Da una domenica avvelenata al martedì della speranza. Da un campionato sempre più in balia del sospetto generalizzato a una coppa cui accostarsi, forse, con qualche prospettiva in più. Tocca al Milan, stasera a San Siro, aprire le danze contro il Manchester United, senza particolari illusioni, ma anche senza complessi d'inferiorità. Non è più il Milan di Kakà, ha ricordato sir Ferguson: nemmeno il Manchester, da quel che si sta vedendo, è più quello della finale romana persa un anno fa. Domani è di turno la Fiorentina, con molte meno chances. Per il valore del Bayern, che dopo l'impresa di Torino non ha più sbagliato un colpo, ma anche e soprattutto per la crescente fragilità di una Fiorentina che ha perso quattro delle ultime cinque partite ed è costretta, al momento, a guardarsi alle spalle anziché mettere nel mirino le tante che la precedono. All'Inter col Chelsea toccherà soltanto la settimana prossima: anche se, viste le partite di Parma e di Napoli, la sensazione è che per la squadra la vigilia mentale sia cominciata molto per tempo.

In campionato questo è storicamente il periodo più caldo dell'intera stagione, e non c'è dubbio che un po' tutti i protagonisti si stiano dando da fare per non tradire le attese. Vale per presidenti, allenatori, giocatori. Vale, quest'anno, non tanto per chi sta lottando per non retrocedere quanto per la parte medio-alta della classifica: dove il tasso di arroganza, dialettico e comportamentale, sembra essere ulteriormente lievitato.

Un'autentica fortuna che tra furbate d'autore, polemiche roventi, sospetti incrociati la federazione, precettata dal Coni, abbia pensato a risollevare gli umori popolari con il varo della nuova normativa anti-bestemmia. Varo, per la verità, è al momento una parola grossa nel senso che la normativa non è ancora entrata in vigore. Il consiglio federale, infatti, si è preoccupato persino di procrastinare l'orario, dalla 12 alle 16 del giorno successivo alla partita, in cui gli uomini della procura federale potranno studiarsi i labiali incriminati ai fini della prova televisiva: ma poi, al momento di renderla operativa, si son fatti prendere dallo scrupolo di una sorta di par condicio, visto che il 24 di questo mese sono in calendario due partite da recuperare. O in ogni caso così hanno raccontato, quasi che una partita in più da disputare rappresenti una – pericolosa – occasione di peccare.

Ma è bastata evocarla, questa prova televisiva da bestemmia, per ritrovarsela lanciata da un promo senza precedenti. A cura, nientemeno, che del portiere della nazionale. Il fervore con cui Buffon ha bestemmiato a ripetizione per l'errore commesso sul gol del pareggio genoano ha, in effetti, discretamente scioccato l'opinione pubblica. Non il diretto interessato il cui commento, a freddo («È che in famiglia ho uno zio che ogni tanto fa' un po' il porcellino») è risultato assai più agghiacciante della precedente scarica di bestemmie, a caldo. Non per il presidente Abete, che ha chiosato l'episodio definendo Buffon come «persona talmente intelligente che saprà fotografare esattamente la situazione».
Purché non la fotografi l'Uefa. Che giusto ieri, dalle mani di Abete, ha ricevuto la candidatura italiana agli Europei del 2016.