Il battesimo di Penryn al Cebit, il nuovo processore prodotto a 45 nanometri che rimpiazzerà gli attuali chip Core 2 Duo a 65 nm e utilizzerà la nuova tecnologia "high K" di produzione dei transistor (una Cpu a quattro cervelli Penryn conterrà fino a 820 milioni di transistor) è stato solo l'inizio. Dopo tanti abboccamenti e altrettante anticipazioni più o meno ufficiali, domani in casa Intel è il giorno della presentazione ufficiale di Centrino Pro, l'ultima evoluzione della piattaforma per computer portatili e ultramobili del colosso californiano. Quattro anni dopo la nascita di Centrino, Intel alza ulteriormente il profilo dell'architettura che ha cavalcato lo sviluppo del Wi-Fi su larga scala e promette a chiare lettere nuove avanguardie prestazionali in fatto di tempi di avvio del pc (dimezzati), velocità di connessione wireless (triplicata) e di gestione in remoto dei computer (anche se spenti).
Conosciuto da tempo con il nome in codice di Santa Rosa, il chipset che andrà a prendere il posto dell'attuale architettura Centrino Duo Napa ha nella nativa compatibilità con le reti wireless Ieee 802.11n (lo standard Wi-Fi di nuova generazione che arriva a velocità di circa 600 Mbit/s con una portata del segnale molto più estesa e con un minor consumo di energia per il dispositivo) e con i network di telefonia cellulare 3,5G, tramite apposito modulo integrato con capacità massima di collegamento di 1,8 Mbps. La possibilità di operare sulle le reti mobili a banda larga, dal Gprs all'Hsdpa passando per Edge e Umts, è a tutti gli effetti la grande "rivoluzione" che si porta in dote il nuovo prodotto di Intel, che va quindi a sposare una domanda di soluzioni mobili (notebook in primis, ma anche gli emergenti Umpc, vedi il nuovo Ultra di Samsung, che pare sia equipaggiato con il nuovo chipset in versione Cpu single core) che fanno della connettività broadband integrata uno dei principali fattori di attrazione per l'utenza professionale.
Cpu dual core a 64 bit e pieno supporto per Vista
Il disegno messo a punto dalla casa di Santa Clara per produrre processori in grado di supportare qualsiasi protocollo di rete senza fili (Wi-Fi, Wi-Max, Ev-Do, Umts, Hsdpa) è quindi quasi del tutto completato. Il tassello per ora mancante in Centrino Pro, salvo sorprese dell'ultima ora si chiama Windigo, il chip che dovrebbe essere lanciato entro l'estate (in coda a Santa Rosa quindi) e prendere il posto dell'attuale modulo Kedron, che garantisce il supporto di tutti gli standard Wi-Fi ma non quello per i network Wireless Wan, il Wi-Max mobile. Nell'immediata vigilia del lancio non ci sono invece dubbi circa la natura delle Cpu che lavoreranno su Centrino Pro: la nuova architettura lavorerà con gli ultimissimi chip dual core a 64 bit della famiglia Core 2 Duo, i cosiddetti Merom, e relativo chipset con front side bus spinto al limite degli 800 Mhz e memoria cache di base di 4 MByte.
Tra le altre caratteristiche di Santa Rosa, apprezzabili soprattutto da chi con i computer ha una certa dimestichezza, c'è infine il supporto della nuova tecnologia Robson, che prevede l'installazione sulla scheda madre di chip di memoria flash Nand per ottenere tempi di avvio più rapidi e un generale incremento delle prestazioni. Quanto all'interoperabilità con Windows Vista, prerogativa ormai "indispensabile" per qualsiasi componente montato su un pc basato sul nuovo sistema operativo della Microsoft, Santa Rosa dispone di un sottosistema video e di un nuovo motore di accelerazione grafica in grado di offrire pieno supporto all'interfaccia grafica Areo Glass del sistema operativo di casa Microsoft di prossima generazione. Soddisfatto, per i più esigenti, anche questo requisito, l'attesa, ora, è per i primi notebook che si fregeranno del logo Centrino Pro. E per la scontata risposta di Amd.
Il super Wi-Fi per i Paesi poveri
Se l'attenzione dei media e degli addetti ai lavori è tutta rivolta alla nuova architettura mobile che farà da traino alla nuova generazione di notebook e device mobili per l'utenza business, nei laboratori di Intel di Berkeley in California hanno dato alla luce una tecnologia che potrebbe dare una svolta decisiva alla comunicazione wireless nelle aree meno sviluppate del pianeta. Il sistema in questione, così si legge sul magazine on line Cnet, permetterebbe infatti di trasformare i normali segnali Wi-fi (che attualmente si limitano a coprire aree di 100 metri) in frequenze a lungo raggio in grado di raggiungere postazioni distanti anche 100 Km. Un traguardo tecnologico che è alla base dell'avvento delle reti Wi-Max (le cui antenne costano però dai 15.000 ai 20.000 dollari) e che nel caso specifico sarebbe raggiunto senza alcuna infrastruttura hardware di supporto (e quindi costi), ma solo tramite una modifica del software dell'access point per rendere mono-direzionale il segnale ed evitando quindi che venga disperso su uno spettro di 360 gradi. La nuova tecnologia a firma Intel avrebbe avuto anche una sua prima dimostrazione pratica, sottoforma di connessione senza fili tra il laboratorio della società sito nella Bay Area di San Francisco e lo Space Science Lab distante circa 2,5 Km. L'ulteriore grande "pregio" che si porta appresso il sistema riguarda la sua applicazione pratica: non sarebbe infatti stato sviluppato ad uso e consumo del mercato americano e di quello europeo ma bensì per i centri abitati più isolati dei Paesi in via di sviluppo. Sotto il cappello (non sempre coerente per la verità) della lotta al digital divide.