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Torino, ombelico della ricerca e sviluppo di Motorola

di Gianni Rusconi

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18 marzo 2008

Nove anni di vita e tanti progetti all'attivo, dal contributo apportato allo sviluppo del cellulare multimediale Moto Z10 alla codifica e relativa certificazione dello standard Hsdpa (High-Speed Downlink Packet Access), la nuova frontiera delle reti a banda larga mobili. Quella del centro di ricerca e sviluppo Motorola di Torino, una delle principali unità di eccellenza della casa americana in Europa, è a tutti gli effetti una bella favola il cui lieto fine è ancora da scrivere. Nato nel 1999 e parte attiva del network globale di centri R&D di Motorola (di questi 22 hanno sede nel Vecchio Continente), il gruppo di lavoro che fa capo al Direttore Generale Massimo Marcarini non si fa mancare, quanto ad attività svolte per i cellulari e non solo, praticamente nulla: sviluppo elettronico e simulazioni meccaniche e termiche dei terminali, prova dei software e collaudi di sistema per la validazione finale di nuovi prodotti e accessori destinati ai mercati Emea e globali, integrazione di piattaforma (Symbian/Uiq in particolare), test di interoperabilità su sistemi Gsm e Umts. Quello di Torino, inoltre, è anche l'unico centro della divisione Mobile Devices fra Europa, africa e Medio Oriente che sviluppa in maniera integrata hardware, software e prove di funzionamento sul campo (e quindi anche sulle reti dei diversi gestori), dalla fase concettuale a quella della commercializzazione effettiva dei terminali. Nel suo curriculum vi sono molte delle anteprime che la società americana ha portata negli ultimi sei anni sul mercato: dall'accessorio capace di trasformare un pager ID Gsm in un cellulare al primo modulo Bluetooth per auto al primo telefonino multimediale di fascia bassa con fotocamera digitale (modello C550) e con display a colori e vivavoce (serie V150), dal primo apparecchio Umts Motorola a vedere il mercato italiano (modello A835), dai primi esemplari con funzionalità "push-to-talk" e software i-Mode di serie agli innovativi 3G clamshell con antenna integrata fino alle ultime novità in fatto di smartphone ultracompatti (serie K3) e multimediali (i già citati Z10).
Wireless e multimedia all'ordine del giorno. E sul "touch"…
Con Massimo Marcarini, il Sole24ore.com ha approfondito l'attività del centro di Torino e ha "scoperto" per esempio come molte delle prove di laboratorio sulle componenti meccaniche dei terminali siano derivate in qualche modo dall'esperienza dell'industria automobilistica. "Le simulazioni di caduta e i crash test che operiamo sui cellulari per la misurazione delle resistenza agli urti – ha infatti spiegato Marcarini – sono simili come concetto a quelle effettuate sulle auto di serie. Il nostro compito è di portare innovazione anche in questo campo e sui modelli A835 abbiamo messo a punto un sistema di protezione dello schermo mai visto prima, un antiurto deformabile che ha triplicato la resistenza del terminale". Una delle priorità del gruppo di lavoro torinese, unitamente a tutto quanto riguarda la compatibilità dei cellulari Motorola con le reti di comunicazione wireless (Wi-Fi, Wi-Max, Gps, Bluetooth), è sicuramente l'area audio/video e multimediale, e quindi tutto ciò che è contenuti digitali e trattamento di voce, tracce sonore e immagini. "A Torino lavoriamo su tecnologie all'avanguardie spesso uniche in tutta Motorola – ha confermato in proposito Marcarini – e le prestazioni ottenute sul Moto Z10, primo terminale al mondo a vantare una capacità di riproduzione video di 30 frame al secondo, ne è un esempio concreto". Dove Motorola deve ancora dire la sua in fatto di prodotti già in vendita sul mercato è nell'ambito degli apparecchi con fotocamera integrata da 5.0 megapixel (Nokia, Samsung e Lg sono le uniche al momento a sfidarsi in questob segmento) ma Marcarini ha una precisa idea al riguardo: "premesso che anche Motorola sta lavorando su questo fronte, credo che l'aver spinto sul fattore dei cinque megapixel sia più una questione commerciale che tecnologica. Le prestazioni di questi apparecchi sono infatti le stesse del nostro Z10 con sensore da 3.0 megapixel. Dove ci si potrà spingere quanto a qualità del sensore? Credo si possa arrivare fino agli otto megapixel, oltre ci si scontra con il problema di spazio di cui necessita l'obiettivo ottico".
Altro tema sempre all'ordine del giorno del Centro è quello dell'esperienza utente, che in Motorola vedono essere necessariamente multipiattaforma (il produttore utilizza quattro diversi sistemi operativi: proprietario, open source, Symbian e Windows) e multifunzionale (voce, Internet, contenuti digitali). Sul fronte delle interfacce touchscreen, invece, Marcarini ha qualcosa da dire agli adepti dell'iPhone: "in sé quella utilizzata da Apple non è una tecnologia innovativa, anni addietro avevamo lanciato un palmare con funzionalità telefoniche, la serie A1000, completamente sensibile al tocco e dotato di ricevitore Gps integrato. E a proposito di innovazioni vere e proprie, negli ultimi nostri terminali Motorazr V2, i modelli V8 e V9, abbiamo integrato comandi multimediali "touch sensitive" che tramite un rivoluzionario sistema di riconoscimento sensoriale restituisce all'utente un feedback dell'avvenuta attivazione della funzione mediante una leggerissima vibrazione".
Riciclo dei rifiuti e dispositivi alimentati ad idrogeno
Nel centro di ricerca guidato da Marcarini, infine, non mancano infine sia gli sviluppi in direzione di prodotti altamente innovativi destinati ai mercati di nicchia che studi rivolti al tema dell'impatto ambientale. Motorola è del resto una delle società fondatrici del Consorzio Re.Media, uno dei più importanti organismi italiani per sviluppare e coordinare le attività di trasporto, recupero e riciclo di tutte le categorie di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (i cosiddetti Raee) domestici e professionali e in quel di Torino non mancano sperimentazioni e test su terminali alimentati ad idrogeno e privi di piombo. All'ultimo Consumer Electronics Show di Las Vegas, in tal senso, qualcosa di "green" targato Motorola si era visto e precisamente nel modello Motoslvr L7 equipaggiato con la piattaforma Micro Hydrogen della canadese Angstrom Power, tecnologia che prevede l'utilizzo di materiale combustibile (l'idrogeno nel caso specifico) per l'alimentazione dei dispositivi mobili, in alternativa alle classiche (e inquinanti) batterie agli ioni di litio.

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