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Per gioco o per forza

di Luca Tremolada

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8 novembre 2007

Qualcuno, esagerando, potrebbe dire che un tema entra nelle agende della politica solo quando diventa un videogame. Ma sicuramente si tratta di un'esagerazione anche quando in ballo c'è una delle questioni più calde balzate all'attenzione di chi governa. Stiamo parlando del cambiamento climatico, o meglio dei pericoli connessi al riscaldamento globale. Un climax ascendente iniziato sotto il profilo mediatico con il fallimento di Kyoto, e culminato nel Nobel per la Pace ad Al Gore e all'Ipcc (il Comitato intergovernativo per i mutamenti climatici dell'Onu).
Inevitabile che insieme ai media, o meglio insieme a tutti gli altri media, anche i videogiochi abbiano iniziato a occuparsene. Come? A modo loro. Se prendiamo come lente l'Independent Game Festival che si terrà a febbraio a San Francisco, scopriamo che i giochi "verdi" rappresentano in termini numerici una bella fetta dei partecipanti. Perlopiù si tratta di simulazioni, più o meno sofisticate, ma molto militanti, nel senso che puntano a educare oltre che a divertire. O, più correttamente, a divulgare e anche, in alcuni casi, a fare propaganda. Come ElectroCity e Energyville: entrambi disponibili sul web, fuori concorso, sono segnalati da La Molle Industria, un sito che analizza le potenzialità persuasive del mezzo videoludico. Per capire cosa insegnano occorre vedere chi li realizza. Il primo è sviluppato da Genesis, l'azienda energetica neozelandese. Il gioco rientra in una campagna di sensibilizzazione al risparmio energetico. Per questo si avverte subito un'impronta ecologista marcata. Si vestono i panni di un sindaco: ogni scelta che vi verrà messa davanti avrà una scheda sui pro e sui contro, in modo che prendiate coscienza dei benefici o dei disastri che potreste fare sull'ambiente circostante. Tweed, la città con il più alto punteggio costruita da un utente di nome Bob, è molto verde ed è alimentata da energia eolica e nucleare.
L'altro gioco in flash ha dietro nientepopodimeno che la Chevron, la seconda compagnia petrolifera del mondo. Con i tempi, anzi con i prezzi del petrolio che corrono, alcune multinazionali hanno cominciato ad abbassare le emissioni investendo in energie rinnovabili. «L'era del petrolio facile è finita», informa il gioco Energyville, realizzato con la collaborazione dell'Economist. Anche qui il giocatore deve scegliere tra differenti fonti per alimentare le attività della città. Il gioco calcola i costi economici, di sicurezza e ambientali di ciascuna scelta e quindi valuta un punteggio di sintesi per la gestione energetica. Inoltre, viene simulato in che modo le politiche adottate impattano sulla città al 2015 e da lì al 2030. Il presupposto di base è che la domanda di energia crescerà in 15 anni del 50 per cento. Quindi, si desume che il nostro stile di vita in termini di consumi sulla scorta della crescita della popolazione resterà inalterato e quindi improntato a consumi eccessivi. Detto questo, la teoria che anima il gioco è quella del peak of oil, secondo cui la produzione mondiale di oro nero avrebbe raggiunto il picco e ora si preparerebbe al declino. Il messaggio contenuto nel gioco è che almeno per i prossimi anni il petrolio servirà a far andare le macchine. In altre parole, in Energyville non c'è modo di eliminare completamente il petrolio dalle politiche energetiche. Alla faccia degli ecologisti più convinti.
Naturalmente anche sugli scaffali, nei circuiti commerciali del videogame, il tema ambientale non è sfuggito alla serie di SimCity. Il gioco di simulazione di città inventato nel 1989 dall'allora giovane talento Will Wright, ora acclamato genio grazie al successo dei Sims, a novembre assumerà una nuova incarnazione: SimCity Societies.
Per questo episodio l'editore Electronics Art ha scelto di collaborare con Bp Alternative Energy, società del Gruppo British Petroleum nata nel 2005 nel segno della ricerca di nuove fonti di energia. Anche qui un'altra major petrolifera che come Chevron si è convertita alle fonti rinnovabili. Se infatti la compagnia americana afferma di spendere più di 1,5 miliardi di dollari in progetti di energia rinnovabile proponendosi come la più grande produttrice di megawatt "puliti", la Bp, nonostante abbia recentemente pagato multe da 373 milioni di dollari per scandali legati alla manipolazione dei prezzi del gas, all'esplosione di una raffineria texana e a perdite da parte di un suo oleodotto, attraverso la divisione Bp Solar è leader mondiale nella produzione di pannelli solari. Per entrambe le compagnie petrolifere i videogame sembrano rappresentare un ottimo strumento di marketing per sensibilizzare le nuove generazioni verso i pericoli del riscaldamento globale e, al tempo stesso, per accreditarsi come nuovi campioni dell'ambiente. Bp nel 1998 utilizzò lo slogan «Beyond Petroleum» per sottolineare il cambiamento di pelle della compagnia. Del resto quello che conta è il messaggio.
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