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Cambiano le tecniche per misurare il Web: a rischio lo scettro di Google?

di Gianni Rusconi

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10 luglio 2007

Nielsen/NetRatings, la più nota società di rilevazione del traffico Internet a livello mondiale, ha annunciato che con decorrenza immediata modificherà i parametri con i quali misurare la portata – in termini di frequentazione e utilizzo - dei siti Web. Basta con le classiche "page views", e cioè le pagine consultate dagli utenti (spesso e volentieri gonfiate in numero con semplici artifizi di natura tecnica), e largo invece al tempo complessivamente speso dai navigatori on line, che diventa quindi la principale metrica attraverso cui comparare le performance dei vari portali e quindi stilare le periodiche classifiche di merito.

La ragione di questo improvviso cambio di metodo da parte della Nielsen/NetRatings si spiegherebbe con il prepotente emergere delle tecnologie proprie del Web 2.0, vedi i linguaggi "open standard" Ajax (Asynchronous JavaScript) e Xml, che permettono il "refresh" dei contenuti di un sito senza per questo dover rileggere l'intera pagina Web, o il sempre più diffuso ricorso a sistemi di audio e video streaming. Le "page views", tengono comunque a precisare dalla Nielsen, non perdono completamente di rilevanza ma sono un parametro di valutazione del traffico e dell'interesse mostrato per un sito meno accurato dei minuti realmente spesi a navigare fra le pagine dello stesso. Un diverso approccio che fa proprie, questa la convinzione degli esperti della società di ricerca, le diverse modalità di utilizzo del Web di seconda generazione.

Gli esempi, a supporto di tale teoria, ovviamente non mancano. MySpace, fa notare la Nielsen, può avere 10 volte tanto il traffico di pagine viste di YouTube ma in termini di tempo speso dai propri utenti on line il raffronto con il sito "rivale" è solo di tre a uno. Questo cambio in corsa dei sistemi di misurazione e di confronto fra i siti impatterà quindi sul ranking dei siti più popolari in termini immediati e succederà che il portale Aol, per esempio, avrà un'impennata sostanziosa in virtù dell'esteso utilizzo del proprio servizio di instant messaging mentre il sito di Google potrebbe perdere anche parecchie posizioni in quanto all'elevatissimo numero di visite operate dai suoi utenti non corrisponde un altrettanto sostenuto "minutaggio" in termini di tempo di navigazione.

Individuare siti, community e portali dalla più elevata frequentazione temporale, questo in definitiva il messaggio partorito da Nielsen, è una necessità improrogabile soprattutto per gli investitori pubblicitari, chiamati a monetizzare meglio gli investimenti sui contenuti effettivamente più graditi da parte dei consumatori finali. Google che perde lo scettro di sito Internet più visitato al mondo: è una delle tante (spesso contraddittorie) facce del Web 2.0.

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