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Nokia si fa sexy

di Luca Tremolada

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15 NOVEMBRE


Fino all'ultimo sviluppatore. Sono proprio loro, le terze parti, coloro che di mestiere inventano programmi, contenitori e servizi prima per internet e ora per la telefonia mobile che decideranno se Android sarà o meno un buon investimento per Google. A più di una settimana dall'annuncio della piattaforme open source, la coppia Brin-Page Google ha messo sul piatto premi per 10 milioni di dollari a chi creerà applicazioni per il mercato mobile. Un cadeaux per stimolare informatici e ingegneri a impegnarsi sull'internet per i telefonini. Perché se è vero che alla fine i giochi li faranno i grandi carrier decidendo quando spazio dare alle nuove piattaforme aperte per telefonini, è altrettanto vero che la partita sarà decisa da chi saprà sedurre le terze parti. I primi, gli operatori mobili, evidentemente stanno capendo che la rete ha leggi diverse. Finora hanno dettato i tempi dell'innovazione o per alcuni hanno frenato l'ingresso di internet sui cellulari, giustificandosi con i possibili rischi in termini di sicurezza legati all'adozione di software con standard aperti. Proprio per questo se gli operatori renderanno disponibili le loro reti ai dispostivi open, il successo di una piattaforma e quindi di un telefonino rispetto a un altro lo decideranno gli sviluppatori.
Lo sa bene Microsoft che ha aperto il suo browser per il mobile. Lo sa bene anche Nokia che possiede il 48% di Symbiant il sistema operativo presente su tre quarti dei cellulari in circolazione. Lo sa talmente bene che il giorno dopo l'annuncio di Google si è detta aperta, o meglio ha spiegato che non ci saranno chiusure per il software targato Google. Il perché lo si capisce a Oulu, in Finlandia, visitando il suo più importante centro di ricerca. Quo il produttore numero uno al mondo sta investendo tanto, tantissimo non solo per accreditarsi come internet company ma per diventare un polo di attrazione per sviluppatori, tecnici e software house allo scopo di concepire nuove applicazioni del nascente Web 2.0 per la telefonia.
Gli scienziati e ingegneri incontrati nella cittadina a pochi passi dal Polo Artico hanno un mandato preciso: nessun commento sull'iPhone di Steve Jobs, bocche cucite sugli stati di avanzamento della ricerca nanotech, e grandi sorrisi per tutti coloro disposti a sfornare applicazioni in salsa Web 2.0. Il Nokia Beta Lab è un buon esempio di questa operazione. Un sito (www.nokia.com/betalabs/applications) interamente dedicato ai concept e alle idee su cui la comunità degli sviluppatori della società finlandese è attualmente al lavoro. Un sito aperto, nel senso che gli utenti possono partecipare e contribuire con le poprie opinioni. Stesso discorso per l'alfa lab, sostanzialmente un wiki a uso interno degli scienziati Nokia per sviluppare nuove idee. Tutti accorgimenti e caratteristiche di una moderna azienda 2.0 e che se applicati a un gigante dei telefonini come Nokia danno il senso di questa nuova svolta. «A Oulu c'è poca luce, del resto siamo vicino al Polo Nord, ma ciononostante qui brilla l'innovazione», scherza Tero Ojanpera, Chief Technology Officer di Nokia. Nelle sue parole c'è tutto l'armamentario ideologico del social networking: l'utente protagonista, il passaparola, la condivisione. Non solo parole, ma un programma concreto per conquistare quella comunità di sviluppatori indipendenti ritenuta essenziale per liberare le potenzialità di internet sul cellulare. Come il Nokia Mobile Web Server, un software basato su Apache per gli smartphone della famiglia S60 e che li trasforma in un internet server consentendo agli utenti di avere accesso ai contenuti in remoto da un navigatore Web su un dispositivo mobile. In sostanza il telefonino assomigliando per potenza e velocità di calcolo sempre più ad un computer diventara il luogo dove gestire il proprio sito personale. Per arricchire la navigazione mobile ecco pronto Widset, un servizio che, affermano a Oulu, ha già più di 3 milioni di utenti e offre più di 2mila widget. Si tratta di mini-programmini che ricevono informazioni aggiornata dal web. Anche qui, la scommessa è quella di coinvolgere grazie al tool di programmazione per pc Webkit, quanti più programmatori possibile per creare nuovi widget. Ganesh Sivaraman, l'uomo del Web 2.0 di Nokia, smebra convinto che la chiave di volta sia fornire una scatola degli atrezzi capace di replicare sul mobile le logiche di social networking tipiche del Web. Ecco perché alla voce condivisione del nuovo corso 2.0 della Nokia, non poteva non mancare un sito (Mosh) simile a Facebook dove condividere foto, video e documenti. L'idea non è originale. Il produttore del BlackBerry, Research In Motion, ha lanciato un software studiato appositamente per Facebook che permette agli utenti dei suoi telefoni multifunzione di navigare sul noto sito di relazioni sociali. Tuttavia, nelle intenzioni del gigante finlandese Mosh sarà il canale dove gli sviluppatori potranno pubblicare e testare applicazioni mobili. «L'innovazione – sottolinea in perfetto stile Web 2.0 il Cto di Nokia – trova terreno sempre più fertile fuori dai laboratori e vicino agli utenti». Tuttavia è ancora da dentro il lab che escono le tecnologie più interessanti. Come il servizio "shoot to translate". Una applicazione che scannerizza la scrittura. Si fotografa il testo in cinese, per esempio, e il software traduce istatnaneamente. Oppure "Point & Find", un servizio che consente semplicemente inquadrando con la telecamera un oggetto in una vetrina di un negozio di riconoscerlo e ottenre via internet tutte le informazioni commerciali del caso. Sono solo alcune demo. Poco Web 2.0 ma forse proprio per questo capaci di fare la differenza

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