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È made in Italy il computer stile «Minority Report»

di Gianni Rusconi

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10 dicembre 2007
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Video / Le interfaccie sensoriali a muro
Video / ll tavolo sensoriale

Tecnologie, creatività, ricerca e modelli di business innovativi: gli ingredienti per essere una società al passo con la globalizzazione dei mercati e la domanda di soluzioni digitali avanzate ci sono tutti. E infatti la trevigiana iO, nata nel 2004 per volontà di tre giovani soci (subito diventati otto) con alle spalle esperienze variegate presso aziende e università nel campo dei media digitali e delle Web agency, si presenta con un biglietto da visita per lo meno originale: essere la prima "interactive design firm" per lo spazio fisico. Cosa significa? Lo leggiamo tra le righe del profilo aziendale. iO – che tanto è pronome dell'individuazione e dell'unicità quanto acronimo di input e output - fa del concetto di interazione naturale uno dei propri fondamenti ed è specializzata nella progettazione di spazi e oggetti interattivi in grado di rivoluzionare il modo in cui l'utente/consumatore/professionista accede alle informazioni digitali. E ancora. La missione di iO esprime è portare contenuti digitali interattivi nella vita di tutti i giorni, creando esperienze che rimangano impresse nella memoria delle persone, in ambienti in cui la tecnologia diventa invisibile e lo spazio fisico e il mondo digitale si fondono in un'unica dimensione, totalmente interattiva.

Tradotta in concreto, questa filosofia ha portato allo sviluppo e alla produzione di tavoli su cui spostare documenti in formato digitale come se fossero oggetti reali, di veri e propri muri (o pavimenti) che rispondono alla presenza e ai movimenti del passante. Soluzioni, per chiudere il cerchio, che nascono (da progetti su misura) sotto il cappello dell'ergonomia, flessibili e contestualizzabili per essere anche integrate in spazi di comunicazione/accoglienza complessi e che la società oggi vende a grandi aziende (punti vendita, banche, spazi pubblici) su scala internazionale, estremo Oriente compreso.
Di questa piccola realtà emergente (i 3 dipendenti nel 2004 sono diventati oggi 19) del panorama hi-tech italiano – che ha già all'attivo accordi commerciali e di partnership con nomi quali Gruppo Fiat, Nissan, UniCredit, Monte dei Paschi, L'Oreal Paris, 3M, Ibm e Bacardi - l'edizione on line del Sole 24ore ne ha parlato con Daniele Modesto, Presidente di iO.

Vi definite una "interactive design firm", perché?
La nostra filosofia è quella di utilizzare spazi pubblici, come aeroporti o banche, con strumenti digitali visuali e interattivi e far coesistere tecnologie e spazi fisici, per favorire l'interazione naturale fra persone e ambienti. Siamo uno studio di consulenza per l'intermediazione della relazione e la creazione di spazi interattivi. Non proponiamo hardware, bensì vendiamo idee e progetti ad elevato valore aggiunto intellettuale. Ci definiamo architetti della tecnologia, trasformiamo algoritmi in strumenti di business.

Siete una piccola realtà imprenditoriale: vi sentite fautori dell'innovazione "made in Italy"? E avete ricevuto finanziamenti particolari in tal senso?
Siamo una società a capitale privato che non ha usufruito di alcuna sovvenzione statale e che fa affidamento unicamente sui propri asset. Che sono anche un nuovo modello di business, un nuovo linguaggio con il quale approcciare il mercato e soprattutto il valore intellettuale delle persone che la compongono. Che viene riconosciuto soprattuto all'estero.

Questo significa che il vostro business è destinato a crescere fuori dall'Italia?
L'Italia non è il primo nostro mercato di riferimento. Qui facciamo ricerca e sviluppo ma i nostri progetti li proponiamo con più successo su scala internazionale. Oggi il 50% dei nostri ricavi deriva dall'estero ma è destinato a salire oltre il 70%.

A fine 2007 contate di toccare i 3,4 milioni di euro di fatturato: ma quali sono i margini di profitto di una "interactive company"?
Dopo lo scoppio della bolla Internet, dal 2003 in avanti i redditi dei professionisti del Web sono crollati a picco. Oggi operiamo in un mercato assai competitivo ma è anche vero che è in atto uno spostamento dei budget di comunicazione, pubblicità e marketing verso i media digitali. Le competenze, diversificate e complementari, la proposizione intellettuale, la profonda conoscenza della tecnologia e dei media digitali e la capacità di interpretare i bisogni di business dei clienti: tutto questo, nell'insieme, è il valore che genera i nostri margini.

I vostri clienti sono grandi aziende, è possibile che un domani le vostre soluzioni siano appetibili per il consumatore privato?
Stiamo già lavorando a un progetto per l'ambito domestico ed è iOODesign. Pensiamo cioè a soluzioni di decorazione digitale, a luci e contenuti che rivestano superfici e la collaborazione con alcuni importanti vendor della consumer electronics va anche in questa direzione.

Dove vuole arrivare iO fra qualche anno?
Non pensiamo a una crescita esponenziale delle nostre attività, non vogliamo diventare una super azienda ma crescere in modo profittuale. Il piano industriale prevede di raggiungere i 50 milioni di euro fra cinque anni, passando per i circa sette previsti per il 2008 e qualche decina di dipendenti nel complesso. L'obiettivo principale è quello di essere riconosciuti come detentori di capacità progettuale.

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