insomma, c'è ne vuole di coraggio per abbandonare una casa del genere, sospesa tra sogno e leggenda. E allora la famiglia Steinbrenner – proprietaria di franchigia e stadio – ha fatto le cose in grande, per rendere più digeribile ai tifosi l'amara pillola. Il nuovo Yankee Stadium sorgerà a qualche decina di metri di distanza, sempre nel quartiere popolare del Bronx, ma con un progetto da capogiro costato 1,3 miliardi di dollari. Uno stadio quasi identico in apparenza, ma completamente diverso nello spirito e nella sostanza dalla vecchia "casa". Con una facciata monumentale, boutique all'interno, bar lussuosi ed eleganti loft, la nuova arena degli Yankees non apparterrà infatti più a quei tifosi che si sbracciavano tra i seggiolini per catturare una palla finita fuori campo, tra un hot dog ed una bibita. Questo perchè i proprietari dello stadio hanno scommesso che l'impianto sarebbe diventato una "dependance" per i protagonisti della finanza di Wall Street, pronti a sborsare centinaia di migliaia di dollari per portare i potenziali clienti in vere e proprie ''suites'' affittate a prezzi da capogiro per tutta la stagione sportiva. Scommessa rischiosa, certo, in tempi non esattamente felici per Wall Street e dintorni…. Ma solo il tempo saprà dirci se gli Steinbrenner avranno avuto ragione . .

  CONTINUA ...»

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