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Musica online, un business che sfida la crisi

di Daniele Lepido

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16 gennaio 2009
Il dossier dell'Ifpi

Musica acciaccata e in cerca di nuovi (profittevoli) modelli di business, ma anche sempre più agguerrita nel combattere il lato oscuro della "forza", la pirateria, che viaggia ancora allo strabiliante tasso del 95 per cento sul totale dei download. L'industria internazionale delle note stringe i denti e archivia un 2008 che potrebbe segnare la svolta, arrivando a toccare i 3,7 miliardi di dollari, in crescita di un altro 25% sull'anno precedente. E' questo il dato principale che emerge dal Digital Music Report 2009, il dossier sul settore messo a punto dall'Ifpi, l'associazione che raccoglie in giro per il mondo oltre 1.400 etichette di 72 Paesi.

Questa la novità: le major del disco hanno cambiato strategia nel loro acrobatico tentativo di far tornare a pagare quello che in molti si sono abituati a consumare gratis: basta anatemi nei confronti del "cattivo" peer-to-peer, meglio un'azione industriale più concreta volta (anche) a regalare la musica ripagandosi in altro modo rispetto ai vecchi tempi. Come? Coinvolgendo nella filiera della musica i grandi produttori di telefonia mobile, le piattaforme "monstre" su internet come Myspace Music e anche i fornitori dell'accesso al web sui quali i discografici stanno esercitando una decisa azione di lobbying per convincerli a controllare chi, sui propri network, scarica a go-go contenuti illegali, valutando l'ipotesi di tagliargli l'abbonamento per dodici mesi.

Occhi puntati, dunque, sul tema della redditività, con alcune prime tiepide buone notizie: le piattaforme di musica digitale legale (in primis iTunes, che rappresenta ancora circa il 90% del mercato), sono arrivate a valere il 20% sul totale delle vendite musicali (+15% sul 2007). La music industry si sente quindi in prima linea sul fronte dell'online visto che – secondo i dati dell'Ifpi – è in grado di generare in termini percentuali più ricavi da internet rispetto ad altre piattaforme digitali, per esempio legate ai quotidiani (fermi a quota 4% del fatturato derivante dalla rete), ai periodici (1%) o all'industria cinematografica (4%). Sul fronte invece dei download, le tracce singole sempre secondo l'Ifpi sono cresciute del 24% nel 2008 a 1,4 miliardi di pezzi. Bene anche gli album (+36%), mentre il singolo più scaricato è stato Lollipop di Lil Wayne a quota 9,1 milioni di tracce.

«L'industria musicale sta cercando di reinventare se stessa e i propri modelli di business – spiega al telefono John Kennedy, presidente di Ifpi – spingendo anche sulla distribuzione gratuita per gli utenti dei brani, e ripagandosi con altre forme di business che vanno dalla pubblicità online agli accordi con gli Internet service provider».
Sul fronte italiano, procede il buon andamento del digitale al quale fa da contraltare la solita frenata dei Cd: «Sull'intero 2008 – sostiene Enzo Mazza, numero uno della Fimi – ci aspettiamo una crescita della musica digitale del 20%, contro una flessione sempre del 20% per i compact disc». Che tradotto in cifre, significa un valore del fatturato generato da Cd di poco superiore ai 150 milioni di euro (dai 196 del 2007), mentre tutto il comparto della musica digitale dovrebbe superare i 16 milioni di euro, con la spinta più forte che arriva del web e un discreto rallentamento delle suonerie.

L'impressione è che il tasso di penetrazione del prodotto musica-legale sia ancora lungo e faticoso. E forse solo un'azione coordinata dell'industria, che coinvolga i governi e anche gli Isp, i fornitori dell'accesso alla rete, potrà scoraggiare lo scambio illegale di file musicali e non, anche se ci si dovrà abituare a fornire ai consumatori servizi a prezzi sempre più accessibili, con un'attenzione crescente alla qualità della musica. In questa direzione sembra andare anche il Comitato anti-pirateria appena costituito dal Governo, coordinato dall'ex commissario della Siae, Mauro Masi. E l'esempio di modelli di business come quello di Comes with music di Nokia, dove con l'acquisto del cellulare si compra anche il diritto a scaricare musica, è una delle strade. Interessante anche la via "danese": l'operatore Tdc al prezzo di 359 corone al mese(46 euro), offre un collegamento a 20 Megabit assieme al diritto di scaricarsi tutti i brani che si vuole. E per chi è meno esigente in termini banda (1 Megabit), bastano 179 corone (24 euro). Quando anche in Italia?

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