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I discografici, Parigi una sveglia anche per noi

di Enzo Mazza

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Presidente della Federazione Industria Musicale Italiana (Fimi) L'accordo siglato nei giorni scorsi a Parigi tra produttori di contenuti e gli Isp in tema di sviluppo del mercato digitale dei contenuti e di lotta alla pirateria online, a seguito dei lavori della Commissione Olivennes, produce alcuni obiettivi concreti che l'Italia aveva inserito tra le linee guida del noto "Patto di Sanremo" che naufragò due anni fa senza condurre a risultati apprezzabili.
I francesi, con uno spirito più operativo e meno politico, hanno portato a casa, in meno di sei mesi, un piano che sicuramente non ha trovato tutti d'accordo, ma che indica alcuni elementi chiave per il decollo di un forte ed efficiente mercato dei contenuti in rete. Certamente le proposte dovranno tradursi in un testo normativo, certamente la diffusione di tutto il repertorio francese in download senza Drm necessiterà di forti investimenti per la digitalizzazione del catalogo, certamente la definizione di standard per l'interoperabilità richiederà un coinvolgimento delle autorità di Bruxelles, sta di fatto però che a Parigi il dado è stato tratto.
È molto importante, viste le similitudini tra Francia e Italia, osservare da vicino i progressi d'Oltralpe sul fronte dei contenuti. Entrambi i Paesi dispongono infatti di una forte produzione culturale nazionale (nella musica il repertorio italiano supera il 50% del mercato) che necessita di un forte sostegno per non essere travolta dai grandi repertori anglo-americani, che sulla rete hanno già conquistato una posizione consolidata.
Entrambi i Paesi, inoltre, sono di fronte a un passaggio, non indolore, da un mercato tradizionale, di prodotti fisici, a uno digitale di prodotti liquidi, che in Italia, nell'ambito musicale, sono già quasi il 10% del mercato totale. Milioni di brani musicali sono venduti dalle piattaforme online, la diffusione di videoclip in rete, su siti come YouTube, Myspace, Yahoo Launch ha superato l'offerta televisiva. I modelli di business delle imprese discografiche stanno cambiando radicalmente. Tuttavia molta strada deve essere ancora percorsa perché se è vero che l'offerta digitale cresce nel nostro Paese con tassi a tre cifre, il calo del segmento tradizionale del cd, di oltre il 20% in tre anni, pesa sensibilmente sullo stato del settore, cosa che di recente è stata anche evidenziata nell'appello inviato al Governo dalle federazioni dell'industria musicale e audiovisiva riunite in Confindustria Sistema Cultura e dalle maggiori organizzazioni sindacali dei lavoratori.
Non solo, la messa a disposizione, tramite le reti P2P, di milioni di file abusivi è un fenomeno ancora molto radicato e costituisce un formidabile competitor sleale per le piattaforme legali che rendono disponibili oltre 5 milioni di titoli, solo nel nostro Paese.
È evidente che l'Italia non può e non deve perdere il treno dello sviluppo sul fronte dell'offerta di contenuti creativi online. C'è il concreto rischio di veder ridurre quote di mercato a livello internazionale, proprio in un momento nel quale le opportunità di globalizzazione dell'offerta per le nostre produzioni, con bacini potenziali di milioni di clienti, si fanno sempre più forti. I francesi hanno preso atto di questo rischio e delle opportunità e hanno pianificato una strategia di ampio respiro.
L'ottimo accordo di Parigi deve quindi suonare come una sveglia per rilanciare subito il tavolo tra fornitori di connettività, piattaforme multimediali e produttori di contenuti creativi, al fine di identificare tre o quattro passaggi fondamentali, tra i quali l'interoperabilità dei sistemi di Drm, un efficace contrasto all'offerta abusiva in rete, con misure penali, civili e anche di autoregolamentazione, e una migliore e più efficiente acquisizione e licenza dei diritti, realizzata magari attraverso la borsa "virtuale" dell'e-content, un'interessante proposta avanzata da Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici nelle sue proposte per il Dpef.

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