La sede italiana di Bang & Olufsen è la prima a pagare le spese di un'annata da dimenticare per il marchio danese, gli uffici di Milano infatti sono stati chiusi il 31 marzo.
Tutte le attività collegate alla sede italiana passano alla sede spagnola o sotto il diretto controllo della casa madre, escluso il ramo dell'assistenza tecnica.
Nel periodo che va dal giugno al novembre 2008 i conti di B&O sono precipitati da un attivo di 205 milioni di Corone danesi (pari a circa 29 milioni di euro) del semestre precedente a un passivo di 166 milioni di Corone danesi (pari a circa 22 milioni di euro).
Unico settore in controtendenza è quello relativo a componenti per autovetture, dove i valori sono raddoppiati in positivo grazie alla collaborazione con Audi.
Interessante notare come le ingenti perdite siano da imputare proprio ai mercati più importanti per il marchio: Germania, Gran Bretagna e la stessa Danimarca hanno fatto segnare un perdita nel fatturato di ben 296 milioni di Corone danesi (pari a circa 40 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. L'azienda danese non è certo l'unica a trovarsi in cattive acque in questo periodo ma va notato come il principale concorrente di B&O, la tedesca Loewe, abbia invece saputo crescere nello scorso anno grazie a una offerta di prodotti molto più azzeccata.
I vertici B&O sono già stati praticamente azzerati nel corso del 2008, con una esemplare autocritica dei metodi di progettazione dei prodotti, non più in grado di reggere alla concorrenza e al rapido progresso tecnologico. Nell'ultimo anno B&O ha presentato pochi prodotti: un buon server multimediale, un faraonico televisore da 103 pollici e ben 100.000 euro di listino e un tv da 40 pollici (il BeoVision 8-40) sulla cui estetica anche i più affezionati fan del gruppo hanno sollevato qualche perplessità.
E tra le novità del 2009 viene annunciata per ora la disponibilità di un decoder per la tv in alta definizione da integrare nei tv, un dispositivo che per la cronaca viene offerto da oltre due anni dai marchi coreani e giapponesi.
Altri inevitabili tagli erano previsti per l'organizzazione ma spiace che i primi a subirne le conseguenze siano proprio i collaboratori della sede italiana, con uffici inaugurati da pochi mesi nel pieno centro di Milano e arredati con l'inconfondibile design nordeuropeo.
L'Italia è tra l'altro uno dei pochi Paesi che aveva quasi pareggiato le vendite nel 2008 rispetto all'anno precedente, confermando la passione per il bello del pubblico italiano e confermando che il tipico cliente B&O non aveva certo modificato le sue abitudini.
Colpisce poi che la casa madre danese non abbia ritenuto di stendere nemmeno una riga riguardo a questa chiusura, la cui notizia è stata lasciata alle scarne parole degli amareggiati licenziati.
Ai rivenditori italiani spetta ora il compito di sostenere il marchio danese in un momento così difficile, sperando che B&O possa risollevarsi con le proprie forze, proprio come i signori Peter Bang e Svend Olufsen nel lontano 1925, nel remoto villaggio danese di Struer, seppero creare dal nulla un'azienda di fama mondiale ed esempio di tecnologia e design per decenni.