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Quella volta che Jobs

di Luca De Biase

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15 ottobre 2009

«Tablet? Non capisco il valore di un tablet». Questo passaggio di una conversazione con Steve Jobs, avvenuta a Parigi poco più di cinque anni fa, è restato un pensiero irrisolto. Ma a quanto pare, non lo sarà ancora per molto. Questa è la stagione dei tablet. I primi modelli sono usciti. Moltissimi sono in arrivo. Proprio nel momento in cui si diffondono gli e-book e il Kindle si diffonde oltre i confini degli Stati Uniti. E in un anno in cui le compere natalizie potrebbero essere meno copiose del solito. Perché?
Quando Jobs diceva di non capire i tablet, la Microsoft era in piena campagna di lancio del suo software per pc portatili che si potessero usare sia con la normale tastiera sia con una pennetta e uno schermo sensibile. I costruttori, Hp in testa, seguivano le indicazioni della Microsoft come se fossero ordini. Ma il mercato non si faceva vedere. Anche perché il prodotto era davvero di nicchia: qualche applicazione per la scuola, alcune soluzioni per i venditori in giro per clienti, due o tre cose per architetti. Non molto di più. È passato poco più di un lustro: ma sembra un secolo.

Perché nel frattempo è successo di tutto. L'accoppiata iTunes-iPod ha fatto scuola: un oggetto digitale non va valutato come se vivesse da solo, ma insieme a un servizio online che ne moltiplichi il valore. Lo stesso schema ha rafforzato il successo dell'iPhone, grazie alla piattaforma per la distribuzione di applicazioni AppStore. Un'architettura analoga ha determinato l'interesse per il Kindle di Amazon: un lettore di libri digitali il cui senso è generato dall'enorme quantità di libri in vendita sui server del grande supermercato online di Seattle. Intanto, Google ha reso disponibili gratuitamente online i suoi programmi per scrivere e fare i conti. E sono esplosi i fenomeni YouTube, Facebook, Twitter. Insomma internet ha cambiato l'informatica. E creato opportunità per molti nuovi terminali.

Netbook, smartphone, tablet, si moltiplicano. Si esplorano tutte le forme che possono trovare spazio nell'ecosistema internettiano. Ci volevano questi sviluppi perché la Apple decidesse di dare una risposta a quella domanda irrisolta? Le voci di un'imminente uscita del tablet della Mela sono alimentate dai segnali che arrivano dai costruttori di componenti e dagli uffici brevetti, ai quali l'azienda di Cupertino ha recentemente registrato alcune tecnologie per schermi interattivi. Evidentemente: la frase di Jobs sulla difficoltà a capire i tablet non era il rifiuto di pensarci. Era un programma di ricerca.

15 ottobre 2009
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