Attenzione a pubblicare su internet foto di amici, numeri e dati personali o, semplicemente, accettare, con troppa disinvoltura, proposte di amicizia, magari di qualche bel ragazzo o ragazza. Come, pure, ricordarsi di usare sempre login e password diversi da quelli utilizzati per la propria posta elettronica o per la gestione del conto corrente bancario on line. I rischi, spiega il Garante della privacy, in un opuscoletto, di 24 pagine, su vizi e virtù dei moderni social network, sono tanti e, molto spesso, dietro l'angolo, visto che «immagini e informazioni possono essere rubati con estrema facilità (abbondano sui siti casi di falsi profili di attori, politici e gente nota) e, inoltre, complici i motori di ricerca, i dati possono, comunque, riemergere anche a distanza di anni». Quando, ormai, ci è si è rifatti una nuova vita o è arrivata la tanto agognata promozione lavorativa e il riaffiorare di vecchie storie del passato o di qualche pesante critica al capo possono risultare controproducenti e, spesso, pericolose. Questo, perché, spiega il Garante, i vari Facebook, MySpace e company sono strumenti che danno l'impressione (sbagliata) di uno spazio personale, di una piccola comunità, quando, invece, si tratta di un falso senso di intimità, che può spingere gli utenti a esporre, a briglie sciolte, la propria vita privata, a rivelare informazioni strettamente confidenziali, provocando "effetti collaterali", anche a distanza di tempo, che non devono essere sottovalutati.
Non tutti sanno, per esempio, che accettando di entrare in un social network, si concede all'impresa che gestisce il servizio la licenza di usare (senza limiti di tempo) il materiale inserito on line, e, cioè, le foto, gli scritti, i propri pensieri. E se, poi, (come spesso accade) ci si stufa e si desidera uscire dal servizio, quasi sempre è permesso solo "disattivare" il profilo e non di "cancellarlo", con la conseguenza che tutto quello che si è messo in internet rimane conservato nei server (gli archivi informatici dell'azienda) a data immemorabile.
Di qui, quindi, l'importanza, ricorda il Garante, di leggere bene cosa prevedono le condizioni d'uso del servizio e le garanzie di privacy offerte nel contratto che si accetta al momento dell'iscrizione. Anche perché, la maggior parte dei social network ha sede all'estero e, quindi, in caso di eventuale dispute legale non è detto che si venga tutelati dalle leggi italiane ed europee. Fermo restando, comunque, che il miglior difensore della privacy (e, in genere, della legalità) è, in prima persona, l'utente del servizio, il vademecum del Garante ricorda come, per esempio, quando si mettono on line foto di amici o di familiare sia bene, sempre, informare l'interessato (acquisendone il consenso).
Inoltre massima attenzione per le informazioni rese disponibili su internet. Da data e luogo di nascita è possibile per un esperto ricavare il codice fiscale e, da qui, magari, carpendo qualche altro dato in più, si può risalire, anche, al nome utente e alla password o, ancor peggio, al conto in banca. Consigliati sono, poi, gli pseudonimi (i cosiddetti nick): non bisogna, però, inserirci dentro informazioni personale e sarebbe opportuno crearne uno diverso per ogni rete a cui si partecipa.
Anche dalla pubblicità indesiderata (spam) possono derivare minacce. Un'accortezza, in questo caso, può essere rifiutare il consenso all'utilizzo dei dati per attività mirate di pubblicità, promozioni e marketing. In generale, conclude il Garante, bisogna sempre limitare al massimo la disponibilità delle informazioni, specie da parte dei motori di ricerca. Insomma, prima di "accedere a questi siti" è bene, sempre, sapere chi ti può contattare, chi può leggere quello che si scrive, chi può inserire commenti alle pagine, che diritti hanno gli utenti dei gruppi ai quali si appartiene. Magari, ci si stufa e passa il divertimento, ma, certamente, si sta più tranquilli e si evitano, poi, brutte sorprese.