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Il futuro di Motorola si chiama Wi-Max

di Luca Salvioli

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22 ottobre 2007

"In Italia il dibattito sul Wi-Max è ancora all'inizio. Si accenderà quando ci sarà l'assegnazione dello spettro. I grossi operatori sono lenti, l'entusiasmo lo portano i nuovi player". A dirlo è Casey Keller, 45 anni, Chief marketing officer di Motorola. Casey parla bene italiano per via di una precedente esperienza lavorativa che lo ha trattenuto nel nostro Paese per due anni, ma il suo punto di vista si basa su quanto visto all'estero. "Abbiamo quaranta trial sul Wi-Max con differenti player. Siamo presenti in tutti i continenti. Andiamo dagli Stati Uniti al Pakistan, passando dal Bahrein, la Francia, l'Austria. Per la verità non si tratta solo di trial, in molti di questi Paesi le nostre reti sono commerciali, cioè con i clienti già connessi alla rete vera e propria". E sulla base di queste esperienze può dire che "è soprattutto l'ingresso di nuovi operatori a smuovere il mercato, portare entusiasmo, fermento e concorrenza. Comunque sono certo che appena ci sarà l'assegnazione dello spettro il dibattito entrerà nel vivo anche in Italia".

Siete interessati a esserne parte attiva?

Certamente, stiamo seguendo l'iter molto da vicino: siamo ansiosi di sapere quali operatori si aggiudicheranno le frequenze. Vogliamo lavorare al loro fianco spiegandogli le potenzialità di questa tecnologia.

Proviamo a vederle insieme…

Noi siamo fermamente convinti che il Wi-Max sia la tecnologia chiave per le reti di quarta generazione, il prossimo passo della banda larga senza fili. Non posso dire la cifra ufficiale, ma negli ultimi 2 anni abbiamo investito molte risorse nella ricerca e sviluppo di questa tecnologia. Come le dicevo, abbiamo esperienza ormai in tutti i continenti.

Sul fronte della banda larga in mobilità in realtà ci sono un sacco di sigle, alcune delle quali vengono prima del Wi-Max. Si tratta dell'avoluzione dell'Umts, come l'Hsdpa, la Lte (Long term evolution), Cdma (Code division multiple access). Qual è la vostra posizione?

Verissimo, c'è un dibattito. Però il Wi-Max è più efficiente ed economico rispetto ai concorrenti. Per fare le reti ci vuole poco tempo, investimenti ridotti e performance elevate. L'atro vantaggio è che ha applicazioni e servizi diversi in base ai Paesi in cui viene applicato. Nei Paesi in via di sviluppo, per esempio, il Wi-Max può concretamente ridurre il digital divide. Lì abbiamo la possibilità di passare dalle vecchie reti Gsm al Wi-Max.

L'Umts però è arrivato con qualche anno di anticipo…

Certamente, ma la prima dimostrazione per la Lte la faremo a febbraio dell'anno prossimo, quindi in questo caso arriva prima il Wi-Max. Noi comunque lavoriamo con entrambe le tecnologie, pensiamo che ci possa essere un percorso diverso, complementare e competitivo.

Visto che stiamo parlando di sigle, quale standard adottate per il Wi-Max, E o D?

Lavoriamo con l'E, quello per la banda larga mobile. Abbiamo recentemente fatto una dimostrazione a Chicago, mostrando come funziona la connessione in mobilità durante l'attraversamento del fiume. Crediamo che tra due o tre anni tutti parleranno di Wi-Max, e noi vogliamo essere il fornitore più affidabile.

Come si vince la sfida dell'innovazione in un campo in movimento come quello delle telecomunicazioni?

Penso con la facilità d'uso. La gente chiede di poter accedere agli stessi servizi anche passando attraverso ambienti diversi. Vogliamo rendere più semplice l'integrazione tra telefonini, reti e altri device, creando un unico ambiente comunicativo.

Su questo fronte come giudicate l'ingresso di Apple nel mercato delle telefonia?

La Apple ha fatto una fantastica azione di marketing e un bel prodotto: ottimo design, semplicità d'uso e interfaccia che piace molto agli utenti. In realtà dal punto di vista tecnologico non ha portato novità, ma paradossalmente ci sta aiutando. L'iPhone sta iniziando a far entrare in testa agli utenti che il telefono può essere uno strumento adatto ad usare internet, non solo la mail.

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