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Il paradosso delle major

di Luca De Biase

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Il laboratorio dei nuovi media è la musica. E i concetti in via di sperimentazione si moltiplicano. Non abbiamo ancora assorbito la proposta dei RadioHead di mettere i brani in vendita online a un prezzo libero, deciso dai consumatori, che già la Apple sembra pronta a ridurre il prezzo dei brani senza Drm (il software che limita l'utilizzo a salvaguardia dei diritti d'autore) da 1,29 a 0,99 dollari. Il commento su ArsTechnica è che si tratterebbe di una mossa decisa in risposta all'arrivo del negozio di musica online di Amazon, che appunto propone i brani liberi da Drm a meno di un dollaro.
Intanto, la Universal â?? che qualche tempo fa aveva deciso di rinunciare a un contratto a lungo termine con la Apple per riservarsi il diritto di vendere la sua musica in esclusiva con un altro sistema â?? pare intenzionata a un passo molto innovativo: come riporta la Reuters, la Universal Music Group sta trattando con altre major per arrivare a una piattaforma, chiamata Total Music, che consentirebbe di distribuire musica digitale su diversi dispositivi, dai telefoni ai lettori mp3, in base a una sottoscrizione a prezzo fisso che dovrebbe essere pagata non dagli utenti finali ma dai venditori di terminali.
Tutte queste iniziative hanno qualcosa in comune. Riguardano il tentativo di trovare un modo per far pagare la musica, in un contesto che non cessa di apparire favorevole all'accesso gratuito ai brani. Tradizionalmente, la valorizzazione dei contenuti passava per quella che Francesco Caio, oggi alla Lehman Brothers, chiama l'"identità tra rete e servizio": il giornale e la sua carta, l'abbonamento al telefonino e la rete mobile dell'operatore, la major musicale e il cd. Si riusciva a far pagare il contenuto controllando l'elemento chiave della rete di distribuzione.
Il problema nasce proprio dal fatto che internet è una rete di distribuzione che non appartiene a nessuno. E quindi per ogni paletto che un'organizzazione tenta di piantare attorno alle sue proprietà intellettuali, c'è sempre una strada nuova che si apre e consente di aggirarlo.
L'unico motivo vero che spinge il pubblico a pagare per la musica è la lealtà nei confronti del lavoro degli autori. Tutte le forme di intermediazione vengono pagate solo se aggiungono valore riconoscibile. Il sistema iTunes-iPod è stato riconosciuto come una piattaforma che aggiunge un valore di comodità e bellezza e quindi ha trovato i consumatori disposti a pagare. Amazon ha contribuito aggiungendo al sistema una forma di concorrenza sui prezzi dei brani indipendentemente dalle piattaforme di utilizzo, il che a sua volta sembra portare un valore riconoscibile. L'idea della Universal appare condotta da una convinzione: nessuna major riesce più a convincere i consumatori a riconoscerle un contributo di valore e dunque si può far pagare soltanto indirettamente, attraverso il pagamento del lettore musicale. Vagamente paradossale.
http://lucadebiase.nova100.ilsole24ore.com

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