L’inaugurazione della 43.
ma edizione di Smau, la prima al nuovo quartiere fieristico di Rho-Pero e la prima tutta dedicata al business, è avvenuta alla presenza di tre ministri del nuovo governo: Paolo Gentiloni (comunicazioni), Luigi Nicolais (riforme e innovazione), Linda Lanzillotta (affari regionali). Non è un caso, visto che sono i dicasteri più impegnati sul fronte dell’innovazione. E non è un caso, perché proprio Smau ha preparato un dossier insieme con le aziende del settore che funga da base di discussione con l’esecutivo. La discussione si è inevitabilmente intrecciata con commenti sulla finanziaria, troppo “fresca” per essere ignorata. Critiche da Confcommercio (“dimenticata la concertazione con l’esclusione del settore dei servizi, come dire il 65% del Pil”, sottolinea Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, che si augura una rivisitazione in sede parlamentare), apprezzamenti da Pasquale Pistorio, di Confindustria, che sottolinea il recepimento di tutte le richieste del mondo imprenditoriale rispetto alle politiche per la ricerca.
Al centro della discussione, il tema dell’innovazione nella pubblica amministrazione. Impresa lunga e difficile, afferma Nicolais, come quella di trasformare un’impresa matura in una impresa realmente innovativa. E allora tempi lunghi, per un settore in cui tutti i processi storicamente sono sempre stati definiti e pensati per “la carta”, e un sistema rigido che non accetta d’amblé progetti di innovazione che non siano parziali. Ridisegno e reingegnerizzazione dei processi, dunque, con un contestuale salto culturale del personale. Per Nicolais, non è sufficiente, come sostengono alcuni, ridurre il numero del personale statale, che oltretutto si risolverebbe in un mero spostamento di una voce di spesa. Il discorso è un altro, e sta nella stessa visione di reingegnerizzazione dei processi, «che, quando diventa realtà, rende naturale il ricorso a un numero minore di persone». Insomma, un cambiamento totale del sistema, che deve superare la visione corta sull’immissione di tecnologie (che pure sono importanti). Pubblica amministrazione, ma anche imprese; per queste, ricorda il ministro, sono state approntate misure atte a favorire lo sviluppo economico, come la costituzione del fondo per la competitività, di quello per le funzioni d’impresa.
Paolo Gentiloni obietta che sul ruolo dello Stato c’è da parte dell’opinione pubblica un atteggiamento dicotomico: chi lo vuole dirigista, chi fautore del laissez-faire. Per Gentiloni, anche per la congiuntura It definitita “interlocutoria”, il compito dello Stato è quello di semplificare il labirinto delle decisioni al fine di ottimizzare le risorse pubbliche, di aiutare a “fare sistema”. In questo senso, nel campo delle comunicazioni questo esecutivo si è dato due priorità (quello delle priorità è stato un leit motiv ricorrente del convegno) che impegneranno 290 milioni di euro per i prossimi tre anni: transizione alla tv digitale e diffusione della banda larga. Per la prima, si sono messi assieme i soggetti interessati (broadcaster, editori piccoli e grandi, emittenti locali, enti regolatori) per definire un progetto di avvicinamento al 2012, data nella quale la tv digitale (nelle sue tre piattaforme: digitale terrestre, tv su Internet, satellite) dovrebbe diventare realtà in tutto il paese. Per la banda larga, Gentiloni conferma la necessità di una cabina di regia, che cooordini le attività a livello locale (qui le sinergie sono soprattutto con il ministero di Lanzillotta), sappia “cucire” i buchi a livello territoriale e arrivare alle piccole imprese. Gentiloni annuncia anche la prossima risoluzione degli ostacoli che portano al WiMax, e un forte impegno per la riorganizzazione della legislazione del diritto d’autore a fronte della espansione dei contenuti digitali. Lanzillotta invita tutti a vedere i provvedimenti di questi giorni indirizzati allo sviluppo del paese e all’incremento di produttività e di efficienza. Il federalismo prevede la costruzione di un’architettura istituzionale che preveda anche politiche digitali, come l’”operazione banda larga” portando best practice sul territorio, ma anche semplificando e standardizzando le procedure in modo da uniformarle su tutto il territorio nazionale.