34 milioni di praticanti, 8 miliardi di fatturato: ecco l'Italia che fa sport

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11 novembre 2008

Nel 2006 sono stati circa 17 milioni i cittadini che hanno praticato uno sport con continuità o saltuariamente, pari a poco più del 30% del totale della popolazione. Di questi più di 11 milioni (il 20%) lo fanno regolarmente, mentre più di 16 milioni di italiani, invece, non praticano nessuna disciplina ma svolgono comunque attività fisica. Una quota rilevante, 23 milioni e 300 mila italiani, non praticano né sport né altre forme di attività fisica e costituiscono il popolo di sedentari che rappresenta il 41% della popolazione italiana. È questa l'istantanea dello sport in Italia, che emerge dalla prima ricerca Censis-Coni su "Sport & Società", presentata oggi a Roma nella sede del Comitato olimpico italiano. Con 95mila punti dislocati sul territorio, lo sport italiano può godere della più ampia rete sociale del Paese (superiore al sistema sanitario e quello scolastico, alle parrocchie e alle tabaccherie), spese delle famiglie per oltre otto miliardi di euro, 2,4 milioni di copie di giornali sportivi vendute ogni giorno, 5,5 milioni di famiglie abbonate a canali tv sportivi, 22mila ore di trasmissione in un anno dedicate allo sport. Numeri impressionanti, che manifestano la pervasività e l'impatto dello sport nel panorama italiano, a cominciare dalla più tenera età (il 65% dei ragazzi in età di scuola media pratica attività sportiva), fino a coloro che fanno dello sport una professione (non solo alteti, ma anche studenti universitari, allievi di corsi e master dedicati). Un movimento che equivale circa a tre punti di prodotto interno lordo e che può contare su 11 mila associazioni sparse sul territorio nazionale.

Ovviamente non sono solo rose e fiori. Dietro la forza dei numeri si intravvedono anche i problemi che assillano il settore: oltre ai tagli alle risorse puntualmente denunciati dal presidente del Coni Petrucci (cui si è impegnato a porre rimedio il sottosegretario delegato Rocco Crimi), anche la questione del doping, la violenza dentro e fuori gli stadi, un sistema scolastico giudicato ancora troppo lontano dal movimento sportivo, le lacune e le insuffcienze nell'impiantistica. Il rapporto restituisce anche la fotografia dello sport italiano disciplina per disciplina. Tra le attività praticate, il calcio e la ginnastica assorbono circa la metà del totale dei cittadini, con l'insieme delle attività ginniche che ha però superato il pallone e costituisce allo stato attuale l'attività più praticata sull'intero territorio nazionale (nel 2006 il calcio è stato praticato da 4.152.000 persone, mentre la ginnstica ha visto la presenza di 4.320.000 sportivi, compresi coloro che frequentano le palestre e praticano il fitness). Al terzo posto si colloca il nuoto, comprendente sport acquatici e subacquei, con 3.900.000 praticanti; quindi gli sport ciclistici, l'atletica leggera, gli sport invernali. Oltre un milione di persone pratica il tennis o corsi organizzati di danza e ballo. Le arti marziali e la palla canestro mantengono le loro posizioni con un numero di praticanti di poco superiore alla soglia dei 600mila.

In mezzo agli italiani che si muovono il presidente del Coni, Petrucci, si è detto molto preoccupato «dell'aumento del numero di sedentari, ma soprattutto della loro età: dai 25 anni in poi la pratica sportiva diminuisce sensibilmente, con rischi di danni alla salute irreversibili». La presentazione della ricerca è stata anche l'occasione per formulare un appello al Governo, affinchè la crisi attuale non penalizzi in maniera eccessiva il mondo dello sport. «Il nostro è un mondo di volontari, siamo i più esposti, un taglio economico porta una riduzione a sponsorizzazione, pubblicità e trasferimento di contributi», ha detto Petrucci. (M. Do.)

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