La tendenza è nota, e anche evidente: molte aziende si sono impegnati a produrre dispositivi elettronici eco-compatibili, lavorando su materiali riciclati e rinnovabili (vedi i telefonini Evolve di Nokia, già in commercio) o su componenti a bassissimo impatto ambientale (per esempio i pc Scaleo ed Esprimo con schede madri "verdi" di Fujitsu Siemens Computers). Una tendenza, però, che non soddisfa certo chi del rispetto e della protezione dell'ambiente ne fa una missione "aziendale" prioritaria, e cioè Greenpeace. Al Cebit, dove il tema del "Green It" era fra i più gettonati (se non il più importante in assoluto), la nota associazione ambientalista ha lanciato un monito ai produttori hi-tech: per eliminare completamente le sostanze pericolose contenute in computer e cellulari e renderli più efficienti da un punto di vista energetico occorre ancora lavorare molto. Il che significa che quanto fatto finora non può bastare ma anche che qualcosa si è mosso nella direzione giusta. Greenpeace ha infatti elogiato - dopo aver esaminato 37 dispositivi di 14 diverse marche - gli sforzi fatti da Sony (per i pc Vaio TZ11), Sony Ericsson (per gli smartphone T650i e P1i), Nokia e Apple (per il MacBook Air) per portare sul mercato apparecchi rispettosi del problema climatico e ha sottolineato anche come molti vendor stiano prendendo sempre più seriamente in considerazione il tema dell'impatto ambientale dei loro apparecchi. Che per essere etichettati come prodotti eco-compatibili, dicono i responsabili dell'associazione, devono però vantare determinate caratteristiche di efficienza energetica e l'utilizzo di materiali riciclabili e non tossici per la loro costruzione. I migliori del lotto campionato, tanto per essere chiari, hanno ottenuto poco più della metà del punteggio massimo disponibile e questo si scontra con l'idea (superficiale) che per un prodotto pensato per rispettare l'ambiente basti consumare meno energia.
Per garantire un prodotto It realmente "green", questa la proposta di Fujitsu Siemens, si dovrebbe arrivare a un marchio di garanzia ambientale uniforme per tutto l'hardware. Una certificazione, in concreto, che tenga conto dell'intero ciclo di vita del prodotto - dallo sviluppo e dalla produzione fino alla fase di smaltimento e riciclo – per dare al consumatore la certezza di acquistare un apparecchio davvero eco-compatibile. Da registrare, in tema di promesse (e progetti) per un'hi-tech colorata di verde ancora inferiori alle reali necessità, il risentimento espresso da Gavin Newson, sindaco di San Francisco, città che punta a diventare entro il 2020 una "zero emission city" grazie a una serie di provvedimenti in materia di energia, trasporti, costruzioni, rifiuti e norme ambientali.
Greenpace, nel presentare i risultati di cui sopra, non ha mancato di far notare come Microsoft e Nintendo (al pari degli altri produttori di videogiochi) non abbiano voluto partecipare al test con le rispettive console di gioco e considerati i volumi di vendita di questi prodotti sul mercato non è probabilmente una gran bella notizia per l'ambiente. L'associazione, infine, ha anche messo in guardia i consumatori del fatto che l'analisi compiuta non può essere considerata una sorta di guida all'acquisto dell'hi-tech "verde" (in quanto i test non sono sufficientemente estesi) e ribadito una speranza: che i dispositivi digitali amici dell'ambiente non siano la punta dell'iceberg o iniziative isolate ma possano diventare un trend generalizzato ed esteso alla produzione di massa. Speranza assolutamente condivisibile, ma è anche vero che è assolutamente necessaria una maggiore consapevolezza dei consumatori nei confronti dell'It eco-compatibile. Consapevolezza che vari addetti ai lavori ritengono stia registrando lenti segnali di crescita.
(G.Rus.)