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20 ottobre 2006

Inizia l’era dell’alta definizione

di Gianni Rusconi

Hd ready: cosa significa?
Hd ready è il marchio di fabbrica, introdotto all’inizio del 2005 dall’Eicta (European Information Communications Technology Industry Association), dei Tv di nuova generazione, quelli che permetteranno di vedere i canali in alta definizione.

I nuovi schermi Lcd e al plasma dei principali produttori sfoggiano ormai tutti questo “logo” segnalando al consumatore che l’apparecchio in oggetto permette di visualizzare i segnali Hd 1080i (Full) e 720p, che a differenza del Pal (576i) lavorano con una risoluzione molto più alta (fino a 1080 linee contro le normali 625). Anche per i più profani adepti della tecnologia video è intuibile che più è elevata la risoluzione maggiore è la definizione delle immagini: ebbene, sui modelli HdTV 16:9 grande formato questa arriva fino al limite dei 1.366 x 768 pixel. Prestazioni decisamente superiori, quindi, cui si affiancano altre capacità avanzate, come l’utilizzo della codifica video MPeg-2 (la stessa utilizzata anche per i Dvd) e la predisposizione nativa per il formato MPeg-4, di interfacce di connessione Dvi e/o Hdmi che supportano lo standard Hdcp (il sistema di protezione dei contenuti imposto dalle major di Hollywood) ed effetti sonori che sfruttano la tecnologia Surround Dolby Digital a 5.1 canali. Volendo approfondire la questione, però, proprio le specifiche dell’Eicta permettono di fregiarsi del marchio Hd ready a tutti i videoproiettori e a tutti i Tv che supportano i segnali video ad alta definizione con una risoluzione verticale di almeno 720 linee (utile a soddisfare i requisiti dello standard 720p). Il fatto che non ci siano invece indicazioni precise sulla risoluzione orizzontale degli schermi lascia così aperta ai produttori la possibilità di giocare sull’interpolazione software della risoluzione (che riduce quella orizzontale da 1.280 a 1.024 pixel e quella verticale da 720 a 576 pixel) e poter marchiare con il logo in questione anche modelli 4:3 capaci di arrivare al limite dei 1.024 x 768 pixel, portandosi dietro ovvi difetti in termini di qualità delle immagini e, soprattutto, l’impossibilità di riprodurre le stesse con le caratteristiche del segnale HD in ingresso.

La “questione” prezzi
Uno dei tabù da sfatare per i televisori a cristalli liquidi e al plasma è stato per anni quello della qualità delle immagini: il confronto con i tradizionali Crt penalizzava, agli occhi dei consumatori, i grandi schermi piatti, zavorrati oltretutto da prezzi decisamente superiori ai Tv a tubo catodico. Oggi la rincorsa tecnologica è pressoché terminata in virtù di miglioramenti sostanziali ai pannelli, ai sistemi di gestione del colore e a risoluzioni e livelli di contrasto impensabili solo tre anni fa; per il mercato della Tv ad alta definizione rimane però di fatto aperta la questione del prezzo degli apparecchi. I costi a listino degli Lcd e dei plasma si sono come risaputo molto ridotti negli ultimi 24 mesi ma per conquistare la domanda di massa, soprattutto con i nuovi apparecchi HdTv (un Lcd da 32 pollici di medio livello non si compra con meno di 1.800/2.000 euro), occorre fare ancora un po’ di strada. Sony, Philips, Sharp e Thomson rimangono i marchi di prima fascia non solo per la qualità dei rispettivi prodotti ma a contendersi la fetta cospicua della domanda di Tv digitali entrano in gioco, scommettendo sul richiamo dell’alta definizione, tutti i produttori del Far East, con in testa Samsung, Lg e Toshiba. Senza dimenticare che, puntando in modo evidente su prezzi e altre virtù, a voler dire la loro ci sono anche nomi come Dell, Asus, Fujitsu Siemens e Hp.
Sintomatico, a proposito del rischio “caro prezzi” per la TV ad alta definizione e non solo per i costi al pubblico degli apparecchi, il dibattito che si è aperto a distanza negli Usa fra operatori televisivi, enti competenti e fornitori di device e servizi digitali. La decisione presa dal governo federale di imporre ai broadcaster di migrare dall’analogico alla tecnologia Hd entro il febbraio 2009 ha suscitato parecchia agitazione e indotto alcuni grossi nomi dell’industria televisiva americana a mettere le mani avanti nei confronti dei consumatori, focalizzando il tiro sugli attuali dubbi irrisolti circa i livelli di servizio, i costi dei Tv e la reale corposità della domanda per i contenuti Hd. Ma c’è anche chi, e nella fatti specie la Georgia Public Broadcasting (gruppo cui fanno capo nove emittenti), spenderà in due anni oltre 32 milioni di dollari per convertire tutte le sue trasmissioni Tv in alta definizione. Perché, dicono i portavoce del gruppo, i consumatori vogliono l’Hd oggi: basta andare in un grande magazzino Wal-Mart per rendersene conto.



 
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