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Gps: un mercato che raddoppia. Ma si profila il rischio profitti

di Gianni Rusconi

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25 settembre 2007


Un'arena sempre più affollata. Che ormai annovera un'autorevole rappresentanza dei produttori di consumer electronics e di personal computer. Fra fusioni annunciate (quella fra la TomTom e la Tele Atlas), annunci incessanti di prodotto (all'Ifa di Berlino quello dei vendor di Personal Navigation Device è stato uno dei padiglioni più affollati), eccellenti new entry (chi dopo le varie Sony, Nokia, Hewlett Packard, Panasonic e via dicendo?) ed evoluzioni tecniche dal potenziale grande impatto di mercato (vedi le intenzioni della TomTom e della Garmin di lanciare entro la fine dell'anno i loro primi dispositivi dotati di funzionalità telefoniche) quello dei Gps è probabilmente il segmento più dinamico dell'intera industria hi-tech. E i numeri lo dimostrano.
Nel secondo trimestre di quest'anno, i dati sono stati pubblicati a fine agosto dalla società americana Canalys Research, i navigatori satellitari venduti nel mondo sono stati circa 7,4 milioni, un incremento in volumi del 116% rispetto allo stesso periodo del 2006. A fine dicembre scorso, e i dati sono quelli della Gfk per l'Europa Occidentale, erano stati commercializzati nei dodici mesi poco meno di 7,5 milioni di terminali dedicati alla navigazione portatile e per il 2007 le stime parlano di complessivi 11,8 milioni fra Pnd e smartphone/palmari Gps che verranno acquistati sul mercato.

Un mercato con tassi di crescita così elevati che fa gola a tanti e che, inevitabilmente, porterà presto secondo gli esperti a una forte concentrazione del settore, tramite fusioni e acquisizioni varie. La regione Emea, al momento, si conferma la terra promessa dei Gps, con una quota di mercato che ha toccato il 60% ma fa specie notare come la domanda degli Stati Uniti – oggi pari a un quarto di quella mondiale – esploderà letteralmente nei prossimi tre anni, passando dai 2,9 milioni di pezzi venduti nel 2006 ai circa 20 milioni stimati per il 2010, su un totale di oltre 60 milioni. Un business potenziale enorme, quindi, e ancora vergine dall'essere inflazionato dall'effetto "commodity" che molto ha influito sull'andamento del mercato dei pc negli anni passati. Piuttosto sarà interessante capire che ruolo giocheranno in questo mercato gli smartphone con funzionalità Gps integrate; oggi coprono una minima fetta (circa il 6%) del venduto su scala mondiale ma a detta degli analisti di Canalys i supertelefonini di domani potrebbero essere l'elemento di rottura in un mercato in cui i veri dominatori rimangono i cosiddetti "personal navigation device", i Gps in stile TomTom o Garmin per intenderci. Ma certo è che le varie Nokia, Palm, Mio Technology e Htc sono ben lungi da considerarsi attori di secondo piano di un fenomeno che vale oggi poco meno di 12 miliardi di dollari l'anno.

Volumi in crescita, prezzi e margini operativi in flessione
Garmin e TomTom, una americana, l'altra olandese, sono i produttori dominanti il mercato dei Gps: 24.9% di market share mondiale per la prima (dati Canalys) e 24,3% per la seconda, che però si rifà con gli interessi in Europa (dove vanta oltre il 35% delle vendite). La domanda che si ripetono da tempo gli addetti ai lavori è la seguente: cosa faranno in futuro per respingere l'assalto degli altri specialisti del settore e dei vendori di cellulari e palmari? La battaglia nella fascia bassa del mercato, là dove è il prezzo a fare la differenza, sembra appena cominiciata e i due colossi sembrano del tutto convinti a non chiamarsi fuori, soprattutto in vista delle prossime vacanze natalizie. Sfruttare il fatto che per molti consumatori (anche italiani) il Pnd è una sorta di prodotto "must" e di accessorio hi-tech ormai irrinunciabile e che da prodotto di nicchia questo dispositivo è diventato un articolo per il mass-market, è l'imperativo di tutti i vendor presenti sullo scacchiere ma è anche vero che non tutti possono sopportare determinate pressioni sui prezzi di listino all'utente finale. Il prezzo medio globale dei prodotti Garmin – le rilevazioni sono sempre della Canalys – è sceso per esempio da quota 635.40 dollari toccata nel 2005 ai 443.90 dollari attuali; la rivale TomTom ha dovuto ritoccare verso il basso i propri prezzi passando nello stesso periodo da 627,10 a 374, 60 dollari. La guerra a distanza fra le due superpotenze in fatto di Gps è anche una guerra fra i fornitori di mappe di navigazione; se come ormai è certo Tele Atlas diventerà una costola della Tom Tom, per la Navteq si paventa la possibilità di fare la voce grossa ai danni della Garmin. Con tutte le conseguenze del caso. Per il primo semestre del 2007, proprio la Garmin ja contabilizzato un "gross margin" (profitto operativo) pari al 49.4%, quello della TomTom si è fermato al 42.5%. L'esasperata corsa all'annuncio, soprattutto nella fascia "entry level" della domanda (apparecchi sotto i 300 dollari) rischia quindi di compromettere nel medio lungo termine livelli di profittabilità che nessun comparto tecnologico può oggi vantare; fra due o tre anni al massimo i profitti lordi scenderanno presumibilmente intorno al 30% dei ricavi ma c'è anche l'ipotesi che si arrivi anche sotto il 15%, il che significherebbe un taglio alla voce gross margin superiore al 60%. E buon per gli azionisti Garmin e TomTom che il titolo in Borsa delle due società è volato quest'anno del 92% e del 60% rispettivamente. Ma per quanto durerà ancora questa cuccagna?

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