Assurda e ridicola: il Presidente del board di Yahoo!, Roy Bostock, l'ha liquidata così. La rinnovata offerta di acquisto – attestata nell'ordine dei nove miliardi di dollari - per la divisione "search" della compagnia californiana avanzata da Microsoft e dal super finanziere Carl Icahn nella notte di venerdì ha avuto la stessa sorte delle precedenti: rifiutata e rispedita (questa volta con rabbia) al mittente. Nella giornata di sabato, dal quartiere generale di Yahoo! a Sunnyvale, si è levata infatti la piccata risposta alle ultime avances del gigante del software, sobillate dall'artefice della faida interna agli azionisti per rovesciare il consiglio di amministrazione della società. I vertici di Yahoo! quindi non ci stanno, non vogliono sentir parlare di pesante ristrutturazione (che coinciderebbe con la sostituzione di tutto il gruppo dirigente) e di vendere alle condizioni di Microsoft le attività legate di motore di ricerca. A far infuriare Jerry Yang & Co. sarebbero quindi state due condizioni in particolare:; la forma del "prendere o lasciare" e il fatto di dover dare una risposta entro sole 24 ore. Da qui lo sdegno di Bostock profuso in una nota apparsa sul sito di Yahoo! – "è assurdo e ridicolo pensare che il nostro consiglio di amministrazione avrebbe potuto accettare un'offerta di questo genere. Comportamenti così imprevedibili sono quello che ci si può aspettare da Microsoft, ma non va confuso con gli interessi dei nostri azionisti" - e il materializzarsi dell'ennesima pagina "inutile" della saga "Microhoo", che si chiude con un nulla di fatto e con rapporti fra le parti che tornano a essere piuttosto tesi dopo settimane. Lo scenario torna quindi a essere quello di metà giugno, dopo l'altro week end di fuoco andato in scena fra Redmond e Sunnyvale con il ritiro della mega offerta da 47,5 miliardi di dollari e l'annuncio della chiusura definitiva delle trattative. Microsoft torna alla finestra (non si sa quanto l'atteggiamento sia voluto o subito) e Yahoo! rimane ancorata alle sue convinzioni di ballare da sola (salvo tornare periodicamente a parlare con Time Warner per l'eventuale acquisizione di Aol-America On Line) e di sfruttare al meglio l'alleanza appena siglata con Google (che verrà presa in esame a giorni dall'Antitrust) sul fronte della pubblicità on line. In attesa dell'assemblea degli azionisti, fissata il primo agosto.
Il giorno prima del nuovo tentativo di scalata (giovedi 10 luglio), forse non a caso, il numero di uno di Google Eric Schmidt aveva catechizzato la stampa Usa intervenuta all'incontro annuale organizzato da Allen & Co con un perentorio avvertimento: "il mondo (degli affari) è più ricco con Yahoo indipendente. C'è più competizione ... nella ricerca e più competizione nei mercati della comunicazione pubblicitaria in cui Yahoo è leader". E il Ceo della casa di Mountain View è andato pure oltre, prendendo di mira l'odiata rivale: "quando abbiamo visto l'offerta da parte di Microsoft, l'abbiamo considerata anti-competitiva. Ed è facile da capire, basta guardate alla sua storia". A dare colore alla vicenda, negli ultimi giorni, ci si è messo infine anche Rupert Murdoch, numero uno di News Corp. Il magnate australiano aveva infatti espresso seri dubbi sulla possibilità di un accordo fra Microsoft e Yahoo! ed bollata come "molto improbabile" l'ipotesi di un coinvolgimento diretto della sua società nelle operazioni che riguardano la compagnia californiana. Secondo il tycoon, che ha avuto colloqui sia con Jerry Yang per una possibile operazione inerente il social network MySpace sia con Steve Ballmer (il Ceo di Microsoft) per una possibile alleanza anti Yahoo! – "in sei mesi (Microsoft) se ne andrà".
