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Dcc e Mini Disc: le alternative mancate

di Roberto Faggiano

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20 marzo 2008

Nonostante il successo del Compact Disc come supporto digitale ideale per la musica, proprio Sony e Philips che si erano alleate per crearlo, hanno cercato in passato diverse soluzioni tecnologiche per le registrazioni digitali.
Il tentativo più discutibile fu quello di Philips e Matsushita per dare vita a una nuova cassetta a nastro: venne chiamata Dcc – Digital Compact Cassette – perché riprendeva formato e dimensioni della vecchia musicassetta ma registrava su nastro dei segnali digitali. Esordì sul mercato nel 1992 e resistette per quattro anni prima di uscire di scena. I segnali audio venivano registrati con la codifica Pasc – Precision Adaptive Sub band Coding – in versione 4 bit, un circuito particolarmente complesso che divideva i segnali audio in 32 bande da 750 Hz ciascuna per ridurlo del 75% circa; praticamente un embrione dei successivi sistemi Mp3 ma molto più complicato e costoso da realizzare. Infatti i primi registratori dcc prodotti da Philips, dall'allora controllata Marantz e da Panasonic costavano cifre superiori al milione di euro. Un pregio di questi apparecchi era la totale compatibilità con le precedenti cassette analogiche, il sistema funzionava anche bene ed ebbe un iniziale discreto successo tra gli appassionati. Ma fu un fuoco di paglia: gli apparecchi e le cassette vergini erano molto care, i titoli preregistrati in vendita furono pochissimi e alla fine anche molti appassionati decisero di tenersi stretti i loro precisi registratori a tre testine Teac, allora il massimo sul mercato. I successivi tentativi per trasformare la Dcc in supporto mobile per l'uso in auto o come walkman non ebbero successo e Philips dovette gettare la spugna.
Proprio mentre iniziava il suo breve cammino la cassetta digitale, anche Sony inventò qualcosa di simile: il Mini Disc, che come suggerisce il nome è un supporto molto simile al Cd ma di dimensioni più piccole e inserito in una cartuccia quadrata da 7 cm di lato. Dobbiamo parlare al presente perché Sony non ha mai ufficialmente abbandonato la sua creatura e ha ancora alcuni modelli a listino, dedicati più che altro alla registrazione professionale. Il piccolo disco viene registrato con il sistema Atrac - Adaptive Transform Acoustic Coding - , un concetto molto simile a quello dell'Mp3 che Sony utilizza tuttora con nuove versioni sempre più perfezionate. Rispetto alla vecchia cassetta il Mini Disc era un notevole passo in avanti e anche rispetto al normale Cd permetteva una migliore resistenza all'usura e agli scossoni. In breve tempo Sony propose molte versioni di utilizzo, più che altro portatili della serie Walkman ma anche modelli da tavolo e da automobile. La capacità limitata a circa un'ora di musica ha però rappresentato la palla al piede del supporto, non facilitato nemmeno da prezzi in genere poco abbordabili. Sony però non ha rinunciato al suo Mini Disc nemmeno dopo l'avvento dell'iPod. Nel corso degli anni ha sempre presentato novità tecnologiche, sino al più recente Hi-Md che sfrutta una diversa e più rapida tecnologia per la scrittura e la lettura dei dati, anche di tipo informatico dato che gli ultimi registratori Md possono essere collegati al computer via Usb. La capacità degli Hi-Md può arrivare a 1 Gb. Nel frattempo però le memorie si chiavetta Usb o card Sd hanno visto crollare i loro prezzi, relegando il Mini Disc in un piccolo angolo del mercato. A Sony va il merito di continuare a gratificare gli appassionati che non hanno ancora abbandonato questo tipo di supporto.

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