Finisce l'anno ed è tempo di bilanci e di previsioni. Nel campo dell'information technology non si può certo dire che il biennio 2008/2009 entrerà nella storia come fra quelli più proficui per i produttori hitech. Lo dimostrano i tanti studi di mercato resi noti in questi giorni. Un'indagine di Ubs su 100 top manager internazionali, per esempio, fa notare come l'anno che sta per iniziare vedrà una flessione del 2% negli investimenti in Europa e Stati Uniti. Il 70% del campione di grandi aziende monitorato ha inoltre affermato di voler negoziare condizioni migliori con i fornitori di software per i canoni di mantenimento e aggiornamento dei sistemi. Gli analisti di Forrester Research sono invece più ottimisti e pur avendo rivisto al ribasso in modo netto le proprie previsioni parlano ancora di una crescita della spesa in informatica (negli Usa) dell'1,6%, in virtù di una ripresa (degli investimenti It) che si dovrebbe concretizzare a partire dalla seconda metà del 2009. Idc, da parte propria, ha ritoccato anch'essa verso il basso le stime di spesa in tecnologie delle grandi aziende (il cosiddetto settore "enterprise") ma considera attendibile un salto in avanti del 2,6% rispetto al 2008 (0,9% per gli Usa).
La bufera finanziaria prima e la conseguente recessione dei consumi dopo ha abbassato in sostanza di almeno quattro punti percentuali le iniziali aspettative di crescita del comparto tecnologico e le indicazioni fornite da alcuni dei «big player» del settore fra cui Cisco, Nortel e Dell confermano appieno questa revisione negativa. Più nel dettaglio, secondo Idc soffriranno in particolare le vendite di prodotti hardware (apparati di storage esclusi) mentre per software e servizi It gli effetti della crisi saranno tutto sommato modesti. Una differenza evidente la si noterà infine a livello di macroregioni: Giappone, Europa Occidentale e Stati Uniti pagheranno il dazio più elevato, mentre Europa dell'Est, Middle East, Africa e America Latina continueranno a segnare discreti tassi di sviluppo. In attesa del 2012, quanto esauritasi del tutto la curva discendente degli investimenti il mercato informatico tornerà a crescere del 6%. Il futuro si tinge quindi di rosa ma per tornare a marciare a buon regime il mercato informatico avrà bisogno almeno di due anni.
Il mercato italiano regge l'urto, ma il peso dell'It è sotto la media europea
L'aggravarsi della fase recessiva pare inciderà solo parzialmente sulla dinamica degli investimenti in tecnologie informatiche delle aziende italiane. Stando infatti a quanto previsto dall'Osservatorio Eito (http://www.eito.com), la spesa It nel Belpaese nel 2009 dovrebbe crescere ancora dell'1.2% nel suo complesso grazie al buon andamento del software (+3.9%). Dunque l'Italia tiene botto e al di là delle considerazioni di rito – "il sistema industriale italiano riconosce il ruolo degli investimenti It per ridurre i costi e generare efficienze, proprio in un momento di crisi e difficoltà economiche", ha detto in proposito il Presidente di Eito Bruno Lamborghini il dato è a tutti gli effetti confortante. La domanda di software cresce più della media europea (pari al 2.8%) mentre è sui servizi che le aziende nostrane rimarranno prudenti (investimenti in salita dell'1.1% contro il 3.4% della media continentale). Il bilancio si chiuderà invece in rosso per l'hardware (pc, server e altri sistemi) anche se solo dello 0.3% e secondo Eito sarà assai impattante l'andamento del mercato consumer, che più di quello aziendale mostrerà segni di debolezza. Nel 2009, a detta dell'Osservatorio Eito, l'Italia dovrà quindi guardare con un certo ottimismo anche le telecomunicazioni dovrebbe chiudere in leggero attivo ma lancia nel contempo un allarme: la dimensione della spesa It è troppo limitata rispetto a quello aggregato generato da informatica e telco. L'incidenza degli investimenti It sul totale in Europa è mediamente del 47% mentre in Italia si ferma al 35%: il che significa un gap di 12 miliardi di euro che il Belpaese registra alla voce infrastrutture e soluzioni informatiche a supporto dell'intero sistema industriale.
I portatili «salvano» le vendite di pc ma i piccoli produttori rischiano
Che i portatili - notebook e netbook - siano ormai i personal computer di riferimento sul mercato è un dato di fatto e lo confermano (come documentato in un precedete articolo del Sole24ore.com) i dati elaborati da iSuppli per il terzo trimestre del 2008. La stessa società di ricerca ha leggermente modificato al rialzo le previsioni di crescita del settore per il 2008, portandola dal 12,5% al 13%, e ha fissato al 4,3% e al 7,1% il previsto salto in avanti delle vendite di pc per il 2009 e per il 2010. Dati più che discreti considerando lo scenario dei consumi globale e quello relativo alle tecnologie ma va anche detto che le iniziali stime di iSuppli parlavano di incrementi nell'ordine del 12% e del 9,4% per l'anno a venire e quello successivo. La crisi finanziaria globale si farà quindi sentire anche nel settore dei computer e ciò amplierà il gap di vendite fra pc portatili e da scrivania: i primi, anche grazie ai pc bonsai, potrebbero crescere di circa il 15% mentre le vendite dei secondi sono previste in calo nell'ordine del 5%.
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