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La Corte Ue boccia il ricorso di Microsoft

di Gianni Rusconi

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17 settembre 2007

Delle tre ipotesi possibili si è verificata quella forse più probabile: la Commissione Europea batte la Microsoft al Primo Grado del Tribunale dell'Alta Corte del Lussemburgo e ciò significa che viene confermata la sentenza emessa il 24 marzo del 2004 dall'organo antitrust della Ue. Il gigante del software si vede respingere in toto o quasi un ricorso preparato con meticolosa attenzione e viene quindi chiamato a pagare la multa di 497 milioni di euro a suo tempo commissionatole e deve incassare (almeno per il momento) una sconfitta storica nella battaglia legale con il massimo organismo comunitario. La Corte, presieduta per l'ultimo giorno da Carlos Westendorp, ha respinto il ricorso in appello della Microsoft su tutti i punti salienti, accogliendo solo quello riguardante la nomina da parte della Commissione di un "trustee" (fiduciario, e cioè un esperto indipendente) deputato a controllare la corretta implementazione delle sanzioni dell'Esecutivo Ue da parte della Microsoft.

Secondo la Commissione, il fiduciario avrebbe dovuto essere pagato dalla stessa società di Bill Gates, ma i giudici di Lussemburgo hanno respinto questa clausola. Ciò che più importa però e che l'abuso di posizione dominante contestato alla società nordamericana, che detiene una quota di mercato del 95% nei sistemi operativi per computer, rimane quindi riconosciuto e il dispositivo della sentenza parla chiaro: "La Corte ritiene che la Commissione non sbagliò nel definire la gravità e la durata del comportamento scorretto e non sbagliò a fissare l'entità della multa. Dato che l'abuso di posizione dominante è stato confermato da questa Corte, l'ammontare della multa resta invariato a 497 milioni di euro".

Una somma non indifferente a cui andrebbero aggiunti gli ulteriori 280,5 milioni che la Commissione ha deciso di imputare alla Microsoft per il mancato rispetto degli obblighi a cui era stata condannata per quanto riguarda l'interoperabilità del sistema Windows Server. La Corte ha quindi sposato la tesi dell'organo Ue relativamente al fatto che alla società di Bill Gates è stato chiesto di rendere disponibile alcune particolari specifiche tecniche e non il codice sorgente del software, assicurando in tal senso Microsoft dell'impossibilità per altri produttori di replicare uno a uno il proprio sistema. Ma è sulla mancata disponibilità di Redmond a rendere aperto il protocollo di comunicazione che la questione si è arenata, confermandosi una colpa per Microsoft.
Quanto al "bundle" del Media Player all'interno di Windows, la Corte ha avallato la tesi della Commissione secondo cui Microsoft aveva volontariamente integrato i due prodotti per erigere un muro nei confronti della concorrenza e lasciare ai consumatori pochissime possibilità di scelta. Contravvenendo di conseguenza alle leggi comunitarie in materia di abuso di posizione dominante.
Scontato, salvo imprevisti cambi di strategia, il nuovo appello, sebbene sarà limitato a ben definiti punti di legge. I legali di Microsoft potranno presentarlo davanti alla Corte di Giustizia della Ue contro la decisione del Tribunale di prima istanza entro due mesi dalla notificazione emessa oggi.

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