La musica era lentezza. Ora è velocità. Nel Settecento era per gli straricchi e nell'Ottocento per i ricchi, che ascoltavano la musica comodamente seduti a casa propria: i primi davanti ai musicisti veri, i secondi davanti a una strana scatola che replicava le frequenze sonore (Thomas Alva Edison ebbe la buona idea di inventare il fonografo nel 1870). Oggi invece, è per tutti. Ci sono lettori di file Mp3 che pesano 15 grammi, contengono abbastanza musica da farci dieci concerti, suonano benissimo e distribuiscono emozioni sensoriali all'encefalo anche durante un viaggio in treno, o un volo aereo: velocità.
Ma non parlatene all'industria discografica. Fino a dieci anni fa seduta su un business sicuro e redditizio, è stata colta di sorpresa dalla rivoluzione digitale: con lo scambio gratuito (e illegale) di canzoni fatte di bit, la musica è diventata troppo di tutti. Nel 2006, il fatturato è calato per il settimo anno consecutivo. E un'azienda di computer (che non a caso ha di recente cambiato nome da Apple Computer a Apple e basta) è riuscita, con poche azzeccate mosse, a diventare protagonista della distribuzione musicale con il negozio online iTunes (ha circa il 70% del mercato) e anche con il celebrato iPod (che ha un market share dell'80%): il tutto, in appena cinque anni.
Ma, di certo, l'accelerazione non è finita qui. Anche Wal-Mart, il colosso americano della grande distribuzione, ha un negozio di musica digitale. E ha appena annunciato un catalogo di canzoni senza Drm (Digital rights management), ovvero senza quelle restrizioni alla copia che, fino a qualche tempo fa, erano giudicate indispensabili dalle major della discografia. E invece oggi la Emi già vende canzoni Drm-free su iTunes, mentre la Universal - che vuole divorziare da Apple - si prepara a fare altrettanto per conto suo. Sempre nei giorni scorsi, Real Networks ha annunciato un'alleanza con Mtv per vendere canzoni tramite la rete cellulare di Verizon. "I nostri clienti ci hanno detto chiaramente che desiderano poter comprare musica digitale in qualsiasi momento", ha detto Van Toffler di Mtv Networks. Anche per la strada, di corsa.
Oggi, il mantra non è più il Drm, ma il watermark, la filigrana. In poche parole, alcune canzoni digitali aquistata online portano - nascosti fra i bit - il nome e l'email dell'acquirente. Scoraggiandolo così a diffondere troppo le canzoni che ha comprato.
Secondo Evan Hill di Activated Content, una società che fornisce sistemi per il watermarking a Universal e altri, ci sarebbe una soluzione ancora migliore, per le case discografiche: sfruttare la velocità di circolazione della musica. Ovvero la rapidità con la quale le canzoni si propagano per internet. "Invece delle informazioni personali - suggerisce - ai file musicali copiati, solo quelli copiati, si potrebbe "attaccare" della pubblicità mirata. Così le case discografiche avrebbero un'altra sorgente di ricavo e avrebbero anche tutto l'interesse a facilitare la velocità alla quale corre - lungo le dorsali oceaniche in fibra ottica - la musica digitale di oggi.
La musica è cambiata parecchio, dall'Ottocento a oggi. Il Drm è nato e morto in un lustro. Qualcun altro cercherà di prendere il posto della Apple. E cambierà ancora, in quest'inedita ebrezza di velocità.