"La tv digitale? Ha pregi innegabili, che però si possono sfruttare solo eliminando i tanti rischi". Mauro Vergari, responsabile nuove tecnologie di Adiconsum, avverte sui rischi che il consumatore corre in una fase in cui il passaggio dalla tv analogica a quella digitale sembra governato esclusivamente dai soliti noti (i broadcaster e i produttori in primis) con la "marginalizzazione" colpevole dei consumatori.
L'associazione lancia l'allarme in un convegno dal titolo significativo "Dalla tv analogica alla tv digitale: vantaggi e rischi", svoltosi ieri a Roma, nel corso del quale sono intervenuti tutti i soggetti coinvolti nel cambiamento. I tempi, dice Vergari, sono molto, molto stretti. A breve, infatti, la Tv digitale non sarà più solo un capriccio per consumatori impallinati di tecnologia, perché la tv analogica verrà spenta in tutta Europa, Italia compresa. Si comincia con la Sardegna, e via via con le altre regioni, fino al 2010 quando il 70% del paese e 37 milioni di persone sarà digitalizzato. "Una transizione che comporta molti rischi se non verrà gestita nel migliore dei modi". Tra i punti di maggiore criticità, la mancata assunzione di neutralità del governo rispetto alle piattaforme.
Qui le divergenze sono piuttosto nette. Al convegno, il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani ha ribadito la preferenza nei confronti del digitale terrestre perché, al contrario del satellite, garantirebbe la piena interattività. Il satellite, per il sottosegretario, sarebbe destinato invece alla copertura di "aree marginali". Adiconsum non ci sta. "Bisogna garantire al consumatore la libertà di scegliere le modalità e la piattaforma tecnologica da utilizzare per effettuare il passaggio al digitale". Un discorso, quello di Vergari, che trova sostegno non solo in quel che è previsto dalla Comunità Europea e dal contratto di servizio Rai, ma anche nei numeri, che la dicono lunga sullo stato di avanzamento del processo di cambiamento. In primo luogo, i milioni di italiani che si sono dotati di apparati di ricezione per la tv digitale di segnali provenienti da terra, da satellite, e con protocollo Ip, cellulari e cavo. E poi, i cinque milioni circa di italiani che nell'ultimo anno si sono dotati di televisori piatti Hd Ready e Full Hd al fine di usufruire della visione di programmi in alta definizione.
Questi ovviamente hanno scelto di dotarsi di decoder in alta definizione per segnali provenienti da satellite e via cavo attraverso le IpTv, "le uniche piattaforme che al momento permettono la ricezione di programmi televisivi in alta definizione". Dove sta il problema? Questi televisori non sono integrati da ricevitori per la ricezione in alta definizione, cosa che obbliga i consumatori che vogliono usare le potenzialità dell'Hd ad acquistare (ulteriore spesa..) ricevitori esterni e a sottoscrivere abbonamenti. Insomma, per Adiconsum si tratta di un pastrocchio che rischia di far spendere ai cittadini soldi inutili. Evidente invece che un decoder unico possa avere l'effetto benefico di allargare il mercato e abbassare i prezzi. La questione dell'alta definizione si accompagna a quella del formato panoramico "offerto a pagamento come se fosse una chicca".
Insomma, c'è il rischio che si formino cittadini digitali di serie A e di serie B. E, allora, cosa fare? "Una legge che tenga conto delle esigenze del consumatore – risponde Vergari – Decidere all'interno del Comitato Italia Digitale tutti gli step che da qui al 2012 ci porteranno al digitale. Quanto detto finora richiama anche la questione degli standard. "Non si è ancora definito uno standard di trasmissione in Hd utilizzabile da tutte le emittenti italiane". Cosa che crea ulteriore rischio per gli acquisti già effettuati dai consumatori.