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Burns (Xerox): «Meno hardware più servizi per il printing»

di Vittorio Carlini

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11 Febbraio 2009
Ursula Burns, presidente di Xerox

La stampa su misura. È questo il trait d'union che, nelle parole di Ursula Burns, presidente di Xerox, tira i diversi fili della crescita del colosso mondiale delle stampanti. «Così come il sarto confeziona l'abito su misura - spiega al Sole 24 Ore la manager 50enne -, così noi dobbiamo essere in grado di offrire prodotti adeguati a ciò che il cliente chiede». La crisi obbliga le aziende, oltre che i singoli consumatori, a ridurre gli investimenti in tecnologie, stampanti e fotocopiatrici comprese. «Se diamo loro soluzioni ad hoc per fare business con più efficienza, e risparmiando - dice la Burns -, la recessione per noi si trasforma in un'occasione. Da sfruttare». Insomma, meno hardware "grezzo" e più stampa su misura per contrastare la congiuntura negativa. Anche se, poi, la suggestione strategica deve tradursi in business concreto. Così, non è un caso che Xerox abbia deciso, con una eco che richiama Ibm, di puntare sui cosiddetti servizi. Un'attività che, di fronte a un giro d'affari complessivo salito nel 2008 a 17,6 miliardi di dollari (+2%), è riuscita, seppure non di molto, a crescere più velocemente (+3%). «E in futuro assumerà un'importanza ancora maggiore». Per la Burns, che Forbes ha inserito nel 2008 tra le 100 donne più influenti del pianeta, la motivazione è semplice: «Pensiamo alla redazione di un giornale - dice -. Qui l'uso di documenti, cartacei e digitali, è costante. Quindi, non stupisce l'imbattersi in pile di carta, stampanti e persone addette al loro funzionamento. Situazioni spesso gestite male, che danno luogo a spreco di denaro». Ebbene, in questi contesti, il gruppo hi-tech diventa interlocutore privilegiato. «Offriamo i nostri servizi: dalla consulenza per disporre in maniera più economica le macchine fino all'outsourcing delle stesse». Una diversificazione di attività che, nelle intenzioni della Burns, deve spingere i conti del gruppo. Proprio quei conti però che, nell'ultimo trimestre del 2008, hanno visto l'utile netto praticamente azzerarsi: 1 milione di dollari contro i 382 dello stesso periodo del 2007. Una situazione che il presidente di Xerox considera eccezionale: «Certo, abbiamo scontato la generale debolezza della domanda, oltre al calo dello yen rispetto al dollaro (in Giappone Xerox ha una fetta importante della produzione, ndr). Ma la causa principale sono circa 400 milioni di costi di ristrutturazione», cui è legato il taglio di 3.400 posti di lavoro. «Una scelta dura ma non rinviabile (gli ultimi esuberi saranno eseguiti nel terzo trimestre, ndr) e adesso siamo posizionati al meglio per fare fronte alla crisi. Tanto che nei primi tre mesi dell'anno stimiamo un Eps tra 16 e 20 cent». E sull'intero esercizio? «Fare previsioni di medio periodo è difficile. In generale non credo a una significativa ripresa dell'economia mondiale nel 2009: per questo, sull'anno, stimiamo "flat" il nostro giro d'affari». L'Esp, rebus sic stantibus, dovrebbe essere attorno a 1 dollaro. «Rispetto al dividendo, invece, confermiamo quello dello scorso esercizio».
Ma la Burns, più che sui ricavi, focalizza l'attenzione su marginalità e generazione di cassa: quella operativa, nel 2008, ha raggiunto i 939 milioni di dollari. E, attualmente, sottolinea: «Il cash flow generato è importante». Già i margini, la cassa. Ma quali le attività, oltre i servizi, su cui Xerox si focalizza per sostenere questi fondamentali? «Una è la stampa a colori - risponde il manager - Il color printing, i cui ricavi nel 2008 sono saliti del 5% a 6,66 miliardi, permette di mettere immediatamente in risalto l'argomento voluto. Ne fanno grande richiesta, per esempio, le società di credito che emettono fatture: le somme dovute dal debitore, scritte in rosso, saltano subito all'occhio». E il risparmio di tempo e costi è notevole. Non meno importante, poi, è il "new business of printing". Un'attività anch'essa con il retrogusto della stampa su misura. «Significa offrire la possibilità ad un'azienda di diversificare il printing. Pensiamo ad un agenzia di viaggio che, grazie ai nostri software, può fornire la brochure personalizzata a chi parte per una particolare destinazione». Infine, l'altro importante focus è sulla tipologia di clienti. «Non più solo grandi e medie aziende. Ma anche, e soprattutto, piccole società e piccoli gruppi. Ci sono, per esempio, sempre più richieste per i giornali di campus universitari». Fin qui la strategia. Ma puntare sulle proprie forze non è un azzardo? La domanda è debolissima e c'è chi dice che il settore hi-tech, anch'esso in crisi, dovrebbe chiedere incentivi al Governo. «Non sono d'accordo. I fondamentali del settore sono forti. Al contrario sono i nostri grandi clienti, quali banche e case automobilistiche, che hanno ricevuto miliardi di dollari in aiuti per superare le difficoltà». Proprio su questo fronte c'è polemica: si chiede più durezza nei confronti di Wall Street. «In situazioni normali il mercato non va imprigionato da troppe regole. Ma oggi viviamo tempi eccezionali che richiedono regole eccezionali. Dev'esserci un'assoluta trasparenza su chi riceve i soldi dei contribuenti, su quale uso se ne fa e su come verranno restituiti. I contribuenti hanno eletto il presidente Obama proprio perché definisca queste regole eccezionali e perché possa rappresentare la loro voce».

11 Febbraio 2009
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