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Microsoft tenta Yahoo! Yang: pronti ad ascoltare

di Mario Platero

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29 maggio 2008

Il "flirt" fra Microsoft e Yahoo! è tornato a distanza ravvicinata qui a Carlsbad, in California, dove si tiene il convegno annuale "All Things Digital" del Wall Street Journal. È un corteggiamento che avviene in pubblico, e con i massimi protagonisti a chiarire, illustrare, provocare: da una parte, martedì notte, Bill Gates e Steve Ballmer per Microsoft; dall'altra, nel pomeriggio di ieri, Jerry Yang («Siamo pronti ad ascoltare», ha detto) e Susan Decker per Yahoo!. Il messaggio da ambo le parti è chiaro: le porte restano aperte. Una questione di prezzo? Forse. È ancora possible la fusione completa? «Tutto è possibile» dice Ballmer. Anche perché un fatto è chiarissimo: se Microsoft ha la sua "squadra" che lavora a progetti autonomi – e Ballmer e Gates ce lo ripetono in continuazione – un accordo molto forte con Yahoo! resta la formula vincente. E come tutte le formule davvero importanti, la spiegazione strategica, economica e industriale di questo faticoso fidanzamento, è semplicissima, riassunta in un schizzo che Steve Ballmer, il capo-azienda di Microsoft ha disegnato per noi: al centro, un "ecosistema" fatto di dati e algoritmi (la "nebulosa" internet), da una parte gli editori che vogliono vendere la pubblicità, dall'altra gli inserzionisti che la vogliono comprare.
Il collante che li tiene insieme, che alimenta la compravendita, è composto da funzioni di «comunità», di «commercio», ma soprattutto di «search engine», di motore di ricerca. «Alla fine, più le funzioni alimentano traffico nell'ecosistema, più salgono i prezzi e il tutto diventa una questione di dimensione», spiega Ballmer con Bill Gates al suo fianco. «Se vogliamo accelerare la crescita della nostra dimensione – continua Ballmer – per noi ha senso dare un'occhiata a Yahoo!...se nessun altro a parte l'attuale leader del mercato, Google, ha la dimensione, tutto il valore che viene trasferito nell'ecosistema dagli inserzionisti agli editori è controllato da un unico operatore che stabilisce prezzi per tutti. Per questo, per una questione di concorrenza ci sembra che valga la pena di esplorare l'affare Yahoo!». «Sì – aggiunge pronto Gates – per noi è una questione di concorrenza».
I due sono energici, spiritosi e nostalgici. Quella dell'altra notte sarà la loro ultima confessione pubblica congiunta: fra un mese Bill Gates lascerà definitivamente i suoi ruoli operativi a Microsoft. Walt Mossberg, uno dei mostri sacri del giornalismo digitale in America, da sempre con il Wall Street Journal e Kara Swisher, li intervistano. E Gates, sorridente, sornione, deciso, è improvvisamente sospeso tra il suo grande passato, il futuro anche lontano della sua azienda, che ha voluto delineare, lasciando ad altri la responsabilità di portarlo a termine e il suo futuro personale, quello di filantropo al quale dedicherà la totalità del suo tempo. Il passato rivela una filosofia conservatrice, che ha sempre privilegiato l'idea di tenere liquidità in cassa piuttosto che impegnarla in aggressive operazioni finanziarie. Questa filosofia, confermata da Gates non è cosa da poco per capire come mai non si è andati oltre il prezzo di 33 dollari con Yahoo!.
«Abbiamo due princìpi – dice Ballmer – quello dell'investimento e quello della pazienza. Siamo pazienti. Sappiamo come si sta sviluppando il nostro settore, sappiamo dove possono esserci delle opportunità, ma sappiamo anche aspettare". Il frutto dell'investimento più recente è una presentazione in anteprima, sempre l'altra notte, del nuovo Windows 7. Il software sarà pronto per il mercato solo verso la fine del 2009. Ma sarà molto innovativo, quasi completamente "touch screen". Secondo Gates «porterà a un cambiamento dei parametri produttivi dell'hardware, dei computer». Porterà anche all'ammissione che il nuovo Vista è stato un fallimento? «Abbiamo venduto 140 milioni di software Vista nel mondo. Non è stato un fallimento, se dovessimo tornare indietro forse faremmo qualcosa di diverso, ma alla fine abbiamo deciso di privilegiare la sicurezza sulla compatibilità» dice Ballmer. Ma su questo punto è a disagio, proprio lui, che è sempre stato straordinariamente energico. È chiaro che per il futuro di Microsoft il software non basta più. È meno chiaro se vi saranno sbocchi immediati per la diversificazione. Yahoo! continua a nicchiare. La prudenza finanziaria non si sposa con l'aggressività dell'era contemporanea. E Google, che avanza per la sua strada, è il grande assente a questi incontri di Carlsbad. Gates si ferma a cena. Chiacchera di filantropia, di innovazioni nel settore della ricerca sanitaria, del suo futuro insomma. Ma è chiaro che gli riesce difficile staccarsi dal passato. Gli chiediamo che cosa vorrebbe oggi per Microsoft: «Ci vorrebbero tre Ballmer – dice un po' sconsolato – li avessimo sarebbe fantastico».

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