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Ibm lancia Power 6, processore per il risparmio energetico

di Pino Fondati

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28 maggio 2007

I microprocessori montati sui server cosiddetti "business critical" (sistemi Unix e dintorni) oggi devono soddisfare un requisito fondamentale: il risparmio dell'energia, che nei data center ha raggiunto ormai consumi da capogiro. "Basti pensare che, per ogni dollaro di hardware, nei data center si spendono 50 cent per l'energia elettrica. E nei prossimi quattro anni ci si aspetta una crescita del 54 per cento". Numeri da brivido snocciolati da Alessandro Colonna, responsabile System p (i server unix) di Ibm Italia, che giusto ieri ha lanciato le nuove versioni del microprocessore Power 6 e del server p. Che, guarda caso, si pongono l'obiettivo di soddisfare la domanda di riduzione del consumo energetico, ma anche quella di virtualizzazione. Intanto le prestazioni: a detta di Colonna, Power 6 supera di molto la velocità rispetto a Power 5 (da 3,5 a 4,7 Ghz), utilizzando la stessa quantità di energia elettrica; come dire, un vero e proprio dimezzamento. Inoltre, la larghezza di banda di Power 6 (300 Gb per secondo) "consentirebbe di scaricare l'intero catalogo di iTunes, ovvero 20 tegabyte, in 30 secondi". Grazie a queste caratteristiche di risparmio energetico e di virtualizzazione, Ibm cerca di ridurre il gap che oggi esiste nel mondo dei server: il costo dell'hardware è sempre uguale, quello che aumenta in modo abnorme sono i costi di gestione (l'energia, ahinoi), e i costi di personale. Risultato? "Fatta 100 la spesa, 80 serve per mantenere l'esistente, appena 20 per innovare". Power 6 (che Ibm introdurrà in futuro in tutte le linee di server System p e System i) e il server p nuovo che lo monta si prefiggono di colmare questa distanza. Già, perché in fatto di virtualizzazione, la macchina, oltre a essere, secondo i benchmark la più potente per il consolidamento, contiene hardware e software speciali, che consentono di creare molti server "virtuali" in un singolo box. Tra le novità più rimarchevoli, una funzionalità che dà la possibilità di spostare le macchine virtuali attive da un server fisico Unix a un altro, mantenendo una disponibilità continua. Si tratta di una tecnologia denominata "Power6 Live Partition Mobility", attualmente in beta test e disponibilità prevista nel corso dell'anno, consente ai clienti di spostare partizioni virtualizzate attive senza sospenderle.
"Prestazioni così elevate – spiega Colonna – sono dovute soprattutto alla progettazione bilanciata del sistema. Ibm è riuscita a migliorare le prestazioni del processore e la progettazione del sistema (dimensioni di cache e larghezza di banda) del nuovo server in modo bilanciato". Power 6 ha una cache totale di 8mb per chip (quattro volte quella di Power 5) per tenere il passo con la larghezza di banda.
Secondo i piani dell'azienda, la nuova macchina dovrebbe consentire a Ibm di continuare a guadagnare quote di fatturato sul mercato Unix. Secondo Idc, infatti, Ibm ha guadagnato 10,4 punti di quota di fatturato Unix negli ultimi 5 anni, in controtendenza rispetto ai concorrenti Hp, che perde 5,3 punti, e di Sun, che di punti ne perde 1,4 punti.

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