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Porte aperte ai vicini

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Giovedí 27 Novembre 2008

Il 30 novembre Facebook apre i cancelli e si espande nel mondo esterno: lancia Facebook Connect, iniziativa finora restata in beta privata. In termini tecnici, è autenticazione di utenti Facebook su siti di terze parti. In pratica, è una piccola rivoluzione per quello che è stato bollato come il social network più chiuso, orgoglioso del proprio recinto. Significa che gli utenti possono visitare altri siti e fare log in con le proprie credenziali di Facebook. Possono ritrovare su siti terzi, così, tutti i propri amici di Facebook, interagire con loro. Le azioni compiute su quei siti possono apparire sul proprio "muro" in Facebook (pagina delle notizie). Infine, quei siti possono usufruire delle applicazioni create dagli sviluppatori per la piattaforma Facebook.
Insomma, «è tutta l'esperienza di Facebook al completo ma fuori dal sito di Facebook», dice Jeremiah Owyang, analista di Forrester Research. È un grosso passo avanti: finora questo social network si è contraddistinto anche perché permetteva accesso alle proprie pagine solo agli iscritti. Da versione web 2.0 di un monastero di clausura si trasforma in una missione di frati pellegrini, che portano il verbo di Facebook in giro per il web.
I siti "evangelizzati", cioè i partner dell'iniziativa, sono a oggi una trentina: ABC Television Group, Amiando, CBS (che include Cnet e The Insider), Digg, Disney, Flock, Hulu, IAC (CitySearch, College Humor, Evite, Vimeo), Kongregate, Loopt, Plaxo, Radar, Red Bull, Seesmic, SocialThing (parte di AOL), StumbleUpon, Twitter, Six Apart, Uber e Xobni.
È solo il primo passo, prevede Owyang: «aderendo all'iniziativa, siti aziendali adesso statici e noiosi potranno connettersi a Facebook e diventare social». Il che favorirà il diffondersi dei social network in ambito business.
«È una gara tra i social network: non solo a rubare utenti altrui, ma ora anche a chi si apre più in fretta e ha migliori rapporti di vicinato con altri siti», commenta Charlene Li, un'altra analista di Forrester (questo è il gruppo di ricerca che ha seguito più da vicino il fenomeno).
«È una tendenza potente, sono numerosi gli esempi di reti sociali che abbandonano i recinti di partenza dei propri social network e si espandono su siti di terze parti», conferma Owyang. Per esempio: OpenSocial (di Google, MySpace, Yahoo!), OpenId (con 10mila siti che lo supportano), Google Friend Connect, Data Portability (MySpace, Yahoo!, eBay, Twitter). Tutte cose a cui Facebook ha rifiutato di aderire.
Poiché sono progetti che non si parlano gli uni con gli altri, però, resta da vedere se il fenomeno sia davvero il superamento dei giardini recintati... oppure se non sia piuttosto la costruzione di giardini più grandi. Ovvero tante alleanze contrapposte. I principali social network sembrano adesso cercare alleati per estendere la propria sfera d'influenza e monopolizzare l'utente. È vero che Facebook si apre ad altri siti, ma allo scopo di accentrare a sé l'esperienza utente: ovunque vada, sarà sempre di Facebook. «Se può usare l'id di Facebook, non ha bisogno di farsi un account su altri siti. Facebook Connect è una risposta a Openid, con cui l'utente può usare lo stesso account su siti diversi», dice Andrew Frank, analista di Gartner. Questo, come altri progetti rivali (di MySpace, Google), è ben lungi dall'essere la possibilità di esportare di peso il proprio profilo da un network all'altro, come si fa con le mail quando si cambia client di posta elettronica. Quella sì che sarebbe una funzione per incoraggiare il passaggio di utenti tra i network; ma Facebook e i rivali non sono ancora pronti a questo passo. In altre parole, Facebook Connect è un'evoluzione del concetto di portale: le mura ci sono, anche se non si vedono. Facebook non tradisce così la propria missione di farsi portale, con applicazioni che mirano a dare all'utente tutto ciò di cui ha bisogno.
Eppure, Facebook Connect e gli altri progetti restano comunque un passo avanti, per gli utenti e per il business dei social network. «L'apertura a siti terzi comunque migliora l'esperienza degli utenti, mentre Facebook guadagna due volte: rende gli utenti più soddisfatti e quindi più fedeli e riesce a fare soldi dalla pubblicità anche quando loro sono fuori dal suo sito – dice Frank –. È un altro tentativo quindi per monetizzare le connessioni sociali (finora Facebook ha fallito a riguardo) e questa volta ricorre all'aiuto di altri siti».

(A.Lo)

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