Derby, l'importante è esagerare

di Gigi Garanzini

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26 Gennaio 2010

Tutto è bene quel che finisce bene. Nel senso che il derby, e mezzo campionato, lo ha vinto la squadra più forte a dispetto di un vento contrario che ha soffiato dal primo minuto, Ronaldinho risparmiato, all'ultimo, rigore ed espulsione inventati. Ma poiché l'importante è esagerare, parole degli interisti Gino e Michele e musica del milanista Jannacci, hanno esagerato in tanti in questo derby, prima, durante e dopo. A cominciare per l'appunto dall'arbitro, quello che per definizione dovrebbe passare inosservato e invece si è inventato, nientemeno, la simulazione a metà campo. Se una finezza/sciocchezza del genere la fischia Collina, c'è il suo magistero arbitrale a renderla plausibile e a gestirne poi le conseguenze. Se la fischia Rocchi, la maionese non può che impazzire, com'è puntualmente avvenuto da lì a qualche secondo.

A rimetterci siamo stati tutti noi spettatori, che ci stavamo gustando una partita bellissima e ce ne siamo dovuti sciroppare un'altra piena di tensione. E fare poi i conti con un dopo-partita avvelenato, che non è ancora finito e più passano le ore e più diventa ridicolo. Ci sta che in piena trance post-agonistica Mourinho vada oltre, parecchio oltre. Gli capita, per libera scelta quando non ce n'è motivo, figurarsi quando ne ha ben donde.

Ci sta che Moratti a caldo lo segua, sia pure a debita distanza. Non ci sta che l'indomani, a freddo, l'amministratore delegato Paolillo parli di «volontà non leale di riaprire in ogni modo il campionato, e non perché sul campo un'altra squadra meriti di riaprirlo». Perché, calcisticamente parlando, queste sono parole che denunciano un disegno eversivo: e basta e avanza la politica ad inventare complotti senza uno straccio di prova.

Una deriva pericolosa per la stessa Inter. Se è vero che la sindrome complottista della vigilia ha generato la strepitosa partenza ventre a terra della squadra, è altrettanto vero che la stessa carica a molla ha tradito l'autocontrollo nervoso di Snejider: la cui cacciata è stata una delle poche decisioni azzeccate dall'arbitro. Pazienza. L' importante è continuare a esagerare. Per esempio dire, come ha fatto Mourinho in tv, che se un suo giocatore lo applaude ironicamente lui non fa una piega. Ci provasse Balotelli. O cogliere segnali inquietanti, come aveva fatto Moratti alla vigilia, persino nella visita settimanale di Lippi a Milan e Juve. Invece di augurarsene altre, tante altre. Continuando a festeggiare quella di un anno fa a Blanc in cui, pianificando il ritorno alla base, saltarono fuori i nomi del traghettatore, Ferrara, e dei due rinforzi in difesa, Cannavaro e Grosso.

26 Gennaio 2010
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