Per la Signora un inglorioso addio

di Lara Vecchio

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9 dicembre 2009


Se mai servisse una conferma, sì, è proprio vero. L'Europa è un'altra cosa. La Juventus strapazza l'Inter in campionato e poi si trasfigura, si squaglia, si perde, sotto i colpi di un Bayern non certo candidato ad essere lo spauracchio della competizione. E' davvero un inglorioso addio quello dei bianconeri al firmamento europeo. Un addio che, in un colpo solo, mette in discussione il tecnico Ferrara, la società, e una campagna acquisti che fin qui non ha dato i frutti sperati. Diego e Felipe Melo nel mirino, ma ieri non ha funzionato proprio nulla. Il dominio del Bayern è imbarazzante. Le assenze di Chiellini e Sissoko pesano come macigni. Il vantaggio di Trezeguet è gioia effimera. Ferrara sembra pagare ancora una volta l'inesperienza.Le due squadre sembrano equivalersi ma col passare dei minuti i tedeschi salgono in cattedra e la Juve si sbriciola. Dei fasti bianconeri in campionato sparisce ogni traccia. Viceversa la squadra di Van Gaal è tutta un'altra cosa rispetto alla squadra che stenta in patria e costretta a volare a Torino col coltello tra i denti per giocarsi le ultime chance. La fortuna sembra assistere la Juve quando Olic si beve i difensori bianconeri, ma il suo tiro si stampa sul palo interno. Trezeguet invece la porta la trova e gli vale un record come miglior straniero juventino con un gol in più di Omar Sivori. Ma la replica del Bayern è perentoria. Il centrocampo è suo. Il pari arriva su rigore per un'ingenuità di Caceres su Olic. Butt, il portiere, si porta sul dischetto e fredda il suo omologo. Il colpo del k.o non tarda ad arrivare anche se all'intervallo è ancora pareggio. Ferrara riparte con Poulsen al posto di Del Piero ma coprirsi non basta e Van Buyten firma il vantaggio di testa. Non ci sono i presupposti per raddrizzare la gara. Diego è il solito automa. Al suo posto entra Amauri. Ma è ancora Trezeguet a trovarsi tra i piedi l'occasione da gol. Palla alta. Nulla da fare. E' il Bayern, con Gomez e Tymoschuk, a banchettare con quel che resta di una Juve allo sbando. Che ora, ripartendo dall'Europa League, dovrà trovare un'identità.

Il Milan va avanti pareggiando a Zurigo. Il terzo 1-1 consecutivo dopo quelli con Real e Marsiglia. In Svizzera la squadra di Leonardo regala un tempo agli avversari che chiudono la prima parte del match in vantaggio grazie a un calcio di punizione di Gajic, che, guarda caso, di nome fa Milan. Le notizie che arrivano da Marsiglia, però, rassicurano i rossoneri, che trovano, dopo un'ora, il pareggio grazie a un calci di rigore trasformato da Ronaldinho. L'intervento di Rochat su Borriello, in piena area di rigore, è netto e costa l'espulsione del giocatore elvetico. 1-1 e poco altro. Il tecnico brasiliano fa giocare quello che ormai è il suo undici titolare, salvo poi far rifiatare Ambrosini e concedere 8' ad uno scalpitante Pippo Inzaghi. Una prestazione appena sufficiente, tale però da consentire l'accesso agli ottavi senza eccessivi patemi. Il freddo di Zuringo sembra intorpidire il Milan. La macchina carbura lentamente anche se, Abate da una parte, e l'esordiente Antonini dall'altra, battono le fasce diligentemente offrendo preziose sponde ai compagni. La danza in mezzo al campo è lenta, lo Zurigo stringe in una morsa Pirlo e Ambrosini e , con facilità, riesce ad avvicinarsi a Dida. Il gol svizzero nasce infatti dalla percussione del serbo che, seppur strattonato dal capitano rossonero Ambrosini, va alla conslusione. L'arbitro portoghese Proenca decide di concedere il vantaggio salvo poi rimangiarsi la decisione, ed è fatale il sinistro del ventitreenne centrocampista. Il Milan non reagisce, gli svizzeri lo incalzano sulla corsa ma non trovano occasioni per affondare il colpo. La gara si capovolge nella ripresa. Il rigore di Dinho e la superiorità numerica consentono al Milan di gestire con estrema scioltezza una gara parsa inspiegabilmente complicata. Curiosità: gli unici 4 punti in classifica lo Zurigo li ha strappati proprio al Milan.

9 dicembre 2009
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