I social network fanno ancora paura alle aziende. E non si tratta più solo del potenziale rischio di vedere calare la produttività dei dipendenti, impegnati in relazioni e conversazioni virtuali a discapito del lavoro. A preoccupare oggi è soprattutto la sicurezza aziendale. Con lo scambio quotidiano d'informazioni di lavoro che avviene sulle "reti sociali", i dipendenti rivelano infatti costantemente le informazioni connesse alla propria azienda, inviano messaggi e chattano con altre persone, condividono informazioni di viaggio ed accennano persino agli sforzi per mantenere un cliente. Se un'identità virtuale viene rubata o, peggio ancora falsificata, l'azienda corre quindi il rischio che le informazioni sensibili diventino accessibili anche al di fuori della rete aziendale. Un esempio? Molti professionisti hanno reso pubblici abbastanza dati personali, da poterli aggregare e usare facilmente per costruire un profilo online completo con un rischio di vulnerabilità digitale sempre più alto che può portare alla falsificazione, o nei casi peggiori, al furto di identità con danni sia alla persona che alla reputazione aziendale.

Essere in grado di gestire i rischi delle applicazioni Web 2.0 all'interno dei siti di social networking diventa allora una vera e propria priorità. La soluzione? Consentire ai dipendenti l'utilizzo dei social network ma evitare, al tempo stesso, il rischio di perdite di dati o di uso improprio legato ad alcune specifiche funzionalità. Su questa linea Aladdin Knowledge Systems, società leader nel settore della sicurezza dei dati, ha messo a punto una nuova tecnologia di autenticazione per protegge i dati e le applicazioni aziendali più importanti. Si chiama Aladdin eSafe AppliFilter e consente alle aziende di controllare alcune funzionalità potenzialmente rischiose senza necessariamente dover vietare tout-court l'utilizzo delle reti sociali sui luoghi di lavoro.
Tra le funzionalità più rischiose c'è, ad esempio, il "Trova amici" di Facebook che nasconde il rischio di autorizzare contatti che si rivelano false identità portatrici di virus o malware. O ancora l'applicazione "Huddle Workspace" di Linkedin, che mette a disposizione un desktop su cui lavorare da diverse postazioni dislocate in luoghi differenti. Queste applicazioni creano un flusso di dati continuo fra la rete e il singolo desktop e le aziende riescono difficilmente a gestire e a fronteggiare gli elevati rischi relativi alla sicurezza.

Se i social network sono ormai una realtà imprescindibile, minimizzare i rischi e migliorare la produttività capitalizzando sul valore operativo e collaborativo che questi siti sono oggi in grado di apportare, diventa allora la vera sfida.