Il quarantesimo Rapporto Assinform è anche il più "cattivo" dal punto di vista dei numeri e delle previsioni. Ma i prodromi e le avvisaglie erano già ben presenti negli anni precedenti, nella mancanza di politiche decise per l'innovazione e di una cultura diffusa della modernizzazione, nella costante riproposizione a livello governativo di tagli alla ricerca e allo sviluppo.
Ennio Lucarelli, Presidente di Assinform, non ha peli sulla lingua:"La scarsa consapevolezza politica sulle potenzialità dell'It, ha portato il nostro paese a perdere di vista la natura intrinsecamente industriale delle tecnologie informatiche e a dimenticare che esse sono state a pieno titolo emblema del made in Italy". E richiama la necessità di una politica industriale che si preoccupi di sostenere l'innovazione dello stesso settore It, utilizzando il ruolo di traino che la domanda pubblica deve avere sia nei settori strategici della difesa e dello spazio, che in quello del proprio ammodernamento (Consip, Sogei, grandi aziende in monopolio) e dei servizi ai cittadini, come nell'organizzazione dei grandi appuntamenti mondiali (Expo 2015). Traino che può essere di grande efficacia, a condizione che il sistema pubblico guarisca i mali endemici quali i bassi investimenti e le lentezze e complessità nelle procedure d'acquisto, inclusa la grave e sempre più diffusa patologia dei ritardi dei pagamenti.
Tutto questo fa dire a Lucarelli che "oggi non ci sono alternative a una stretta alleanza fra industria e It". Una partnership strategica che aiuti le imprese ad affrontare la crisi non in un'ottica difensiva, ma con strumenti innovativi capaci di aprire nuovi percorsi di crescita. Occorre proporre prodotti e servizi nuovi, basati su tecnologie innovative. Occorre conquistare nuovi mercati.
"L'attuale crisi – dice Lucarelli - può rappresentare un punto di rottura con il passato, da cui il mondo globale deve ripartire per cogliere nuove opportunità. Per l'Italia, la discontinuità deve riguardare soprattutto la politica per l'innovazione". Bisogna far presto, visto che l'indice d'innovazione si colloca non solo ben al di sotto di tutti i paesi più avanzati, ma anche di Spagna, Grecia, Islanda. "Ma perdiamo terreno anche nei confronti di Slovacchia, Turchia, Romania, Bulgaria, paesi che sull'innovazione stanno accelerando". Il dato della caduta del 5,9% della spesa It, e la conseguente riduzione del numero degli occupati (25 mila a fine 2008, un altro 0,8% nel primo trimestre 2009) mette i brividi.
E spinge Lucarelli ad avanzare al governo una serie di richieste che hanno un deciso carattere emergenziale: detassazione degli utili delle imprese investiti in innovazione digitale; incentivi all'innovazione inseriti in ogni iniziativa del piano anticrisi; fondi nazionali Fas (Fondo Aree Sottoutilizzate 2009-2011 circa 14 miliardi di euro su cui deciderà il Cipe nella prossima riunione) per finanziare Industria 2015 da cui far partire l'atteso progetto It e lanciare nuovi programmi, in particolare il Piano e-Government 2012, il Fondo Ricerca e Competitività; un impegno sullo sviluppo dell'e-commerce che aiuti le Pmi italiane ad affrontare nuovi mercati; la ripresa della strada delle liberalizzazioni e del superamento dei monopoli.
