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La Ue ha deciso: il Dvb-H è lo standard europeo per la Tv mobile

di Gianni Rusconi

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19 marzo 2008


L'Europa da oggi ha, finalmente e ufficialmente, un unico standard per le trasmissioni televisive su dispositivo mobile: la Commissione europea ha infatti aggiunto il Dvb-H, acronimo di Digital Video Broadcasting for Handheld, alla lista delle tecnologie "certificate" dalla Ue. Partorito dal consorzio Digital Video Broadcasting, il Dvb-H è uno dei protocolli digitali universali assieme al Dvb-S per la televisione digitale via satellite, al Dvb-C per la televisione digitale via cavo e al Dvb-T per la televisione digitale terrestre. L'obiettivo di Bruxelles è quello di promuovere un'offerta armonizzata di servizi di telecomunicazione in tutta l'Unione, la speranza quella di produrre con questa azione gli stessi effetti registrati a valle dell'adozione dello standard di rete mobile Gsm. La promessa fatta ai consumatori è in definitiva quella di uno standard comune che faciliterà la fruizione di programmi televisivi sul proprio cellulare o dispositivo mobile in qualsiasi momento e in qualsiasi parte d'Europa.
La Tv sul telefonino, oggi proposta in Italia solo da 3, ha quindi superato sulla carta uno degli ostacoli che ne hanno limitato fino a oggi la diffusione, quello cioè della mancanza di un "protocollo" unico a cui operatori telco, produttori (di terminali e chipset) e fornitori di contenuti devono fare riferimento. "Se vogliamo che la Tv digitale prenda piede in Europa dobbiamo assicurare certezze in materia di tecnologia": le parole pronunciate ieri dal Commissario Ue per la società dell'Informazione e i Media Viviane Reding sono esplicite e l'invito - sottointeso ma altrettanto chiaro - agli Stati membri e soprattutto a Regno Unito, Germania e Olanda (oppostisi alla possibilità di un unico standard) è quello di darsi ora da fare per invogliare i consumatori a questi servizi. La Commissione, da parte propria, porterà avanti la strategia comunitaria per la diffusione della Tv mobile lavorando sulla definizione di orientamenti sui regimi di autorizzazione e la promozione di sistemi di gestione dei diritti basati su standard aperti.

Dopo l'uscita allo scoperto del luglio scorso, quando espresse chiaramente la propria preferenza per il Dvb-H (sponsorizzato in primis da Nokia e anche da Motorola, Ericsson, Vodafone, O2 e T-Mobile) in antitesi alle altre tecnologie oggi disponibili (come il Dmb, Digital media broadcasting, sostenuto tra gli altri da Siemens e Microsoft), la Reding ha chiuso il cerchio e sgombrato il campo dalle indecisioni legate al vasto numero di standard disponibili. Adesso, come si diceva, tocca al mercato e agli operatori. A Bruxelles sono in tal senso confidenti che entro l'estate saranno ben 16 i Paesi dell'Unione a registrare il lancio commerciale delle prime offerte basate su questo standard e stimano per il mercato della Tv mobile un giro d'affari di 20 miliardi di euro e 500 milioni di telespettatori in tutto il mondo entro il 2011. Gli Europei di calcio che si terranno in Austria e Svizzera in giugno e le Olimpiadi di Pechino in agosto sono considerati eventi chiave per il decollo della nuova tecnologia, ma ciò che più rischia di rendere vano lo sforzo della Commissione è l'atteggiamento degli operatori mobili.

Gli operatori si oppongono: è il mercato a scegliere gli standard
Operatori I portavoce della Gsm Association, consorzio che riunisce tutti o quasi i gestori del pianeta, rimangono infatti su posizioni di prudenza rispetto all'accelerata data da Bruxelles. Non è ancora chiaro se il Dvb-H è lo standard migliore per l'Europa – questo il messaggio della Gsma – e deve essere il mercato a sancire la supremazia di uno standard rispetto a un altro. La Ue, dicono gli operatori, ha fatto le cose un po' troppo di fretta e non è l'aver assunto il Dvb-H a standard unico per la Tv mobile che faciliterà la creazione di pacchetti di offerta (terminali, contenuti, servizi) adeguati a fare della Tv sul cellulare un fenomeno di massa. Il fatto che Corea del Sud e Giappone vantino già oggi circa 20 milioni di utenti per i servizi di mobile Tv (30 volte superiore al numero di telespettatori mobili nell'Ue), deve costituire uno stimolo e un riferimento esplicito. Per la Ue, in tal senso, è vitale l'esistenza di un sistema trasparente e basato su condizioni eque in materia di diritti di proprietà intellettuale, che permetta la fornitura su larga di dispositivi a basso costo. Ed è parimenti fondamentale la creazione di un quadro normativo flessibile e di un programma di gestione delle licenze ben definito.
Gli intenti sono chiari se non che dall'altra parte c'è chi fa muro. Alla presa di posizione delle Gsm Association ha fatto eco per esempio Qualcomm, uno dei principali produttori di chipset per cellulari nonché titolare di una propria tecnologia, MediaFlo (Media Forward Link Only), per il video in mobilità. La decisione della Ue, dicono i portavoce della società americana, rischia di uccidere il mercato e la scelta degli standard dovrebbe spettare agli operatori. La Reading, in ogni caso, va avanti per la sua strada.

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