Bargnani: «Il titolo Nba ai Lakers, il mio futuro ancora a Toronto»

di Dario Ricci

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
29 maggio 2009

Intervista al Mago italiano dei Raptors , rientrato nel Belpaese dopo la sua terza stagione Nba per lavorando sodo in vista degli impegni in azzurro dell'estate


«Beh, potremmo fare due chiacchiere tra le 12 e le 13…». «Niente da fare: dalla mattina fino alle 13 Andrea è in palestra ad allenarsi.. Magari dieci minuti nel pomeriggio, prima della sessione d'allenamento pomeridiana, che ne dici?». Il pressing del cronista d'assalto stavolta non paga; la responsabile delle relazioni esterne è cortese ma inflessibile. Altro che vacanze, quelle di Andrea Bargnani in Italia! Il Mago, rientrato nel Belpaese dopo la sua terza stagione Nba, si aggira in questi giorni per Treviso e dintorni, godendosi i playoff nostrani, quelli Nba via tv e lavorando sodo per gli impegni in azzurro dell'estate. E allora eccolo, in una breve pausa tra pesi e lavoro tecnico, per fare il punto sull'annata appena trascorsa e quello che sarà il futuro più prossimo.

Allora, Andrea, che sapore ti ha lasciato un'annata Nba molto positiva sotto il profilo individuale, ma negativa per i tuoi Toronto Raptors, esclusi dalla post-season per la prima volta dal tuo arrivo nella Lega?

«È stata davvero una stagione contraddittoria. Prima il cambio d'allenatore, con Jay Triano al posto di Sam Mitchell, poi il mancato ingresso nei playoff. Con Triano sono diventato titolare fisso, mi sono sentito più tranquillo e ho fatto bene (oltre 15 punti di media a partita, con 5 rimbalzi, n.d.r.), ma è chiaro che quello che conta è il risultato della squadra, che non può lasciarmi soddisfatto».

Mitchell aveva ipotizzato un gioco basato su te, Chris Bosh e Jermaine O'Neal (poi spedito a Miami per Shawn Marion, n.d.r.) sottocanestro: esperimento naufragato presto. Poi Triano ti ha ridato fiducia come secondo lungo titolare. E il prossimo anno sarà ancora lui il tecnico dei Raptors: chene pensi?

«Sono molto felice che Jay resti con noi, con lui mi trovo benissimo e credo che potremo così raccogliere quanto seminato nella seconda parte di quest'anno. L'esperimento dei tre lunghi voluto da Mitchell? Francamente, mi era sembrato subito poco attuabile in campo…».

Nei momenti bui dell'annata il tuo nome è stato inserito in alcuni possibili scambi di mecato. Il tuo futuro sarà ancora ai Raptors?

«A Toronto e nella squadra mi trovo molto bene, sia dentro che fuori dal campo. Da parte mia nessun dubbio, quindi. Ma è chiaro che può sempre succedere di tutto: qui nell'Nba possono scambiarti con altri giocatori da un giorno all'altro…Io intanto continuo a lavorare duro su tiro da 3 e gioco in post basso, il mio vero punto debole».

Boston eliminata, Cleveland a un passo dall'eliminazione (nella notte i Cavs hanno vinto gara-5 112-102 e ora sono 2-3 con Orlando), i Lakers che soffrono con Denver. Ti aspettavi tanta sofferenza delle big nei playoff? Alla fine l'anello chi se lo porterà a casa?

«L'eliminazione dei Celtics contro Orlando non mi ha sorpreso: l'assenza di Garnett si è fatta sentire. E anche le sofferenze dei Cavs contro gli stessi Magic, visto che Orlando era in vantaggio negli scontri diretti nella stagione regolare. E perché sorprendersi dei Nuggets? Sono forti, solidi, anche se alla fine credo che il titolo andrà proprio ai Lakers».

E del nostro basket che naviga a vista tra polemiche e ricorsi che ne pensi? Che effetto fa visto da Oltreoceano?

«Non sarei troppo pessimista. Ho visto la serie di Treviso e Virtus Bologna e mi sono divertito parecchio, e il livello del gioco mi è sembrato di buona qualità».

A proposito d'Italia. Torni in Nazionale insieme a Belinelli e Hackett per inseguire una difficile qualificazione a Euro2009. Sogno impossibile?

«Lavoreremo duro per farcela. Il nostro avversario diretto è la Francia, ma non possiamo sottovalutare nessuno. Comunque sono molto felice di esserci. Il futuro di Recalcati in azzurro? Bisogna chiedere al presidente federale Meneghin. Noi giocatori dobbiamo pensare a far bene in campo».

Sei impegnato anche fuori dal campo, con la tua Fondazione che sta pensando a progetti a favore dei terremotati in Abruzzo. A che punto siete?

«Stiamo lavorando e riflettendo. Bisogna fare le cose con calma, per poi poterle far bene. Ma sicuramente scenderò in campo con un progetto, perché ognuno di noi deve fare la propria parte».

29 maggio 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio