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Microsoft Yahoo!: un matrimonio che (non) s'ha da fare

di Gianni Rusconi

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28 giugno 2008
Speciale Microsoft-Yahoo!

Bill Gates se ne va e fra le tante eredità che lascia a Steve Ballmer c'è anche una spina che, nonostante le smentite, sembra rodere alquanto nel fianco del gigante del software: l'accordo (tutt'ora avvolto da molte ombre) con Yahoo!. Nel giorno dal suo commiato, il fondatore di Microsoft ha dispensato un'ultima postilla sulla saga iniziata all'inizio di febbraio: "improbabile", ha detto Gates in un'interista alla Cnbc rispondendo a una domanda sull'ipotesi deal con la società californiana. Cosa si può leggere nella dichiarazione (perentoria ma al contempo non definitiva) di Gates? Probabilmente l'essenza di tutta quanta la vicenda. Microsoft voleva (vuole) Yahoo! perché per fare il salto in avanti nei servizi Web gli asset della casa di Sunnyvale sono fondamentali ma alle sue condizioni. Che non sono quelle del Ceo di Yahoo! Jerry Yang, strenuamente arroccato sulla volontà (sua e di pochi altri fedelissimi rimasti in sella dopo la diaspora di executive) di preservare l'indipendenza della compagnia e di portarla a nuovi splendori. Un ping pong infinito, che ancora non ha trovato epilogo e che ha visto a più riprese intervenire come protagonisti aggiunti gli azionisti (e il super finanziere Carl Icahn in particolare) e Google (che con Yahoo! ha formalizzato un accordo sulla pubblicità on line sui cui pende il giudizio dell'Antitrust).
Ora Gates se ne va e lascia al fido Ballmer le redini di una Microsoft che, sul fronte dei servizi di search e di advertising on line, è praticamente ferma al punto di partenza. O meglio. Le trattative più volte interrotte e più volte riprese hanno cambiato le carte in tavola fra le due società e oggi, quella che i bene informati danno per più probabile, è un accordo parziale così confezionato: acquisizione delle attività di ricerca e del 33% del capitale con un prezzo compreso fra i 30 e i 32 dollari per azione. Rispetto all'ultima offerta inviata formalmente a Yahoo!, che prevedeva 35 dollari per azione per il 16% della società, Microsoft si impegnerebbe per una fetta più corposa ma pagando meno il titolo agli azionisti, scendendo anche sotto i 33 dollari per azione su cui si era arenato settimane addietro l'ultimo tentativo di scalare per intero la rivale. Parliamo però di ipotesi, di indiscrezioni non confermate ufficialmente dalle parti in causa, da nessuna missiva elettronica inviata ai dipendenti o ai board di una o dell'altra compagnia. Microsoft e Yahoo! vestono al momento i panni di due giovani che si piacciono (tanto) e non sanno come venir fuori da una situazione di stallo che li vede un giorno prossimi all'annuncio del matrimonio, l'altro alla definitiva rottura e l'altro ancora convinti di poter rimanere solo amici.
Le posizioni assunte in questi ultimi giorni dai vertici delle due compagnie non hanno regalato particolari novità a quanto (del possibile accordo) già si sapeva. Ma se a Redmond Steve Ballmer ostenta come sempre sicurezza convinto di portarsi a casa l'obiettivo (le attività di search) alle migliori condizioni possibili per Microsoft, nel quartier generale di Sunnyvale le acque continuano a restare parecchio agitate. Jerry Yang ha scritto mercoledi l'ennesima e-mail agli azionisti difendendo l'accordo appena stipulato con Google e al contempo è assai probabile che stia attentamente valutando come poter sancire l'accordo con Redmond. Cercando in sostanza di tenere il piede in due scarpe (l'alleanza con Google non escluderebbe quella con Microsoft e viceversa) e accontentare così facendo quegli azionisti a lui ostili per aver rinunciato a chiudere la trattativa intascando i 33 dollari per azione messi sul piatto da Ballmer. Il Ceo di Yahoo! è altresì impegnato a tenere sotto controllo le mosse di Icahn in vista dell'assemblea di inizio agosto per il rinnovo delle cariche del consiglio di amministrazione ed è soprattutto concentrato, dicono fonti vicine alla società, a tessere le fila di quella che si può a pieno titolo una riorganizzazione aziendale ispirata da un'evidente centralizzazione delle responsabilità. La "nuova" Yahoo! sta cercando di darsi sostanza a vari livelli – manageriale, tecnologico e operativo – e in cima alla piramide, per il momento, rimangono Yang (Ceo) e Susan Decker (Presidente). La prima scommessa da vincere è di cambiare pelle in tempi brevi, valorizzando tutti gli asset legati al Web (utenti, servizi, tecnologie) e aprire l'orizzonte del business in direzione delle soluzioni dati di nuova generazione (tool di analisi e cloud computing). Rispetto allo scenario che tutti – analisti, media e addetti ai lavori – prospettavano i giorni immediatamente successivi l'annuncio dell'Opa, e cioè "è solo questione di tempo, Microsoft comprerà Yahoo!", l'unica certezza è che il mega merge da 45 miliardi di dollari non si farà. Quando e come (e se) si farà l'accordo parziale centrato sul business dei servizi e delle tecnologie di search è ancora tutto da capire. E questa volta l'architetto Bill non sarà in prima linea a commentarlo.

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