Libri / Storie e strade del Tour de France raccontate dall'inviato Gianni Mura

di Massimo Donaddio

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7 novembre 2008

Un cronista sulle strade del Tour de France, a raccontare epica, poesia, volti, personaggi della corsa a tappe più dura e appassionante del ciclismo mondiale. È Gianni Mura, che ha riunito in un libro (La fiamma rossa, edizioni Minimum Fax) alcuni dei migliori articoli scritti durante la Grande Boucle, prima come cronista della Gazzetta dello Sport (dal '67 al '72) e poi come inviato unico di Repubblica, dal 1991 ad oggi. Una storia di sport e di passione, una narrazione popolare e raffinata al tempo stesso, una galleria di personaggi indimenticabili. Un libro che brilla per intensità e per verità: una storia, quella raccontata da Mura, che cattura ed entusiasma sia nel ricordo di campioni che molti non hanno potuto veder pedalare (Merckx, Gimondi, Anquetil, Poulidor), sia nella rievocazione degli anni più vicini a noi, quelli del navarro Miguel Indurain, del "pirata" Marco Pantani (ma l'autore preferisce chiamarlo Fossile o Pantadattilo), del fenomeno texano Lance Armstrong, vincitore, forse inarrivabile, di sette Tour consecutivi.

La fiamma rossa, che dà il nome alla raccolta di articoli, è quella bandierina triangolare - comparsa per la prima volta al Tour del 1906 e poi esportata in tutte le principali gare - che segnala gli ultimi mille metri della corsa. Mura ne fa l'emblema della passione ciclistica e il suo sventolare il momento in cui tutto può succedere: una volata in gruppo, il culmine di una fuga, l'ultimo sforzo di una grande salita in solitaria (il termine ultimo dell'agonia, per usare il linguaggio di Pantani). È anche il momento in cui i cronisti al seguito del Tour (i suiveur, si diceva una volta) aguzzano la vista per non perdersi nemmeno un movimento, una pedalata, uno sguardo dei corridori lanciati verso il traguardo.

Due periodi molto diversi tra loro, quindi, quelli del nostro inviato sulle strade della Grande Boucle. A cavallo degli anni '60 e 70' si consumano i duelli tra Merckx e Gimondi, con Pulidor eterno sconfitto (seppur con onore). Gli anni '90, invece, sono quelli del dominio dello spagnolo Miguel Indurain, ciclista correttissimo e abilissimo stratega, mattatore a cronometro e maestro del controllo della corsa con un sapientissimo dosaggio delle forze e dei gregari. Sono anche gli anni di Gianni Bugno, non molto amato da Mura - che ne critica l'attendismo e la mancanza di personalità (non la classe e le potenzialità) – e di Claudio Chiappucci, detto Bull, il Toro, per il cui coraggio il cronista stravede, fino al sorgere della stella di Marco Pantani. Memorabile, nella bellezza e nel dolore, il Tour del 1995, con Indurain in fuga nelle Ardenne, Pantani in trionfo sull'Alpe d'Huez e a Guzet-Neige, la morte tragica di Fabio Casartelli nella discesa del Portet d'Aspet, la vittoria a lui dedicata, a Limoges, dal giovane Lance Armstrong, che indica il cielo e confiderà: «Sentivo che non ero solo a pedalare». Il 1998 è l'anno dell'apoteosi di Marco Pantani, che realizza l'accoppiata Giro-Tour. Il trionfo del ciclista italiano più amato dai tempi di Coppi e Bartali. Nel 1999 ha inizio l'era Armstrong: sette Tour uno in fila all'altro per il campione texano, che torna al grande ciclismo dopo aver sconfitto il cancro. Siamo già nel nuovo millennio, del cui inizio il campione americano è il dominatore assoluto, a volte sfiorato dall'accusa di doping, ma mai "beccato" e, fino a prova contraria, innocente.

È l'occasione per qualche riflessione sul rapporto tra ciclismo e doping, il dramma di questo sport dagli anni Novanta in poi, che Mura analizza lucidamente con il rammarico del cronista che vuole raccontare, anche celebrare se necessario, un grande evento sportivo, rischiando, però, di restare egli stesso bruciato dall'antidoping e di doversi rimangiare tutto. Nessuna indulgenza e nessun compromesso, quindi, anche se il cronista vive nell'oggi e non può non raccontare ciò che vede, in buona fede.

Su tutti gli atleti citati in questo libro si ergono Marco Pantani e Lance Armstrong. Il dramma e la tragedia umana di un campione capace di far vibrare un popolo intero per il ciclismo, vittima del doping, di se stesso e di un sistema che ha mostrato il suo volto più cinico e spietato, e il fenomeno made in Usa che vive per lo sport e non vuole smettere mai. A tre anni dal suo ultimo Tour vinto, Lance il texano tornerà alle corse per disputare per la prima volta il Giro d'Italia del Centenario. Lo rivedremo anche al Tour? Forse no, ma, Mura lo ammetterà, questa volta un finale del genere non lo aveva previsto nemmeno lui.

Gianni Mura
La fiamma rossa
Edizioni minimum fax, pagg. 459, € 17,50

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