Così Bertarelli vuole riscrivere la favola di Alinghidi Antonio Vettese |
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17 febbraio 2010
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«Difenderemo i nostri colori in giro per il mondo sulle più belle imbarcazioni possibili. Alinghi tornerà ad essere quello di sempre. La sua forza interiore non può essere sconfitta» La favola di Alinghi dura da dieci anni. Da quando Ernesto Bertarelli alla fine della Coppa edizione 2000, quella della prima Luna Rossa per intenderci, si è reso conto che poteva avere a disposizione i velisti più forti del mondo: lo skipper Russel Coutts e i suoi fedelissimi. Erano in rotta con la gestione di Team New Zealand, volevano guadagnare quanto gli altri atleti. Bertarelli era un giovane che aveva provato a vivere la vela e che conosceva le regate e finì con il pensare «sono giovane, ma devo provare adesso a vincere la Coppa America. E' l'equipaggio più forte che esiste». Naturalmente aveva ragione a fidarsi di Coutts: nel 2003 ha sbaragliato il campo portando la Coppa in Europa. I kiwi sapevano creare barche una generazione avanti. Il dominio di Alinghi è stato consistente fino al 2007, quando pur con un team con i capelli grigi e senza Coutts lasciato a casa per motivi mai spiegati fino in fondo. vinceva sempre. Dice bene Bertarelli, e i suoi errori di impostazione di questa ultima edizione non cancellano quella che lui chiama: «Una storia fantastica nell'America's Cup. Abbiamo vinto e difeso la Coppa organizzando belle regate a Valencia. Anche la 33a America's Cup con questi giganteschi multiscafi sarà ricordata per sempre come un evento davvero unico, speciale e straordinario. Alinghi ha sempre avuto l'obiettivo di vincere, ma per vincere bisogna anche accettare il rischio di perdere. Fa parte del gioco. Quello dell'America's Cup è un gioco duro e spietato. Noi dobbiamo accettare il fatto che il nostro avversario era un team che ha dimostrato di essere superiore e che aveva realizzato un prodotto fantastico, l'ala rigida, che ha messo a disposizione della loro imbarcazione una quantità di potenza incredibile».
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