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Il software in rete si scopre anti-pirata

di Luca Salvioli

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Internet sta favorendo la pirateria del software. Internet potrebbe ridurre la pirateria del software. Sembra un paradosso ma non lo è affatto. Una piattaforma distributiva resa possibile dalla rete potrebbe risollevare un'industria che, secondo le stime Idc, solo nel 2006 ha registrato perdite pari a 39 miliardi di dollari (poco meno di 27 miliardi di euro). Sono quattro letterine che stanno rivoluzionando il business del software: Saas, acronimo di software come servizio. Un esempio semplice, per capire di cosa stiamo parlando, è quello dei servizi email offerti su internet, come Gmail di Google. In questo caso il venditore ospita tutti i programmi centralmente e agli utenti finali rilascia il servizio via internet, senza alcun software da installare.
Estendendo il concetto a diverse applicazioni, questa piattaforma di consegna è ritenuta dagli analisti una delle tendenze più significative per l'evoluzione dell'industria del software. "Siamo molto attenti ai nuovi modelli di business - spiega Keith Beeman, capo mondiale del l'Anti-Piracy di Microsoft -: il software rimarrà centrale, ma dobbiamo far crescere il valore del servizio. Il pagamento avviene tramite abbonamento, ma stiamo studiando anche la valorizzazione della pubblicità". Cosa c'entra la pirateria con tutto questo? "C'entra, anche se questo spostamento non è motivato dalla lotta alla contraffazione. Si tratta però di una conseguenza che per noi è assolutamente rilevante".
Per spiegarsi Beeman ricorre a un'analogia con la televisione via cavo. "Anche in questo mercato molti accessi sono illegali - spiega - ma la percentuale è decisamente inferiore a quella dei software non originali. La differenza è che gli operatori via cavo, una volta individuato l'accesso illegale, possono semplicemente spegnere il segnale".
È soltanto una delle strade. Ma fa da contraltare all'effetto più noto di internet: secondo Idc con la diffusione della banda larga è diventato, nei Paesi più industrializzati, il principale canale distributivo di software illegale. Beeman viene dalla finanza e coordina un gruppo nato solo cinque anni fa. Prima la lotta alla pirateria del colosso di Redmond era condotta a livello locale, ma l'urgenza di questo tema ha spinto la nascita di un'unità centralizzata che si interfaccia con i satelliti distribuiti in tutti i Paesi.
È probabilmente uno degli uomini più odiati dagli apologeti del software libero. "Il 35 per cento dei software nel mondo è piratato - prosegue -, ed è quindi facile immaginare l'impatto di questo fenomeno sul nostro business: stiamo perdendo buona parte del nostro fatturato. Non ci illudiamo che la pirateria possa arrivare a zero. Ma abbiamo un piano: i nostri investimenti puntano al 50% sull'educazione alla cittadinanza e alle aziende, al 25% sulla ricerca per rendere più difficile la copia illegale e per l'altro 25% nel coordinamento con le forze dell'ordine".
Sul fronte ingegneristico le soluzioni adottate per Vista, l'ultima versione del sistema operativo di Microsoft, hanno fatto in modo che la sua distribuzione senza licenza sia inferiore di due volte e mezzo rispetto al Windows Xp, anche se "nei primi mesi di un nuovo prodotto la percentuale è sempre inferiore". Ci sono poi gli accordi con i governi e le campagne di informazione. "Dalla pirateria ci perdono molto anche i governi. Per ogni copia illegale non vengono pagate le tasse e questo incide sul Pil".
Le ispezioni e le denunce si moltiplicano. Anche nel nostro Paese. Di recente la Guardia di finanza ha sequestrato software illegali per 600mila euro nella capitale. "In Italia questo business è gestito dalle organizzazioni criminali - spiega Marco Ornago, direttore License compliance di Microsoft Italia -: il nostro target non sono i consumatori, ma le aziende. È molto diverso dal caso del download illegale della musica. Scaricare e installare un software è più complicato. Per il 70% delle aziende si tratta di Pmi. Dialoghiamo prima con le aziende e poi con le forze dell'ordine. Vogliamo prima di tutto capire se alla base dell'uso illegale c'è l'intenzione o, come spesso accade, semplici errori o ignoranza".
Il paragone con la musica è azzardato, eppure è un campo di sperimentazione di nuovi modelli di business. I Radiohead hanno deciso di far scegliere al pubblico il prezzo al quale scaricare legalmente il loro nuovo album. C'è una progressiva apertura verso la vendita senza Drm, ovvero i lucchetti digitali che impediscono la copia. C'è chi sostiene che l'economia del settore porterà il prezzo della musica a zero, con una crescita del ruolo della pubblicità.
Cosa arriva di tutto questo all'industria del software? Beeman ci pensa. "No, il software non diventerà gratis. Ma cambieranno i modelli di business e calerà il prezzo delle licenze. Crescerà la pubblicità. Immagino un'estensione del concetto di "trial version". Queste sono gratis, ma solo per un certo periodo. Si possono pensare delle variazioni, ad esempio distribuendo gratuitamente solo alcune funzioni valide per sempre".
lucasalvioli.nova100.ilsole24ore.com

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