Era nell'aria, ma non per questo è meno clamorosa: la Juventus ha licenziato il suo allenatore, Claudio Ranieri, quando alla fine del campionato non mancano che due giornate, centottanta minuti più recupero.
Non accadeva, in casa bianconera, dalla bellezza di quarant'anni. Da quando nell'autunno del '69 fu esonerato Luis Carniglia. Anche se trent'anni dopo, cioè dieci anni fa, fu sostanzialmente licenziato nientemeno che Marcello Lippi, al termine del suo primo ciclo bianconero: ma, da un punto di vista formale, fu lo stesso Lippi dopo un Juve-Parma 2-4 a commettere l'errore di dichiarare pubblicamente : «Se il problema sono io…». L'allora presidente bianconero, l'avvocato Chiusano, nemmeno lo lasciò finire: e rubricò l'esonero alla voce dimissioni.
A Ranieri è stato fatale il pareggio interno di ieri contro l'Atalanta, dopo l'ennesima prestazione infelice. La Juve non vince da sette partite, una serie negativa che non si verificava da 26 anni. Il rischio di essere scavalcata nelle due ultime partite dalla Fiorentina, e di dover quindi ri-affrontare la trafila delle qualificazioni estive per la Champions League, è certamente stata la ragione che ha spinto la dirigenza bianconera al provvedimento estremo. Dopo che, non più tardi di una settimana fa, l'ennesimo pareggio, ma a San Siro contro il Milan, aveva invece rafforzato la posizione del tecnico sino a rendere non del tutto impossibile la sua conferma anche per la prossima stagione.
Tocca ora al debuttante Ciro Ferrara provare a salvare il salvabile, fuori casa contro il Siena e poi a Torino con la Lazio. Aspettando l'investitura del successore, da scegliere ragionevolmente tra Spalletti e Conte.
