Di maggiore efficienza della macchina amministrativa statale si fa un gran parlare e il nuovo profeta della rivoluzione digitale, il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, torna spesso sul tema dell'utilizzo pervasivo delle tecnologie Internet quale strumento indispensabile per ammodernare servizi e procedure. Il problema di come servire le esigenze degli uffici e dei cittadini-utenti in maniera ottimale è sul tavolo da (tanto) tempo e ancora oggi non è scattala la scintilla telematica fra cittadini ed ente amministrativo. L'adozione di soluzioni do comunicazione basate su protocollo Ip, VoIP naturalmente in testa, fa parte del processo di innovazione e svecchiamento dell'apparato pubblico. E partendo dalla voce, il percorso da intraprendere per cambiare pelle alla macchina statale va a toccare l'ambito della comunicazione integrata, in cui covergono servizi di telefonia, video-teleconferenza e "office collaboration" a vari livelli". La Pa, in tal senso, dovrebbe farsi carico di stimolare l'interesse degli utenti aziendali verso questa tecnologia, equilibrando di fatto il peso rivestito dai due settori (consumer e business, con il primo ad aver catalizzato oltre la metà (3,2 miliardi di dollari rispetto a un totale di 5,8 miliardi, i dati sono di Idc) del fatturato dei servizi VoIP in Europa nel 2007. In Italia il valore del mercato di telefonia su Ip è arrivato l'anno scorso a 830 milioni di dollari, di cui 420 generati dal mercato dei consumatori privati, e il tasso previsto di crescita annuale composito per il periodo 2007–2010 è del 29% e conferma la dinamicità di questo fenomeno.
L'adozione a diversi livelli del VoIp è evidente anche nel confronto fra grandi e medio-piccole imprese, con le seconde a mostrare ancora un atteggiamento limitato verso i servizi Ip a valore aggiunto, che invece sono abbastanza diffusi nelle organizzazioni di notevoli dimensioni. Tornando alla Pubblica Amministrazione, è fuor di dubbio che in questi ultimi anni si sia registrata un'elevata sensibilità da parte del governo e degli organi preposti alla materia verso le nuove tecnologie di comunicazione basate su Internet. L'esempio più evidente lo si vede nella Finanziaria 2008, che ha reso obbligatorio per gli enti centrali l'adozione del VoIP, dando il là a un suo probabile impiego anche negli enti locali quale strumento più adeguato per ridurre la spesa corrente in telecomunicazioni. Il previsto taglio dei costi legato all'introduzione della telefonia su Ip nella macchina amministrativa centrale è stato calcolato (i dati sono della Netics) nel 20-25% della spesa complessiva in servizi telco, che per il 2008 è fissata in 413 milioni di euro. Il risparmio sarebbe quindi di un centinaio di milioni di euro mentre circa 16 sarebbero i milioni stanziati per i nuovi investimenti in soluzioni, con una crescita pari al 15-18% annuo per il biennio 2009-2010. La forbice alle spese, comunque, è solo il primo passo. Stando ai dati raccolti (sempre da Netics) i responsabili informatici di molti comuni ed enti loclai considerano il VoIP come il primo necessario tassello nella costruzione di un sistema di comunicazione unificata. Se il mercato italiano delle soluzioni di Unified Communication è accreditato di una crescita composita nel periodo 2006-2011 del 30% (i dati sono di Idc) un ruolo importante in questa corsa in avanti potrebbe averlo proprio la Pubblica Amministrazione. E c'è un ultimo dato, che proviene dal Cnipa, fa ben sperare circa la diffusione di questa tecnologia in seno alla macchina statale, e cioè quello che vede il 48% delle amministrazioni essersi già attivate per adottarlo in tempi brevi e una medesima percentuale confermarne l'utilizzo nel corso del 2009.